Un benchmark da considerare?

La farmaceutica italiana ha dimostrato che il successo è possibile nonostante la generalizzata crisi economica e l'accresciuta competizione internazionale. L'esperienza accumulata all’interno del settore farmaceutico dovrebbe rappresentare un modello di benchmark positivo per lo sviluppo dell’industria italiana.

Francesco Soletti     

Consigliere ALDAI-Federmanager

Le cronache relative alla situazione economica ed industriale italiana degli ultimi tempi ci hanno abituati a leggere e discutere di crisi dei diversi settori, di bassa crescita, di lunghi periodi di difficoltà in cui le aziende risentono della sempre crescente competitività estera, degli effetti della lunga e perdurante crisi economica etc.
Leggiamo e viviamo quotidianamente situazioni in cui le “difficoltà” vissute dal settore industriale e produttivo vengono presentate come un effetto (e a volte bisognerebbe chiedersi quanto ne siano la causa) della scarsa crescita economica del nostro Paese, della riduzione dei consumi etc. L’effetto immediato che, anche come organizzazione sindacale, ci colpisce direttamente sono le ormai costanti “riorganizzazioni aziendali” che dovrebbero incrementare l’efficienza dei sistemi, ma che spesso, traducendosi essenzialmente in una mera riduzione del personale, soprattutto di maggior seniority, appaiono solo come una sbrigativa soluzione di breve periodo per abbattere i costi senza incidere sulle difficoltà culturali e competitive che penalizzano le aziende.
Eppure, in questo contesto di crisi, di aumento della competitività internazionale, di incertezze relative al futuro industriale, c’è un settore per cui l’Italia rappresenta un’eccellenza, con risultati di tutto rispetto e che contribuisce in maniera positiva alla crescita economica ed occupazionale del nostro Paese. 

Il Pharma Made in Italy: un’eccellenza internazionale

Si tratta del settore farmaceutico, che ha affrontato e superato efficacemente gli ultimi anni di crisi economica e finanziaria e il cui comparto italiano, con i suoi trenta miliardi di euro l’anno di fatturato e con le prime dieci aziende che insieme totalizzano ricavi per 12 miliardi di euro, continua ad essere uno dei settori trainanti l’economia del Paese. Cinque aziende che presentano un fatturato superiore al miliardo di euro (Menarini, Chiesi, Bracco, Recordati, Alfasigma), altre aziende, pur con fatturati inferiori, presentano una rapida crescita (Angelini, Zambon, Italfarmaco, Kedrion, Dompè, etc).
Il settore farmaceutico è un settore caratterizzato da elevata competizione, soprattutto internazionale, elevato livello di innovazione tecnologica ed una ricaduta immediata su un aspetto molto importante: la salute. La capacità innovativa ed imprenditoriale si traduce quindi non solo in una costante crescita economica, ma anche culturale, sociale ed occupazionale. 
Forse analizzarne brevemente trend e caratteristiche potrebbe fornire qualche indicazione su quei fattori critici che sono indispensabili per fare industria con successo in Italia ed in un contesto internazionale.

