I dirigenti rispondono: + Europa
Siamo lieti di comunicare che la consultazione generale dei soci ALDAI-Federmanager sul tema dell’Europa, lanciata in coincidenza con la celebrazione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma e annunciata anche su queste colonne, ha ottenuto circa 2.000 risposte (vedi Figura 1), una performance che permette di conferire un’eccellente grado di consistenza all’indagine ricavandone parecchi risultati di sicuro interesse.
Giorgio de Varda
Componente del GdL Dirigenti per l’Europa e di CADD
giorgio.devarda@gmail.com
Giovanni Caraffini
Componente del GdL Dirigenti per l’Europa e di CADD
giovanni.caraffini@fastwebnet.it
Iniziamo con questo primo articolo a delineare alcuni punti.
In sintesi, innanzitutto, pensiamo di poter affermare con certezza che con le loro risposte i dirigenti hanno fatto sapere ai colleghi del Gruppo Dirigenti per l'Europa, che ha promosso l'indagine, ad ALDAI tutta, e poi a Federmanager, a Cida, e a tutto il Paese di essere in grande maggioranza profondamente europeisti, nonostante i grossi problemi sul tavolo, a cui si sono sforzati peraltro di proporre soluzioni.
Questo secondo noi è di eccezionale importanza in questo momento in Italia, dove soffia forte un vento sovranista: non era affatto scontato infatti che una componente fondamentale del Paese qual è la dirigenza mantenesse la barra dritta verso la meta delle mete, ossia la costruzione dell'Europa, differenziandosi in questo profondamente, in senso europeista, dall'opinione corrente.
Se esaminiamo infatti il parametro fondamentale della fiducia nelle istituzioni, ed in particolare quella nell'Unione Europea (Figura 2), vediamo che i dirigenti, con il 65,7% di risposte affermative, esprimono una fiducia circa doppia di quella espressa dalla popolazione italiana (29%) e molto superiore anche a quella espressa dai cittadini dell'Unione Europea (33%). Specifichiamo che questi dati sono tratti dall’Eurobarometro standard, che è un sondaggio istituzionale effettuato dall’Europarlamento su basi statistiche generali e relativi ad un periodo molto prossimo a quello della nostra indagine. Il confronto è inoltre da ritenersi molto consistente perché la domanda è esattamente replicata nei due sondaggi. Al contrario la fiducia dei dirigenti nelle istituzioni italiane si è dimostrata molto scarsa. In particolare, solo il 23% ha fiducia nel Parlamento, abbastanza in linea con l’opinione corrente (il 19% in Italia e il 23% nella UE).
Forse è ancora più importante il fatto che ben l’81% dei colleghi si sente fondamentalmente un cittadino europeo, mentre solo l’8% vorrebbe abbandonare l’Unione Europea e il 6% l’euro, tornando alla lira. Su questo tema dell'abbandono dell’Unione Europea e del ritorno alle monete nazionali non ci sono indagini ufficiali, ma in Italia sono stati fatti molti sondaggi con esiti spesso contraddittori ma comunque assai diversi, in senso antieuropeista, dalla posizione dei dirigenti.
Ci siamo chiesti da dove derivi questa diversità di opinione fra la dirigenza ed il Paese medio.
Pensiamo di averne individuata la causa nella diversa percezione e consapevolezza dei gravi problemi economici dell'Italia, assolutamente non percepite dalla maggioranza della popolazione, come si vede nella Figura 3.
Se esaminiamo infatti quali sono i maggiori problemi percepiti per il proprio Paese, solo i dirigenti evidenziano l’enorme problema del debito pubblico, praticamente allo stesso livello della disoccupazione, che è ovviamente percepita da tutti come problema grave. Nella popolazione invece il problema del debito pubblico è molto sottovalutato, sia in Italia sia negli altri Paesi europei. E anche l’altro problema di tipo economico, l’inflazione, ha avuto una risposta corretta solo dai dirigenti, mentre è stato nettamente sopravvalutato dagli altri cittadini.
Alla luce di quanto sopra riteniamo di poter concludere che per chi ha competenza economica la scelta europea è inevitabile o quasi. Ciò dà luce anche alle proposte fatte dai dirigenti successivamente e che dimostrano che in certi campi il peso delle competenze è determinante, molto al di là del peso dei voti. Se infatti si esaminano le risposte alle ipotesi di soluzione scelte fra le più significative, quali ad esempio quelle riportate nella Figura 4, si nota che la dirigenza condivide, ed ha in un certo senso persino anticipato, una linea economica ben precisa, che ora, in un tempo successivo al sondaggio, sembra essere all'attenzione anche ai protagonisti politici: il completamento dell'unione bancaria, la revisione del patto di stabilità, la creazione di un ministero delle finanze europeo che tenda a dotarsi di risorse proprie (su quest’ultimo punto qualificante, però, quasi la metà non si esprime).
Altrettanto importante è la visione dell’apporto possibile delle nuove tecnologie alla costruzione dell'Europa, un argomento che merita una riflessione più approfondita che ci proponiamo di riprendere in un prossimo articolo. L'ultimo punto che vogliamo evidenziare riguarda il percorso che dovrà compiere l'Europa. A questo fine era stata inserita nel sondaggio anche la domanda fatta dalla Commissione sul suo Libro Bianco che era appena uscito (Quo Vadis Europa?) e che propone cinque diverse opzioni.
Come si vede nella Figura 5, tra i dirigenti prevale l'opinione che la via corretta da seguire per il futuro dell’Europa sia quella delineata dalla terza e quinta opzione: andare verso un federalismo più spinto, magari arrivandoci a diverse velocità.
Concludiamo questa prima sintetica esposizione ricordando che le risposte inviate dai colleghi sono state accompagnate da migliaia di osservazioni e suggerimenti che meritano la massima attenzione, se non altro per la passione, oltre che per la competenza, che li hanno ispirati. Abbiamo in programma di elaborare opportunamente questo prezioso materiale in modo da poterlo rendere fruibile e disponibile, attraverso mirate iniziative future, non solo a tutti colleghi dirigenti, ma anche a chiunque si senta chiamato ad essere in qualche modo partecipe della costruzione dell’Europa.
01 settembre 2017