Le Commissioni di Settore di Federmanager al lavoro per accrescere l’ascolto della dirigenza industriale
Sulle politiche industriali dei vari comparti la Federazione vuole costruire un punto di vista autorevole, adeguato al nostro ruolo di seconda manifattura europea

Giuseppe Colombi
Consigliere ALDAI-Federmanager e componente del Comitato di redazione Dirigenti Industria
In ambito Federmanager appare evidente l’attenzione crescente verso le Commissioni di Settore Industriale, gruppi di lavoro su specifici comparti che chi scrive questa nota è stato recentemente chiamato a coordinare.
Sono più di dieci anni che, con le parole e qualche scritto, avevo sollecitato l’opportunità per Federmanager di occuparsi in modo serio della definizione del futuro industriale del nostro Paese. Allora come oggi, ero convinto che la dirigenza italiana meritasse da una parte maggiore ascolto, dall’altra che dovesse sviluppare la volontà di dire la sua in ambiti diversi, in cui il Paese non solo navigava a vista, ma disperdeva senza costrutto patrimoni immensi di competenze e professionalità. E, anche più spesso, montagne di quattrini, di solito presi a prestito alle generazioni future.
Fu l’allora Presidente Stefano Cuzzilla a perseguire subito questa opportunità e, dopo alcuni anni trascorsi in valutazioni e primi tentativi di costruire uno steering committee consultivo sulle strategie industriali, questo fu trasformato poi in “cabina di regia”, di cui entrai a fare parte.
Eletto il nuovo presidente Valter Quercioli, egli ha fatto proprio questo programma, e ci ha lavorato tantissimo con grande convinzione. Nel 2024 ha saputo costituire con ampia partecipazione e rendere operative ben dodici Commissioni di Settore, affidandomene il coordinamento.
Ora si è deciso di portarle fino al numero di sedici, per meglio riflettere la complessità dell’industria nazionale. Elenchiamole in dettaglio:
- Automotive,
- Siderurgia,
- Mobilità & Logistica,
- Innovazione & Transizione Digitale,
- Oil&Gas,
- Sistema Elettrico & Sostenibilità
- Agroindustria,
- Moda,
- Farmaceutica & Biomedicale,
- Intelligenza Artificiale,
- Infrastrutture,
- Telecomunicazioni,
- Blue Economy,
- Difesa,
- Space Economy,
- Packaging
Le ultime quattro di recente formazione.
Di recente abbiamo completato un primo lavoro collettivo, sintetizzando le risposte delle dodici commissioni alle domande poste da un Libro Verde del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che sta gettando le basi per un’interlocuzione autorevole con le Istituzioni.
Personalmente, credo che i dirigenti italiani non debbano sostituirsi alle imprese nei loro compiti primari, di cui peraltro sono attori professionali diretti, ma che invece essi possano sviluppare un proprio punto di vista da proporre per il futuro del paese. E, aggiungo, addirittura cercando di sollevarsi da un’ottica meramente aziendale, per perseguire l’interesse nazionale con l’autorevolezza che certo loro non manca.
Ci sono alcuni punti che mi preme elencare:
- Occorre una visione generale del proprio settore, chiarezza nelle priorità e negli scenari, la competenza e la conoscenza specifica che permettano l’interlocuzione istituzionale a tutti i livelli.
- Non ci si dovrà limitare a condividere e propugnare le eventuali priorità del proprio gruppo di appartenenza, ma occorrerà sforzarsi di raggiungere un punto di vista condiviso con gli altri e più generale, averne uno di settore.
- Questioni specifiche, anche quando interessanti, devono trovare il giusto spazio, ma non possono diventare l’asse centrale d’intervento.
- Il coinvolgimento di colleghi provenienti da realtà industriali diverse potrà favorire la realizzazione di un punto di vista complessivo e, aggiungo a nome dei pensionati, specialmente i colleghi quiescenti potranno più facilmente farsi carico di posizioni non allineate o eterodosse. La discussione formale qui è poco utile, questo è un ambito in cui servono competenza ma anche coraggio e pensiero critico.
- Non dovremo temere la discussione e il confronto di opzioni diverse, ma sempre con attenzione a due temi centrali, troppo spesso trascurati in ambito nazionale, ovvero i tempi ed i costi industriali. Senza questa attenzione non si fa industria, al massimo si può fare accademia.
- Non potremo fare a meno di intervenire su priorità e urgenze di una macchina statale che da tempo ha perso la propria capacità d’intervento, e dovremo porci anche l’obiettivo della ricostituzione di proprie capacità di ingegneria, sviluppo tecnologico, progettazione, gestione di dati e di controllo anche economico dei progetti complessi nei grandi campioni nazionali. Proprio quelli che oggi sembrano aver un po’ trascurato questi ambiti.
Concludo con un piccolo accenno personale: da tempo ci sono almeno un paio di temi sui quali esprimo qualche perplessità per un certo modo che definirei “promozionale” e superficiale di prospettarli, in quanto supposti paradigmi del “nuovo” e del “fare”. Che si tratti del previsto utilizzo dell’idrogeno nel trasporto pubblico, sia esso su gomma o su rotaia, oppure che si tratti della possibilità oggettiva di realizzare un ponte a campata unica di luce doppia della massima attualmente esistente al mondo, penso che forse maggiore prudenza sarebbe raccomandabile. E in ambo i casi non si tratta di un pregiudizio ideologico: sono appunto i tempi e i costi a guidare l’analisi, che è stata piuttosto approfondita, oltre all’esigenza di competenze pregresse, sviluppate in ambito professionale o con studi specifici, così da non muoversi col rischio di non conoscere adeguatamente le reali priorità di un tema.
Ma quanto sopra detto si applica anche al tema forse più stimolante del futuro industriale, a quella che molti già prospettano come la prossima panacea, ovvero l’immediato ritorno al nucleare. Attenzione: qualcuno nei convegni già sostiene che ci siamo, e che il nucleare non è il domani, ma già oggi saremmo in grado di procedere. Temo, confortato da qualche esperto di quelli veri, che non sia ancora così, e che la strada sia ancora assai accidentata e irta di ostacoli. Tempi e costi, ancora una volta, sono tutti da definire… e la ricostruzione degli organismi di futuro controllo del settore non è meno urgente, ma assai complicata. Ce ne sarà per qualche lustro …
Siamo alla vigila di cambi epocali: i dirigenti si devono rendere pronti a intervenire con tempestività, conoscenza professionale e autonomia di giudizio e credo che il nostro Paese, più che mai, ne abbia estremo bisogno.
09 marzo 2025