Luci e ombre 2017 e prospettive 2018

Piano Industria 4.0

Il valore di mercato e le ripercussioni sul mondo del lavoro di Industria 4.0 sono sempre più rilevanti, anche grazie al “Piano Nazionale Industria 4.0”, conosciuto anche come “Piano Calenda”, che ha l’obiettivo di favorire la trasformazione digitale delle imprese manifatturiere. Secondo i dati comunicati da Mise e Istat, gli ordinativi interni di macchine nella prima metà del 2017 sono aumentati in media del 9%.

Giancarlo Magnaghi   

Competence Center Cherry Consulting su Industry 4.0 e  stampa 3D
giancarlo.magnaghi@cherryconsulting.it

I dati di Ucimu-Confindustria, confermano un forte aumento degli ordinativi per investimenti: +13% nel primo trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016, con punte del 60% nelle macchine per ceramica, del 22% in quelle utensili e del 20% in quelle per fonderie.
I dati delle commesse registrate da Ucimu-Sistemi per produrre nel trimestre luglio-settembre evidenziano una crescita del 68,2%?rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da molti mesi è il mercato interno a trainare il comparto, grazie alla crescita della domanda interna, rilanciata dagli incentivi del piano Calenda, invertendo un trend decennale che vedeva il principale sbocco nell’export, che generava oltre il 70% dei ricavi di molte aziende.
Secondo uno studio del Politecnico di Milano, la ”effettiva entità” degli investimenti Industry 4.0 dovuti agli incentivi ammonta a 1,6-1,7 miliardi di euro nel 2017, considerando solo la porzione degli investimenti incentivati dal piano Industria 4.0 destinati all’innovazione, depurata dalla spesa per la mera sostituzione di macchinari obsoleti. La ricerca “Come la digitalizzazione e l’automazione cambiano il modo di lavorare”, di The European House Ambrosetti, rivela che l’Italia è tra i Paesi che utilizzano maggiormente le tecnologie automatizzate nell’industria. Per esempio, nella nostra industria manifatturiera si contano in media 160 robot industriali ogni 10.000 dipendenti (1 ogni 62 operai) rispetto ai 150 della Spagna e ai 127 della Francia. Secondo la ricerca, l’evoluzione tecnologica non comporterà solo la riduzione di alcune mansioni lavorative (in Italia nei prossimi anni potrebbero essere a rischio fino a tre milioni di posti di lavoro a basso profilo), ma genererà anche nuove opportunità: si stima che ogni nuovo posto di lavoro nella tecnologia, life science e ricerca scientifica possa generare due posti di lavoro nell’indotto.
Da una ricerca dell'Osservatorio Anie su un campione di 120 aziende, emerge che oltre l'80% delle imprese ha realizzato nel 2017 attività di innovazione e di queste il 65% indica investimenti in innovazione in crescita rispetto al 2016. In considerazione del piano Industria 4.0, le imprese Anie riconoscono nell'attuazione del piano benefici al miglioramento del processo produttivo (32%), alla logistica e efficienza organizzativa (20%), 
al marketing e alle vendite (17%), alla creazione di servizi innovativi (16%) e alla modernizzazione dell'offerta (15%). A frenare l'implementazione sono la scarsa conoscenza delle nuove tecnologie (28%), il lento ritorno degli investimenti e la poca ricettività del mercato (22%), la mancanza di profili professionali adeguati (17%) e i rischi legati alla sicurezza dei dati (13%). A trainare la crescita è l'industria e a seguire le infrastrutture di trasporto ferroviario ed elettrificato. Nel comparto dei laser le aziende segnalano un aumento della domanda interna del 70%.
Nonostante tutti questi dati positivi, permangono alcuni elementi di criticità: nelle Pmi l'innovazione non è ancora entrata in modo significativo (solo il 10% delle piccole aziende è digitale), ci sono forti ritardi sull'avvio dei Competence Center e sulla formazione per Industry 4.0. Per i Competence Center, dopo un anno dal lancio del piano Industria 4.0, mancano ancora il decreto attuativo e il bando di gara. Anche i Digital Information Hub sono in ritardo. Alcuni sono stati costituiti, è stata creata anche la rete “Italian Dih” collegata alla piattaforma europea I4ms, ma dal punto di vista operativo, soprattutto nei confronti del supporto alle Pmi, nel 2017 si è parlato molto ma si è concluso poco.
Inoltre, è necessario colmare un notevole gap nel capitale umano disponibile sul mercato del lavoro: mancano manager e professionisti con le qualifiche e le competenze richieste per gestire la transizione a Industria 4.0. Praticamente ignorate le problematiche relative alla formazione dei 3.000 manager previsti dal piano Calenda 2017. È infatti chiaro che gli studenti formati nei corsi universitari che sono partiti quest’anno, potranno essere manager in grado di gestite l’innovazione digitale tra non meno di cinque anni, mentre sarebbe necessario riqualificare e ri-immettere nel mondo del lavoro manager esperti in servizio e temporaneamente inoccupati. Le iniziative messe in campo finora da Federmanager e Confindustria non dispongono della copertura finanziaria necessaria per implementare iniziative su larga scala. 
In particolare, è necessario supportare il percorso di digital transformation del nostro sistema produttivo attraverso la valorizzazione di risorse manageriali esperte nell’innovazione, agevolando le Pmi per l’inserimento di manager per l’innovazione (Innovation Manager). Sono richieste ma scarsamente disponibili nuove figure professionali create in ottica 4.0, come Chief Internet of things Officer (supervisore sull’impiego dell’Iot in azienda), Iot Business designer (responsabile delle architetture di interconnessione dei dispositivi) e Additive Manufacturing Designer (progettista esperto di ottimizzazione topologica per la produzione additiva), che si affiancano a?Big Data Analyst, esperti di Cybersecurity e sviluppatori di software industriale e di sistemi esperti. 

