L’inflazione nella supply chain

Inflazione: fenomeno che impatta su consumatori e imprese

Sara Cattaneo 

Global Procurement Manager Socia ALDAI-Federmanager e componente del Comitato di Redazione Dirigenti Industria
Quante volte in questo periodo stiamo sentendo parlare d’inflazione con un accento posto soprattutto sull’impatto che ha nella nostra vita di tutti i giorni, con argomenti riferiti soprattutto all’incremento dei prezzi dei beni di consumo e alla conseguente perdita di potere d’acquisto degli stipendi/pensioni dei consumatori...
In realtà l’inflazione è un fenomeno (se così vogliamo definirlo) con un impatto ben più ampio, che riguarda non solo le “tasche” dei cittadini italiani, ma tutti i principali settori economici – tra cui quello industriale che noi manager di ALDAI-Federmanager rappresentiamo –, un fenomeno che in questi due anni è stato di portata globale. Ciò significa che, esattamente come accade ai consumatori che devono pagare di più rispetto al passato per comprare gli stessi prodotti, così le aziende devono affrontare costi ben più alti per approvvigionarsi di tutto il necessario per i propri processi produttivi, fronteggiando quindi – da un lato – un possibile problema di profittabilità, ma dall’altro, e ancor prima, un possibile impatto sulla business continuity legato alla carenza di disponibilità dei materiali stessi o ai lunghi tempi di consegna.

Da dove nasce l’inflazione?

Se volessimo semplificare al massimo il concetto, potremmo ricondurlo alla ben nota legge della domanda e dell’offerta che regola le basi di quasi tutti i settori economici, e che pone in relazione la quantità richiesta e quella offerta di un bene economico con le variazioni del suo prezzo. Ovviamente tanti e complessi sono i fattori che influenzano questa dinamica, tra cui la recente pandemia globale con i suoi conseguenti lockdown, gli spesso imprevedibili scenari geopolitici, nonché le politiche internazionali di economia monetaria.

Dinamiche che influenzano la domanda

Da un lato quindi c’è la domanda, ovvero la richiesta da parte del mercato di un particolare bene o cluster di beni.
Generalizzando un po' (anche se andrebbero fatte delle considerazioni più specifiche per merceologia di prodotto o settore economico), possiamo dire che a qualche mese dallo scoppio della pandemia globale Covid-19 si è assistito a un’esplosione della domanda in vari settori industriali e non, dettata da dinamiche ben diverse tra loro, ma tutte confluenti nel cosiddetto “boom” di richiesta.
Permettetemi solo un paio di esempi. Da un lato, diversi settori industriali, su scala globale, a causa della pandemia, si sono resi conto delle criticità della propria supply chain, soprattutto laddove persisteva una situazione particolarmente dipendente dalle fonti di approvvigionamento cinesi, improvvisamente caratterizzate da una rigidissima politica Covid-zero-tolerance tutt’oggi in vigore; questo fattore ha rappresentato un vero e proprio volano per una strategia legata a un aumento di scorte e quindi della domanda. Molti settori industriali hanno infatti visto i propri ordini crescere percentualmente a doppia cifra nel biennio 2021/2022.
Dall’altro lato possiamo pensare a un settore completamente diverso, come quello del mercato immobiliare, che, a valle di un periodo che ha totalmente stravolto le regole della vita domestica (è ovviamente aumentato a dismisura il tempo trascorso tra le mura di casa) e anche alcune regole aziendali (basti pensare allo smart working), ha assistito a una crescita inaspettata della richiesta di immobili, soprattutto per le classi più abbienti con possibilità di investimento. Come citato anche dal Financial Times, questo fenomeno è avvenuto, seppur con caratteristiche un po’ diverse, in tanti Paesi, assumendo quindi i connotati di un vero fenomeno globale.
Ovviamente ai due esempi sopraccitati andrebbero aggiunti quelli di specifici settori la cui domanda è cresciuta per dinamiche di mercato diverse, tra cui per esempio la sostenibilità (pensiamo al mercato delle auto elettriche per citarne uno).

