Il mercato digitale in Italia

L'Industry 4.0 è la parte più tangibile e visibile di una rivoluzione, quella digitale, che viene estesa a tutto il mondo dell’impresa. La digitalizzazione sta portando con sé non solo cambiamenti continui, ma anche sfide e opportunità che, se da una parte possono portare alla disgregazione degli equilibri (digital disruption), dall’altra hanno il merito di dare forte impulso ad aperture sempre maggiori verso nuovi business e mercati.

Chiara Tiraboschi 

Giornalista
Responsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI

La capacità delle imprese oggi deve essere quella, da un lato, di saper cogliere le opportunità della digital transformation, ampliandosi e aprendosi a nuovi mercati, dall’altro di non lasciarsi stravolgere e inabissare da un cambiamento che poi non sono in grado di gestire. La rivoluzione che viene loro richiesta infatti non riguarda solamente l’ambito tecnologico, ma influisce notevolmente anche sull’intera sfera organizzativa fino ad estendersi al settore relazionale, come quello tra azienda-clienti, azienda-fornitori, etc.
Ed è allora che la tempestività nel rispondere in modo positivo al cambiamento in questi contesti è determinante.
L’ultimo studio presentato da Assinform e Confindustria Digitale dal titolo “Il digitale in Italia nel 2016” non solo analizza e approfondisce questi aspetti, ma registra una crescita del +1,0% del mercato digitale nel 2015 pari ad un valore di 64.908 milioni di euro, con una stima, secondo gli attuali scenari macroeconomici, di un
  • +1,5% nel 2016
  • +1,7% nel 2017
  • +2,0% nel 2018.
Ne emerge anche una ripresa degli investimenti per tutti i settori, grazie soprattutto alla spinta delle grandi imprese +2,8% nel 2016 sul 2015, sebbene le medie +1,7% e soprattutto le piccole +0,6% risultino ancora poco coinvolte dalla trasformazione digitale.
La crescita del mercato digitale in Italia per i prossimi tre anni è sicuramente un segnale incoraggiante, tuttavia il passo con cui questa si sta affermando, se a confronto con le performance degli altri Paesi, è ancora lento e avviene in modo troppo disomogeneo e con un’ottica ancora distante dal concepire quella trasformazione in grado di incidere profondamente sulla realtà del Paese.
La sintesi della ricerca realizzata da Assinform e Confindustria Digitale, in collaborazione con NetConsulting Cube e il Politecnico di Milano e presentata a luglio nel corso della manifestazione “Impresa 4.0  – per un’industria italiana più competitiva nell’era digitale”, entra più in profondità rivelando che la crescita del mercato digitale è dovuta soprattutto alla spinta delle componenti più innovative e legate alla trasformazione digitale vera e propria: 
  • Iot +14,9%
  • Cloud +23,2%
  • Big Data +24,7%
  • piattaforme per il web +13,3%
  • mobile business +12,3%
  • sicurezza +4,4%.
Un’ulteriore riflessione è quella secondo la quale diventa sempre più fondamentale e incombente la necessità da parte non solo delle imprese, ma anche dei manager, di creare una vera e propria cultura dell’innovazione. Secondo un recente studio di The Economist, promosso da EF Education First, infatti, tre sono i fattori che denotano apertura e quindi predisposizione all’innovazione: 
  • un management che incentivi e incoraggi proposte ed idee; 
  • una predisposizione alla cultura del fallimento, inteso come tolleranza e apprendimento dell’errore e conseguente ripartenza verso nuove sfide e traguardi;
  • last but not least, una  forte leadership.
“Le aziende crescono solo con manager professionali, innovativi e motivati” sottolinea Romano Ambrogi, Presidente ALDAI.
“I manager costituiscono da sempre i collaboratori più prossimi all’imprenditore, e rappresentano un elemento essenziale in molte imprese del sistema industriale milanese e lombardo. Sentiamo la responsabilità di rendere possibile e sostenibile questa  spinta verso l’innovazione”. 
Continua Ambrogi:  “Parlare di mercato digitale in Italia significa anche e soprattutto fare una riflessione in termini più ampi sulla competitività e la crescita per l’intero Paese. In questo ambito la Commissione Politiche Industriali, avviata da Federmanager, mira a portare il contributo qualificato dei manager d’industria per la definizione delle azioni prioritarie e strategiche utili a far ripartire l’Italia”.