Prospettive del manager nell’era digitale
In occasione del convegno ALDAI Federmanager del 5 giugno dedicato al tema: “Rivoluzione Industry 4.0: il punto su occupazione e responsabilità manageriale” abbiamo apprezzato le risposte di Cristina Spagna, Managing Director Kilpatrick Executive Search, eccellenza italiana nelle ricerche di personale qualificato a livello internazionale, sulle prospettive della figura manageriale in questo momento di cambiamenti radicali.
A cura del comitato di redazione Dirigenti IndustriaQuali sono gli aspetti determinanti per fare carriera?
Aiutare l’azienda o l’imprenditore a risolvere i problemi ed intraprendere l’internazionalizzazione, a gestire una trasformazione digitale e la crescita richiesta dal mercato è la grande sfida del momento ed è quindi particolarmente ricercato il Manager che è abituato a questi contesti di business ed in grado di replicare i successi o evitare gli insuccessi vissuti in precedenza sulla propria pelle.
Sono quindi richieste competenze manageriali più orientate al lavoro di squadra ed alla condivisione. Diventa quindi fondamentale per il Manager di oggi la capacità di lavorare sullo sviluppo delle proprie risorse tramite il trasferimento del proprio know-how ma, soprattutto, tramite la messa in atto di azioni volte ad aumentare la motivazione ed il coinvolgimento del team.
Non è da sottovalutare l’aspetto “digital". Ad oggi la trasformazione digitale tocca tutte le tipologie di aziende ed in ogni tipologia di funzione e ruolo e vengono richieste skills che permettano di gestire questo cambiamento epocale e trascinare l’organizzazione verso nuove direzioni inesplorate. Sono quindi richieste doti di "remote management” perché non sempre il team gestito è ubicato in un’unica sede o in un unico Paese. A ciò si aggiunge quindi l'aspetto cross-culturale non solo in termini di gestione delle risorse, ma anche di mindset di mercato.
Terminato il rapporto con l’impresa su cosa dovrei impegnarmi per tornare nel ciclo produttivo?
Direi che fondamentale in questa difficile fase è l'autostima. È fondamentale razionalizzare la situazione, mantenersi lucidi e comprendere che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono le capacità o le competenze individuali ad essere messi in discussione ma è la situazione di mercato ad essere cambiata. Non bisogna disdegnare altre forme contrattualistiche o il famoso “piano B: mettersi in proprio, lavorare con contratti di consulenza, fare rete con altri professionisti sono delle strategie alternative per non fermarsi a guardare il mondo che scorre fuori senza farne parte in qualche modo.
Formarsi e riqualificarsi rimane un aspetto importante da perseguire in questi momenti di difficoltà.
Il periodo di disoccupazione può essere anche un momento per riscoprire passioni abbandonate, mettere in luce talenti inespressi, far emergere la propria creatività e costruire le basi per un lavoro totalmente nuovo.
Devo proprio andare all’estero per trovare lavoro?
Dipende dal tipo di ruolo che si ricopre. Mi dispiace dire che, nel caso di un Operations Director con responsabilità di Stabilimenti produttivi, sia molto probabile che, dovendo o volendo cambiare lavoro, il next step non sia in Italia ma in Paesi dove le aziende stanno spostando la produzione.
Sono sempre meno, a causa di acquisizioni e fusioni, gli Headquarters italiani e, volendo crescere e ricoprire ruoli internazionali e globali, il più delle volte la richiesta di spostarsi all’estero è scontata.
A ciò si aggiunge che, una esperienza internazionale, consente di acquisire quegli skills di multiculturalità necessari alle aziende italiane di oggi ed è quindi consigliabile per ambire a ruoli migliorativi.
01 luglio 2017