Dinamiche che influenzano l’offerta

Mentre la domanda cresceva, purtroppo la disponibilità di molti beni diminuiva.
  • Materie prime e componenti
    La pandemia, con i suoi vari lockdown più o meno circoscritti e il conseguente impatto diretto sulla disponibilità di forza lavoro, ha negativamente influenzato la reperibilità di materie prime estratte dai giacimenti e/o lavorate, nonché di elementi essenziali per le filiere produttive (tra cui i componenti elettronici). Ecco quindi che i lead time si sono espansi di svariate settimane, se non addirittura mesi, rispetto alla situazione precedente. Questo, in congiunzione con l’incremento della domanda a cui facevamo riferimento prima, ha portato al famoso impatto d’inflazione. Vengono riportati due grafici (grafici 1 e 2) tratti direttamente dal sito del London Metal Exchange relativi al rame e all'alluminio: possiamo facilmente evincere come dall’inizio della pandemia a oggi ci siano state fluttuazioni anche oltre il 100% se consideriamo i picchi. E ad oggi si sta ancora cercando di capire cosa aspettarsi per i mesi venire: le previsioni provenienti dai vari istituti finanziari non sempre sono allineate, e cambiano molto frequentemente.
  • Trasporti
    In parallelo, abbiamo assistito a una vera e propria congestione dei porti. L’elevato traffico in alcuni dei più importanti hub ha causato un accumulo di ritardi; la situazione è stata ulteriormente peggiorata dalla scarsità di container disponibili e da una ormai prolungata insufficienza di autisti per il trasporto stradale. Questo fenomeno ha iniziato a palesarsi in Asia, per poi dilagare anche in altri continenti. Non sono ovviamente trascurabili nemmeno le dinamiche inerenti ai trasporti via aerea, che si sono trovati di fronte a un’inaspettata ripresa dopo un lungo periodo di rallentamento forzato, e per la quale probabilmente sia le compagnie aeree che gli aeroporti non erano affatto pronti. Dando uno sguardo, per esempio, ai dati pubblicati da Assaeroporti per il mese di luglio 2022 in merito gli aeroporti lombardi (comparati a quello dell’anno scorso) si può notare come sia Linate che Bergamo-Orio al Serio abbiano avuto un incremento di oltre il 30% del traffico e Malpensa addirittura quasi del 40%.
  • Situazioni geopolitiche
    La situazione geopolitica mondiale è più volatile che mai, e questo concorre a complicare le varie dinamiche di importazioni ed esportazioni tra Paesi, e quindi di disponibilità dei materiali. Il nostro primo pensiero sicuramente va alla guerra Russia/Ucraina, che mette a rischio la disponibilità di gas utilizzato in molti casi all’interno dei processi produttivi; oppure possiamo pensare ai più recenti fatti politici che hanno visto coinvolta Taiwan, in seguito ai quali sono già state implementate alcune accortezze particolari per consentire l’importazione in Cina di beni provenienti dalla suddetta nazione, o più in generale alle varie politiche di dazi e controlli applicati ai traffici internazionali tra molteplici nazioni (USA, Cina, ecc.).

Dinamiche correlate

Oltre alle dinamiche fin qui descritte, ci sono altri fattori che concorrono a determinare l’aumento dei prezzi, più inerenti alla sfera finanziaria, e che almeno parzialmente sono comunque influenzati dalle stesse logiche geopolitiche ed economiche sopraccitate: è come se ci trovassimo un po' all’interno di un cerchio, in cui una dinamica influenza l’altra e viceversa… 
Una di queste logiche è relativa ai vari andamenti del mercato monetario che impattano sui tassi di cambio tra le valute, e quindi implicitamente concorrono ad amplificare ulteriormente l’effetto inflazionistico in alcune nazioni. Direttamente dal sito della Banca d’Italia, per esempio, possiamo guardare l’andamento dell’euro vs. dollaro americano nell’ultimo anno (grafico 3): questo indica che la nostra moneta si è svalutata rispetto a quella statunitense, ovvero a parità di prezzo banalmente ora ci vogliono più euro per comprare gli stessi prodotti americani.

Indice PPI (Producer Price Index)

Nel settore manifatturiero ci sono vari indici a cui affidarsi per un’analisi completa della situazione; tra questi ce n’è uno particolarmente significativo che riassume in sé il risultato delle dinamiche fin qui citate: si chiama Producer Price Index ed è basato su dati raccolti in merito a uno specifico cluster di beni utilizzati solitamente nei processi produttivi al fine di monitorare il trend e offrire una base per effettuare previsioni. Giusto per avere un’idea il PPI italiano attuale è il più alto degli ultimi 20 anni.

Un mercato inflazionario è lo scenario peggiore che possa prospettarsi?

Purtroppo no…  alcuni articoli di illustri e blasonate riviste iniziano a prospettare l’ombra di uno scenario ben peggiore… quello della cosiddetta stagflazione.
La stagflazione è l’unione di prezzi al rialzo (inflazione) e di un’economia “stagnante”, ovvero caratterizzata da una crescita economica lenta e da un tasso di disoccupazione alto.
Questo scenario – non così frequente – deve il suo nome alla situazione dei primi anni ’70, e pare possa ripresentarsi in un contesto globale influenzato da crisi alimentari e dal brusco aumento dei prezzi energetici.
Se da un lato è meglio quindi iniziare a prepararsi al peggio, dall’altro è altresì vero che è presto per disperare, visto che le previsioni sul futuro si rincorrono, si contraddicono perfino, cambiano velocemente quasi su base mensile ormai… a riprova della mutevolezza del contesto economico in cui ci troviamo, uno dei più complicati dal secondo dopoguerra.

…Qualche messaggio di speranza 

Certo non si può nascondere la testa sotto la sabbia e negare l’evidenza di una situazione complicata per l’industria (e in generale per l’economia) globale e/o italiana più nello specifico.
D’altra parte, però, è anche vero che secondo alcuni esperti la situazione globale di oggi appare ben diversa rispetto a quella dell’ultima stagflation, grazie a filiere produttive che, fortunatamente per noi, sono state costrette a diventare più flessibili rispetto al passato, più pronte a fronteggiare la situazione dell’energia, e con banche centrali improntate su logiche di politica monetaria più evoluta.
Ancora una volta quindi credo che i manager saranno chiamati, ognuno all’interno della propria sfera di competenza e influenza, a dare il meglio di sé per aiutare il settore industriale a fronteggiare le sfide che questo periodo complicato ci pone davanti…
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.

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