"I mercati servono a trasferire la ricchezza dagli impazienti ai pazienti" (W. Buffett)

“Perché l’economia funzioni, i risparmi devono essere indirizzati agli investimenti"

dott. Alfonso De Rosa  

Consulente finanziario
Gruppo Azimut SGR Spa
Il premio Nobel per l’Economia 2022 è stato assegnato agli statunitensi Ben Bernanke, Douglas Diamond e Philip Dybvig. Lo ha annunciato l’Accademia reale delle scienze in Svezia spiegando che “le loro scoperte hanno migliorato il modo in cui la società affronta le crisi finanziarie.” “Perché l’economia funzioni, – si legge ancora nelle motivazioni – i risparmi devono essere indirizzati agli investimenti. Tuttavia, c’è un conflitto: i risparmiatori vogliono avere accesso immediato ai loro soldi in caso di spese impreviste, mentre le imprese e i proprietari di case devono sapere che non saranno costretti a rimborsare i loro prestiti prematuramente”. 

Nella loro teoria, “Diamond e Dybvig mostrano come le banche offrano una soluzione ottimale a questo problema. Agendo come intermediari che accettano i depositi di molti risparmiatori, le banche possono consentire ai depositanti di accedere al loro denaro quando lo desiderano, offrendo al contempo prestiti a lungo termine ai mutuatari”. Tuttavia, la loro analisi “ha anche mostrato come la combinazione di queste due attività renda le banche vulnerabili alle voci di un loro imminente collasso. 

Se un gran numero di risparmiatori corre simultaneamente in banca per ritirare il proprio denaro, il rumour può diventare una profezia che si autoavvera: si verifica una corsa agli sportelli e la banca crolla. Queste dinamiche pericolose possono essere evitate se il governo fornisce un’assicurazione sui depositi e agisce come prestatore di ultima istanza per le banche”. 

Molti addetti ai lavori hanno strabuzzato gli occhi leggendo la notizia che Bernanke ha vinto il Premio Nobel, perché molti di loro imputano la crisi attuale dei mercati proprio a quest’ultimo. Ricordiamo che Bernanke era Presidente della Fed nel 2008 al momento del fallimento di Lehman Brothers (consiglio di leggere “Too big too fail” di A.R. Sorkin), e che nel 2018 ammise pubblicamente di aver commesso alcuni errori, tra i quali quello di non essersi accorto di quanto stava accadendo in quell’Istituto bancario. Disse anche che la crisi non fu innescata dai mutui subprime, bensì dal panico che portò molti investitori a liquidare i propri investimenti in quel periodo. Bernake ebbe il merito poi di portare il mondo finanziario fuori dalla crisi attuando il “quantitative easing”. 

Le Banche centrali da quel momento si sono impegnate per anni a sostenere l’economia con iniezioni di liquidità e acquistando sul mercato emissioni obbligazionarie. Le motivazioni del Nobel descrivono perfettamente quanto fatto da Bernanke definendo il ruolo che devono avere le Banche Centrali, gli Intermediari e i risparmiatori.
Come detto, molti tra gli addetti ai lavori sostengono che Bernake abbia creato in questi anni un mondo artificiale, che è sfociato nella crisi del 2022. Il ruolo di “garante” assunto dalla Fed ed anche dalla Bce non poteva continuare all’infinito, ma non poteva nemmeno cessare all’improvviso. La politica espansiva delle Banche Centrali (ti presto soldi a tasso zero) non poteva durare a lungo. 

Gli Istituti Bancari hanno bisogno dei margini dati dagli utili dei prestiti e dei mutui. Tutti sappiamo cosa è accaduto negli ultimi 2/3 anni. Pandemia e Guerra in Ucraina sono ancora argomenti attuali. Entrambe hanno avuto un impatto devastante e contrario nell’economia reale. Durante la pandemia il prezzo del petrolio era virtualmente prossimo allo zero, mentre all’apice del conflitto il prezzo del barile ha superato i 120 dollari. L’inflazione è salita e c’è stato in entrambe le direzioni uno squilibrio della “domanda e dell’offerta”. Possiamo dare la colpa a Bernanke di tutto ciò che è accaduto?

Il 2022 verrà ricordato come il peggiore anno per il mercato obbligazionario ed uno dei peggiori per quello azionario. Non c’è stata poi alcuna via di fuga per i gestori. Non c’è stato scampo nella linea della duration, oro e valute non hanno tenuto, salvo il rafforzamento del dollaro. Ma per i gestori (e per i risparmiatori prudenti che non hanno voglia di investire nel mercato azionario e nei titoli a dividendo) erano sostenibili mercati obbligazionari senza rendimenti? Per quanti anni ancora? Uno shock dei mercati indotto e repentino, senza via di scampo, costringe i risparmiatori a non fuggire dalla banche, a non correre a disinvestire (e qui torniamo alle motivazioni del Nobel), ad avere pazienza. 

Ecco credo che stia succedendo questo. Siamo nel bel mezzo di una crisi indotta, che permette alle Banche Centrali di operare in fretta ed in modo chirurgico, affinché si eviti una recessione incontrollata e irreversibile. Ognuno deve svolgere il suo ruolo, anche i risparmiatori. E la repentinità dei fatti e dei movimenti di borsa ha portato ad evitare il “panic selling”, tanto temuto da Bernanke. 
Quale futuro allora? 

Il contesto attuale, dopo aver bruciato 10 anni di rendimenti nel mercato obbligazionario (rendimenti di un mondo a tasso zero), offre rendimenti record con un rischio moderato e il mercato azionario offre ottime occasioni di acquisto. Il fattore tempo è determinante in questo contesto. Lo shock inflattivo sta lentamente rientrando e ci vorrà qualche trimestre per tornare ad un livello di inflazione vicino al 3%/4%. Chi ha liquidità in questo momento può pensare di investirla per il 30% ed il restante diluirlo nei prossimi mesi, rispettando il proprio profilo di rischio, in base alla propria tolleranza alla volatilità. 
Per chi ha già investito, l’attesa pagherà. 

Un ottima soluzione è quella di Investire in Economia Reale, e mi permetto di suggerire la visione dell’intervento di Fermo Marelli all’assemblea Federmanager FVG presente sul sito. Il mondo del “non quotato” ha dinamiche che sono sfuggite alla attuale valorizzazione negativa degli asset. Insomma quello che ci chiede Bernanke (e le banche Centrali) è di contribuire al superamento della crisi “non correndo allo sportello” a disinvestire. 

Ma, onde evitare che qualcuno lo faccia, è stato creato un contesto che ci invita “spintaneamente” a non farlo! Ma, in un contesto di questo tipo, vince chi ha pazienza o liquidità. Speriamo in un contesto post inflattivo più confortevole. Ci arriveremo gradualmente e sarà sicuramente e finalmente un mondo non a tassi zero, e chissà, forse decentralizzato.