Cattura e conversione della CO2: sviluppo di un processo sostenibile

Un nuovo processo - il CO2-free process - che utilizza un refluo contenente CO2 a cui viene addizionato del metano per produrre una miscela di gas di sintesi che può essere poi utilizzata direttamente

Eduardo Szego, Marco Derudi



Da tempo si sono affermati due approcci principali per la riduzione dell’impatto ambientale della CO2, il sequestro (CCS – Carbon Capture and Storage) e il riutilizzo (CCU – Carbon Capture and Utilization).
I processi CCS sono finalizzati al confinamento della CO2 in giacimenti esausti di combustibili fossili o nei fondali marini; la CO2 in tal caso rimane comunque presente nel nostro pianeta ed eventuali sconvolgimenti di grande portata quali i terremoti potrebbero teoricamente portarla a risalire in superficie ridistribuendosi nell'atmosfera. Bisogna considerare inoltre che non sempre i luoghi dove si producono grandi quantità di CO2 sono vicini a giacimenti esausti o a bacini marini di grande profondità, per cui si deve quasi sempre prevedere, oltre al processo di cattura, il trasporto dell’anidride carbonica anche su lunghe distanze, costruendo apposite reti e le infrastrutture necessarie al loro funzionamento.
I processi CCU si pongono invece l’obiettivo di riutilizzare la CO2, togliendola dall’ambiente e convertendola in prodotti di pregio il cui valore compensa, almeno in parte, il costo d’eliminazione. Questi processi possono essere realizzati nello stesso luogo dove viene prodotta ed emessa la CO2 senza necessità di alcun trasporto.
La CO2 non è quindi solo un prodotto di scarto, contenuto in un refluo gassoso, ma può essere un prezioso intermedio che attraverso un’adeguata conversione chimica può dar luogo a prodotti che possono essere direttamente immessi sul mercato o che possono essere utili ad altri processi industriali. In molti casi i processi CCU prevedono una purificazione del refluo contenente l’anidride carbonica e il successivo utilizzo della CO2 per produrre un gas di sintesi (o syngas), miscela ricca in idrogeno e monossido di carbonio, che viene già ampiamente utilizzata in vari processi industriali. In funzione dell’utilizzo del syngas, risulta importante controllare la purezza e la composizione della miscela che si produce, facendo fronte anche a problemi quali la formazione di sottoprodotti indesiderati che possono inquinare il processo e che ne possono abbassare l’efficienza.  

Chiaramente, se il processo di cattura, purificazione e conversione della CO2 che si sviluppa e realizza è molto articolato, con molti passaggi e apparecchiature, il costo e la complessità di queste operazioni rendono difficile l’integrazione del processo CCU con i processi industriali esistenti. Per questo motivo si è studiato ed è stato sviluppato un processo flessibile, il CO2-free process, che può essere impiegato con reflui contenenti CO2 con caratteristiche di purezza variabili, provenienti quindi da diversi tipi di emissioni industriali.
La flessibilità operativa del CO2-free process consente di regolare la produzione e qualità del syngas in funzione sia delle caratteristiche della corrente contenente CO2 che deve essere riciclata e convertita sia in funzione delle specifiche di composizione e purezza del syngas richieste dai processi industriali a cui può essere destinato, quali ad esempio processi siderurgici di riduzione di minerali, sintesi di metanolo, sintesi di dimetil-etere (DME), processi Fischer-Tropsch (FT) per la produzione di combustibili e/o olii sintetici o produzione di altri intermedi dell’industria chimica e dei polimeri.
Per questi motivi, il CO2-free process si inserisce in uno dei più interessanti e attuali filoni di ricerca tecnologica e di attività di contrasto all’aumento delle emissioni di CO2, ossia tra i processi CCU, e nel contempo permette di continuare ad usare il metano in maniera ecosostenibile, trasformando due componenti importanti dei gas a effetto serra, CO2 e CH4, da problema ambientale a risorsa sostenibile in processi industriali potenzialmente “Carbon Neutral”.
Le principali condizioni di funzionamento del CO2-free process, in particolare la temperatura e la pressione, possono essere selezionate in base alle caratteristiche del refluo in cui è contenuta la CO2 da convertire e al tipo di gas di sintesi che è richiesto dai processi industriali successivi; è quindi possibile individuare delle condizioni che permettono di regolare il quantitativo di idrogeno presente nel syngas, minimizzando la formazione di sottoprodotti e controllando i problemi che comunemente affliggono i processi per la produzione di gas di sintesi.

