Compro e pago in Bitcoin: la criptomoneta di un futuro che è già presente
Quando si parla dei più preziosi metalli del mondo, il pensiero ricorre immediatamente all’oro, moneta di scambio per secoli tra i popoli e simbolo per eccellenza della ricchezza nell’immaginario collettivo, tanto da aver spinto la saggezza popolare a coniare espressioni come “vale più dell’oro” o “vale tanto oro quanto pesa”.
Chiara Tiraboschi
Giornalista e Responsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI
Gli ultimi mesi del 2017 hanno però visto l’ascesa apparentemente inarrestabile di un’altra moneta (seppur virtuale) che sta superando tutti i record e vale essa stessa più dell’oro: il Bitcoin.
Ne hanno parlato dapprima articoli tecnici orientati alla sicurezza informatica, a seguire i mercati e infine il boom della stampa. La criptovaluta, perché di questo si tratta, si è così imposta diventando un vero trend topic nelle ricerche sui principali motori di ricerca, Google in testa. Il Bitcoin infatti è soltanto la punta di un iceberg che comprende altre criptovalute in forte ascesa, tra cui Ether, Litecoin e Ripple.
Pur non parlando di monete, né di banconote fisiche, il numero delle aziende, di attività fatte di cemento e mattoni come ristoranti, case, uffici e società, ma anche di singoli cittadini e servizi online tra i più conosciuti sta aumentando sensibilmente giorno dopo giorno. Ne è un esempio concreto la cosiddetta “Bitcoin Valley”, in Trentino, dove ogni cosa, dalla pizza ai servizi, è pagabile con la criptovaluta. Il termine “Bitcoin” è la prima realizzazione di un concetto chiamato "cryptocurrency". Questa espressione fu coniata e descritta per la prima volta nel 1998 da Wei Dai nella mailing list cypherpunk, “suggerendo l'idea di una nuova forma di denaro che usa la crittografia per controllare la sua creazione e le transazioni, piuttosto che un'autorità centrale“ (*fonte www.bitcoin.org).
Fu però nel 2009 che fu virtualmente coniato il Bitcoin, creato da una identità ignota e misteriosa, nota con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Si tratta di una moneta non materiale e non riconosciuta legalmente in nessuno Stato, ma che permette di comprare cose e beni assolutamente reali e concreti. L’assenza di intermediari o di enti di certificazione è alla base del concetto di criptovaluta. Questa forma di denaro digitale infatti consente un sistema di pagamento che non prevede né banche né istituti di controllo: il protocollo peer to peer permette di effettuare transazioni pubbliche, sicure e non ripudiabili grazie all’algoritmo matematico. Stiamo parlando di un sistema che si basa sul fatto che le persone, utilizzando il Bitcoin come moneta, hanno la possibilità di scambiarsi merci e di riceverne altre in contropartita, senza alcuna autorità centrale o intermediari.
La partecipazione è assolutamente open, aperta a chiunque: il Bitcoin è di tutti e di nessuno e questo, come già detto, spiega perché la criptomoneta non richieda il controllo o la gestione da parte delle banche o di altri organismi. Basandosi unicamente sul consenso completo di tutti gli utenti, si è di fatto davanti ad un sistema che si governa da solo, open source e decentralizzato, dove nessuno di fatto ha la possibilità di prenderne il controllo.
Le transazioni avvengono in maniera assolutamente trasparente su un libro mastro pubblico, aperto al controllo di tutti, chiamato “Blockchain”, aperto sì ma senza la possibilità da parte di alcuno né di modificarlo né di ripudiare o disconoscere transazioni effettuate. A tal proposito, ogni utente può verificare la validità di ogni transazione e a sua volta “la validità di ogni transazione è protetta da firme digitali che corrispondono all'indirizzo del mittente, permettendo così a tutti di avere pieno controllo sui Bitcoin inviati dai loro indirizzi”.
Chiunque può accedere ai propri bitcoin attraverso una normale applicazione che l’utente installa sui propri dispositivi mobile, o attraverso un programma sul personal computer ed è sempre attraverso un’applicazione portafoglio scaricabile sul proprio cellulare e tablet che è possibile effettuare i pagamenti, inserendo l’importo e l’indirizzo del destinatario, caratterizzato da 34 caratteri alfanumerici.
I bitcoin si possono generare attraverso un’operazione che si chiama mining, (dall’inglese “estrazione”, che richiama volutamente all’operazione per ricavare oro dalle miniere), ma anche comprare scambiandoli con l’euro, in Rete o in sportelli fisici sempre più presenti. Esiste tuttavia un limite di bitcoin coniabili, deciso in fase di creazione della moneta, un tetto massimo che è stato fissato a 21 milioni. La moneta digitale ha quindi un valore perché ha in tutto e per tutto le stesse caratteristiche del denaro, il suo prezzo è determinato come per le azioni dalla logica della “domanda e offerta”: quando cresce la domanda, il valore sale, viceversa scende quando la domanda diminuisce. In considerazione soprattutto di questo, non è quindi poi così lontano il paragone con il metallo più prezioso per eccellenza, vale a dire l’oro. Basti anche pensare che molti investitori lo stanno abbandonando per puntare sulla moneta virtuale: dall’inizio dello scorso anno la criptovaluta è cresciuta del 1800%: se a gennaio 2017 valeva infatti 100 dollari, al momento in cui sto scrivendo questo articolo (dicembre 2017) sta viaggiando poco sopra i 19.000 dollari. Questa criptovaluta segue comunque le continue oscillazioni di mercato.
Per molti i Bitcoin stanno vivendo una bolla speculativa, in considerazione della loro volatilità e del fatto che oramai è oggetto dell’attenzione di persone comuni attirate da guadagni astronomici, mentre per altri, e non sono pochi, rappresentano una vera e propria rivoluzione liberale, grazie alla libertà di pagamento e a fattori quali la sicurezza e il controllo. Altri sottolineano invece l’impatto ecologico dell’operazione di mining, che prevede l’uso di quantità enormi di energia elettrica da parte dei data center preposti.
Le posizioni sono contrastanti e nette. Come a dire, “non è tutto Bitcoin quel che luccica…”.