L’industria digitale? Un volano per la ripresa

“Occorre creare dei canali che possano coinvolgere figure apicali da settori economici diversi e diano l’opportunità di confrontarsi su una stessa tematica portando dei contributi a cui, da soli, non si poteva pensare, figuriamoci accedere. ALDAI mette a fattor comune le problematiche così come le opportunità e questo le conferisce un valore aggiunto elevato.”

Silvana Menapace

Vice Presidente ALDAI

Così parla Francesca Boccia, giovane dirigente socia ALDAI, molto attiva tra le fila del Gruppo Giovani ALDAI-Federmanager insieme al Coordinatore Sergio Quattrocchi e al suo vice Marco Albini. Market Development Manager Continental Europe in Thomson Reuters, ha vissuto all’estero diversi anni prima di decidere di far ritorno in Italia. Perché? “Perché credo che, a discapito di quanto si pensi, posso dare il mio contributo al mio Paese ed essere in prima linea per portare quel cambiamento che vogliamo vedere quando parliamo di un Paese che sia innovativo e all’avanguardia”.  
Ho voluto intervistarla per capire meglio con lei il suo punto di vista di giovane manager in servizio sui temi oggi attuali con cui è in prima linea con la sua azienda come l’innovazione, l’industria digitale e approfondire al tempo stesso il suo impegno proattivo nei confronti dell’Associazione. 

Francesca, parliamo di ALDAI e del tuo impegno con il Gruppo Giovani. Che cosa ti ha portato ad impegnarti in Associazione?

La possibilità di poter avvicinare altri giovani al mondo ALDAI. Credo fortemente nel networking – che è un concetto diverso del fare lobby – e nella digitalizzazione, ovvero l’opportunità per le aziende di accrescere il loro business su mercati che prima erano inaccessibili. Grazie alla tecnologia le imprese possono accedere ad opportunità che fino a poco tempo fa erano precluse. Nonostante questo fare networking e associazionismo rimangono canali privilegiati, perché si necessita comunque di un confronto diretto per superare le divergenze. Ed è nel confronto diretto che si rafforza la relazione che, nei casi più positivi, diventa continuativa anche a medio termine. Ci sono cluster qui a Milano come ALDAI che permettono di rafforzare relazioni preesistenti.
 

Hai un esempio?

L’esempio più immediato è quello dell’industria digitale. Molti dirigenti vedono con difficoltà il passaggio in aziende di settori economici diversi: la tecnologia dà un impulso a superare proprio queste barriere. Quando abbiamo fatto un incontro con il Gruppo Giovani tutti hanno rilevato la volontà di conoscere di più, di capire come il mondo digitale si potesse associare con loro. Da qui possibilità di confrontarsi con altri manager: capire se ci sono delle opportunità per reinventarsi è la curiosità più elevata.

Qual è la tua opinione su chi ha sollevato degli allarmi sull’accelerazione tecnologica? Se guardiamo alla velocità con cui si sta sviluppando la tecnologia, le conseguenze potrebbero essere negative in termini di posti di lavoro.

Io non sono d’accordo. La tecnologia trasformerà molti ruoli professionali. Se da una parte tante figure nel middle management non avranno più ragione di esserci, dall’altra la tecnologia darà loro e non solo a loro nuove opportunità. Oggi come oggi c’è la possibilità di essere creativi ai massimi livelli, di lanciarsi in iniziative che prima erano precluse, si pensi ad esempio al crowdfunding. Il tessuto imprenditoriale e dei manager si è trasformato e continuerà a trasformarsi di conseguenza: dalla tecnologia possono nascere solo che opportunità. Lo stesso vale per la Pubblica Amministrazione: penso ad esempio all’Estonia che è uno Stato digitale al cento per cento, disponibile a rilasciare identità digitali e a gestire attività commerciali da remoto. Da questo ci rendiamo conto che Paesi più classici dell’Europa Occidentale hanno ancora molto da fare.

Come si coniuga questa visione positiva della tecnologia all’interno di tessuti industriali costituiti da PMI, che per formazione o approccio tendono a essere sempre così non in prima linea?

Io credo che più che la dimensione delle aziende, sia più la nostra forma mentis a fare la differenza. Le aziende italiane, per lo più quelle a conduzione familiare, fanno fatica a fare il salto perché non affidano l’attività per crescere a manager esperti. In Italia abbiamo iniziato e facciamo più fatica.

Per quanto mi riguarda, la tecnologia può aiutare e aprire dei canali che prima erano preclusi anche a loro.

Per i giovani più istruiti i confini nazionali sono sempre meno rilevati. Si parla sempre più spesso della “fuga dei cervelli”, tuttavia l’Italia risulta un Paese dove i giovani vanno all’estero per formarsi, per poi rivendicare e portare la loro nuova professionalità altrove. Cosa ne pensi?

Rappresento una di quei giovani che è andata all’estero ed è tornata perché penso che questa criticità del sistema Italia rappresenti in realtà un forte impulso per lo sviluppo dell’imprenditoria. Se come dipendente, manager o top manager non ho opportunità, se non tramite alcuni canali, di emergere e portare innovazione, come imprenditore invece lo posso fare; sono io che detto le regole. Credo fortemente che se una persona inizia ad adeguare le proprie esperienze vissute all’estero al gusto italiano, piano piano altri possono seguire i tuoi passi: i nostri dirigenti in servizio ci portano tantissimi esempi, ognuno di loro vive in un contesto diverso. In Italia per questo non hanno l’opportunità di continuare la crescita che invece hanno iniziato all’estero.

Ultima domanda. Le ambizioni del Gruppo Giovani di ALDAI e a livello nazionale?

Diventare sempre di più un punto di riferimento per i dirigenti in servizio sia per le tematiche sia per le opportunità, vorremmo sviluppare non solo i temi degli incontri ma anche dei progetti. Stiamo per lanciare una survey a livello nazionale e poi speriamo internazionale per consolidare scenari che abbiamo analizzato a livello locale. A livello nazionale ci piacerebbe creare un circuito virtuoso a livello di associazionismo: replicare il concetto di rete di impresa alla rete di associazioni. Notiamo una grande separazione tra Confindustria e Federmanager, ci piacerebbe sviluppare dei progetti insieme, quindi in questo senso siamo in contatto con il Presidente di Confindustria Giovani per creare un progetto che speriamo veda la luce a inizio 2018. 
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