Descrizione del CO2-free process


Nel CO2-free process, una corrente idrocarburica, preferibilmente gas naturale o metano, viene inviata ad un processo in cui viene fatta reagire con un refluo gassoso ricco di anidride carbonica (o costituito da CO2 pura), prodotto ad esempio da una centrale termoelettrica o da un altro impianto industriale; facendo riferimento al metano, le principali reazioni coinvolte nel processo possono essere schematizzate come segue:

CH4 + CO2 se e solo se 2 CO + 2H2 (1)
CH4 + CO2 se e solo se 2 C + 2 H2O (2)
CO2 + H2 se e solo se CO +  H2O (3)

Nel caso, in particolare, di tempi prolungati di reazione risulterebbe inoltre attiva anche la reazione di disproporzione (reazione di Boudouard):

CO2 + C se e solo se 2 CO               (4)

Come in tutti i processi di reforming o dry reforming d’idrocarburi, anche in questo caso si ha la formazione di carbonio (nerofumo) come sottoprodotto del processo. A differenza dei tradizionali processi di reforming, dove la formazione del carbonio porta ad inefficienze del processo, problemi di sporcamento e disattivazione dei catalizzatori ecc, il CO2-free process non risente in modo rilevante di questi problemi; il processo proposto è infatti un processo esclusivamente termico, che opera ad alta temperatura e in assenza di catalizzatore, consentendo così di superare i problemi sopraccitati e di minimizzare la formazione del nerofumo. Ciò è possibile grazie ad un’elevata flessibilità di condizioni operative, che permettono al CO2 free process la regolazione del rapporto H2/CO all’interno del gas prodotto (syngas) consentendo così l’impiego di tale miscela gassosa in svariati processi industriali. Ad esempio, il syngas prodotto può essere inviato ad un processo per la sintesi di prodotti liquidi, facili da stoccare e trasportare, quali metanolo o etanolo, dimetil etere (DME) o combustibili (mediante Fisher-Tropsch).
Tale processo è da intendersi applicabile anche a miscele gassose che già contengono idrocarburi, metano e CO2, quali quelle presenti nei giacimenti di gas naturale prossimi all’esaurimento.

Da attività svolte in precedenza è emerso che questo processo presenta un’elevata flessibilità in termini di pressione d’esercizio, potendo essere condotto in un intervallo compreso tra 1 e 100 atm e ad una temperatura superiore a 900°C, preferibilmente tra 1000 e 1200°C.

Il CO2-free process può essere meglio descritto facendo riferimento alla Figura 1, che mostra in modo schematico uno schema a blocchi del processo stesso. Con riferimento allo schema esemplificativo di Figura 1, si suppone che una corrente costituita prevalentemente da metano (Natural Gas, linea 2) ed una ricca di CO2 (linea 1) siano inviate, previo pre-riscandamento, ad uno stadio di reazione nel quale, a condizioni di temperatura e pressione opportune, fornendo ulteriore calore, la miscela contenente metano e CO2 (linea 3) reagisce secondo uno schema che comprende le reazioni descritte in precedenza. L’eventuale nerofumo prodotto può essere separato, raccolto e stoccato (linea 4) come prodotto utile. La separazione del nerofumo può avvenire direttamente all’uscita del reattore di reforming o, in alternativa, durante il trattamento della corrente prodotta per la rimozione dell’acqua in eccesso (linea 7); in tal caso, la corrente 7 sarà costituita da acqua liquida e prodotti solidi ricchi in carbonio, eventualmente trattabile per recuperare e/o rimuovere il solido contenente C. La corrente risultante al termine di tale processo (linea 6), ricca in H2 e CO, può essere poi inviata ai processi industriali precedentemente menzionati. Visto che il processo richiede alte temperature per poter convertire efficacemente CO2 e metano in syngas ricco in idrogeno, buona parte del calore contenuto nel syngas (linea 5) può essere convenientemente recuperato ed utilizzato per favorire il pre-riscaldamento delle correnti contenenti i reagenti (linee 1 e 2) che devono essere inviato allo stadio di reazione.
In caso di necessità o in base alla composizione delle correnti contenenti CO2 e metano, è inoltre possibile pensare di prevedere un eventuale utilizzo di una corrente ausiliaria d’ossigeno nel reattore per modificare parzialmente composizione e temperatura della miscela reagente e per controllare la formazione di nerofumo. In linea di principio, l’elevata flessibilità del processo oggetto della presente proposta consente l’ottenimento di una miscela di gas riducente di elevata qualità, sia in termini di rapporto H2/CO che di rapporto riducenti/ossidanti (H2+CO)/(CO2+H2O).
È infine opportuno sottolineare che anche il nerofumo eventualmente prodotto dal processo, essendo solido, può essere facilmente gestito, stoccato e conferito ad altri processi industriali che comunemente lo utilizzano, come i processi di produzione degli pneumatici o i processi di produzione di acciaio o altre leghe che devono essere sottoposte ad un processo di arricchimento con carbonio o “carburazione”.