I fattori del successo: produzione, export, investimenti, persone

Dal 2010, in anni di forte crisi, l’impulso del farmaceutico alla crescita è stato considerevole, con una produzione che cresceva dell’11% mentre quella industriale diminuiva in media del 7%. La produzione farmaceutica italiana è quindi seconda solo alla Germania. Puntando sulle eccellenze del biotech, emoderivati, vaccini, farmaci per malattie rare e terapie avanzate, può quindi ambire al primo posto in Europa. 
Con il 19% del mercato dei Big UE, rappresentiamo il 26% della produzione e il 40% dell'incremento del saldo estero dei farmaci tra il 2010 e il 2015. Tali risultati sono stati possibili anche grazie alla leadership mondiale (insieme alla Germania) acquisita nella meccanica e nel packaging e ad un indotto (materie prime, semilavorati, macchine e tecnologie per il processo e il confezionamento, componenti e servizi industriali), che con 66 mila addetti crea sinergie di crescita. 
L'export nel 2015 ha raggiunto 21,8 miliardi, con una nuova impennata del +4,5%. Dal 2010 al 2015 si è cresciuti più della media UE a 28 (+57% rispetto a +33%), consolidando cosi questo record (57% rispetto al 23% della media dell’industria). 
Le aziende italiane grandi, medie e piccole si sono concentrate sempre di più nella R&S ed hanno affrontato la sfida dell’internazionalizzazione, aprendosi a mercati in tutto il mondo con acquisizioni e nuovi accordi. 
Gli investimenti in ricerca e innovazione sono cresciuti e, con 1,4 miliardi investiti solo per attività di R&S nel 2015, la farmaceutica è terza per spesa totale in R&S, dopo mezzi di trasporto e meccanica, e prima in rapporto agli addetti contribuendo al sistema nazionale della ricerca. Ciò ha portato ad un rafforzamento della leadership grazie ad un incremento dei brevetti (+54% nel 2015) e degli investimenti (+15% negli ultimi due anni), che rappresentano il 15% del valore aggiunto, più di dieci volte la media nazionale. 
Ma in uno scenario così dinamico, il successo non può essere perseguito se non vi sono persone qualificate che possano rappresentare il primo reale vantaggio competitivo per le aziende e per il Paese. 
Tra dipendenti, collaboratori autonomi e lavoratori temporanei il settore in Italia occupa un totale di circa 63.500 addetti, di cui 6.100 sono addetti ad attività di R&S.
Nel 2015 il numero di addetti nella farmaceutica è aumentato dell’1%, soprattutto in produzione e ricerca, fornendo opportunità di lavoro di qualità e ad alto valore aggiunto, con un elevato tasso di formazione, dato che il 90% degli addetti è laureato o diplomato. 
Il settore si caratterizza inoltre per un modello innovativo di relazioni industriali che hanno sempre saputo anticipare il cambiamento, alimentando la competitività delle imprese a vantaggio di tutti con strumenti di welfare moderni ed efficaci e una contrattazione aziendale molto più diffusa che negli altri settori. 
Altro tratto distintivo dell'occupazione farmaceutica è l'alta presenza femminile (43% del totale rispetto al 25% del resto dell'industria), con ruoli importanti nell'organizzazione aziendale (nelle imprese del farmaco le donne sono il 31% dei dirigenti rispetto al 12% del resto dell'industria) e strategici per lo sviluppo aziendale, come ad esempio la R&S, dove le donne rappresentano il 52% degli addetti.
Infine, sul fronte processi, non si può non considerare la rivoluzione portata in questo settore da Industria 4.0: la quarta rivoluzione industriale. Si assiste ad una trasformazione nelle imprese, determinata dall’uso sempre più ampio di tecnologie, dati e informazioni, per connettere, innovare e governare le catene produttive e del valore, con le imprese già proiettate nell’era digitale, della robotica, dei Big Data.

Brevi considerazioni

I successi delle aziende non avvengono mai per caso. Dai dati brevemente esposti precedentemente, appare come l’industria farmaceutica in Italia abbia reagito meglio alla crisi rispetto ad altri settori. In questi anni abbiamo visto il mondo politico assente ed estraneo a qualunque logica di politica industriale; oggi appare chiara l’esigenza imprescindibile di un’equilibrata e intelligente politica industriale, da subito. Il settore della salute è sicuramente un settore a tecnologia avanzata ed in rapida evoluzione, caratteristiche queste legate allo sviluppo dei Paesi economicamente avanzati. 
L’Italia non può permettersi di arretrare in questo campo e per essere un importante player in questi settori occorre dotarsi di una serie di misure tra loro coerenti, che possano garantire il mantenimento e il consolidamento della leadership acquisita.
Il successo della farmaceutica italiana non è derivato dal semplice produrre in modo più o meno efficiente nuovi principi attivi. 
Vantaggi competitivi significativi non derivano da un semplice approccio di questo tipo. Risposte e soluzioni vanno ricercate in una più ampia area culturale, che vuol dire far leva sui propri punti di forza, sulle sinergie di settore, sulla continua ricerca di innovazione non solo tecnologica ma anche, e soprattutto, di processo e gestionale, su importanti livelli di investimento focalizzati e continui, sulla apertura mentale e culturale necessaria ad una efficace internazionalizzazione, sulla valida formazione e gestione del capitale umano. Fino ad oggi il farmaceutico in Italia ha avuto successo grazie a una buona dose di intuizione, capacità e pragmatismo da parte degli imprenditori e del loro management che non hanno abbandonato, nonostante periodi di crisi, obiettivi di medio e lungo periodo.
Oggi, grazie alla farmaceutica italiana, si è dimostrato che il successo è possibile nonostante la generalizzata crisi economica e l'accresciuta competizione internazionale. L'esperienza accumulata all’interno del settore farmaceutico, questo “caso italiano” per eccellenza, dovrebbe rappresentare un modello di benchmark positivo per lo sviluppo dell’industria italiana.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.

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