Cosa ci attende nel 2018

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 16 ottobre 2017 il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 (legge di stabilità) e al bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020, che contiene anche la revisione del pacchetto Industria 4.0, ora rinominato Impresa 4.0, che estende gli incentivi anche alla digitalizzazione delle aziende non manifatturiere.
Sono previsti oltre 10 miliardi di finanziamenti a sostegno delle imprese che investiranno in innovazione, ricerca e formazione negli ambiti e nelle tecnologie che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale. Per accrescere la competitività del sistema economico in chiave 4.0 è stato inoltre istituito il “Fondo per il capitale immateriale, la competitività e la produttività” le cui priorità saranno finanziare progetti di ricerca e innovazione e favorire il trasferimento dei risultati dei progetti verso il sistema produttivo. La natura delle misure previste, in prevalenza incentivi fiscali e crediti di imposta, consentirà di anticipare e concentrare gli effetti sull’economia reale nel corso del 2018 mentre le uscite di finanza pubblica saranno successive, a partire dal 2019 in linea con gli adempimenti fiscali ed i piani di ammortamento delle imprese.
Confermati gli incentivi previsti già lo scorso anno, con particolare riguardo all’iper-ammortamento, con le stesse modalità del 2017 (acquisto di beni strumentali nuovi legati a progetti di digitalizzazione aziendale: digital computing, big data, meccatronica, stampa 3D, intelligenza artificiale, Internet). Gli investimenti in beni 4.0 saranno incentivati al 250% se l’ordine viene effettuato entro il 31 dicembre 2018 e viene versato entro la stessa data un acconto di almeno il 20%. Per le consegne c’è tempo fino al 30 settembre 2019.
Il super ammortamento sarà utilizzabile anche nel 2018 (terzo anno di applicazione), ma con un’aliquota del 130%, fatta eccezione per l’acquisto del software che rimarrà al 140%.
La “Nuova Sabatini”, che attraverso contributi statali abbatte gli interessi su finanziamenti per l’acquisto di macchinari, viene rifinanziata con nuove risorse. Almeno il 30% dei fondi sarà riservato a investimenti che ricadono nella definizione e nel perimetro tecnologico di “Industria 4.0”.
Il Piano Impresa 4.0 prevede anche il riordino dei fondi per il Venture Capital. Circa 100 milioni per le startup innovative, assorbendo risorse della misura Smart & Start di Invitalia, destinati a prestiti agevolati per chi investe capitale privato nelle imprese innovative.

Formazione 4.0

Poiché investire in innovazione tecnologica comporta anche investimenti nella formazione del capitale umano per permettere alle imprese di affrontare con maggiore consapevolezza la trasformazione digitale, per la “formazione 4.0” è previsto per il 2018 un credito di imposta del 40% sul totale dell’investimento, con un massimale di 300.000 euro per ogni azienda. Le spese ammissibili saranno i costi del personale che riceve formazione su tecnologie di produzione, vendita e marketing relative ad almeno una tecnologia 4.0: big data, cloud computing, cyber-security, sistemi cyberfisici, manifattura additiva, realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.

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