Figura 1: Schema a blocchi del CO2-free process.

Figura 1: Schema a blocchi del CO2-free process.

La conversione chimica della CO2, che il CO2-free process effettua in presenza di metano (o di gas naturale, biogas, ecc), non è spontanea ma richiede temperature superiori a 850°C e, di conseguenza, ha bisogno di un apporto esterno di energia; a questo scopo, mantenendo l’obiettivo d’individuare un processo flessibile e con bassa impronta ambientale, l’energia necessaria a sostenere il CO2-free process può essere ottenuta parzialmente o completamente da fonti rinnovabili, ad esempio da impianti eolici o fotovoltaici.
Il CO2-free process è stato oggetto di accurate verifiche di fattibilità chimica e cinetica, inclusi bilanci materiali ed energetici. In particolare, per l’analisi modellistica è stato utilizzato uno schema cinetico dettagliato in grado di descrivere pirolisi, gassificazione e combustione di diversi prodotti e materiali gassosi, che considera circa 300 specie chimiche e più di 16000 reazioni; le simulazioni sono state condotte con il software “Opensmoke” sviluppato presso il Politecnico di Milano. I positivi risultati ottenuti hanno portato alla concessione di diversi brevetti in Nord America (ad esempio US10351423B2) e in Europa (EP3303217B1).

Applicazioni del CO2-free process


Il processo sviluppato può essere integrato efficacemente in diversi processi industriali. A titolo d’esempio, mediante uno studio modellistico si è considerata la possibilità di applicare il CO2-free process all’interno del processo di riduzione diretta dei minerali ferrosi (DRI), in sostituzione parziale o completa dei processi di reforming di idrocarburi attualmente presenti. All’interno dell’impianto per la produzione di ferro ridotto, l’apparecchiatura più critica in termini di emissioni di CO2 è il forno per la riduzione diretta poiché in questa apparecchiatura entra del syngas e della grafite/carbonio per ridurre il minerale ferroso a ferro e formare una lega tra ferro e carbonio; da questo processo esce in continuo una notevole portata di fumi contenenti del syngas e del metano non reagito, vapore acqueo e CO2 (dal 10 al 15% circa in volume a seconda del forno e del processo). Si è valutata quindi la possibilità di utilizzare direttamente questi fumi, unitamente a del metano, come reagenti del CO2-free process secondo lo schema riportato in Figura 1, allo scopo di produrre del nuovo syngas, ricco in H2 e con elevata capacità riducente da riutilizzare nel processo di riduzione diretta. Qui di seguito si riportano i principali risultati ottenuti mediante il modello provando ad applicare il CO2-free process ad una corrente ricca di CO2 con una composizione tipica dei fumi uscenti dal forno di riduzione diretta.

Le simulazioni eseguite hanno permesso di confermare la fattibilità cinetica del CO2-free process applicato ai flussi di gas uscenti dal forno di riduzione diretta, evidenziando anche le condizioni operative più adatte (in particolare, temperatura del processo e portata di gas naturale) per avere un basso contenuto di CO2 e H2O all’interno del syngas prodotto. Come condizioni di ottimo sono state considerate una concentrazione di CO2 residua <1 %vol e di H2O residua inferiore a 4-5 %vol. Una prima analisi è stata quindi condotta per valutare l’effetto di diverse temperature operative sull’andamento del processo di produzione del syngas; nei grafici seguenti sono riassunti i principali risultati ottenuti (Figura 2). Laddove possibile, nei grafici, i risultati del processo (linee continue) sono stati posti a confronto con i risultati ottenibili ipotizzando invece il raggiungimento di condizioni di completo equilibro chimico (linee tratteggiate).

Figura 2: Andamento delle concentrazioni dei prodotti (in particolare H2 e CO) e dei parametri caratteristici del syngas (rapporto H2/CO e rapporto riducenti/ossidanti, Red/Oxid) predetti al variare della temperatura di processo per dei tipici fumi prodotti da un forno di riduzione diretta.

Figura 2: Andamento delle concentrazioni dei prodotti (in particolare H2 e CO) e dei parametri caratteristici del syngas (rapporto H2/CO e rapporto riducenti/ossidanti, Red/Oxid) predetti al variare della temperatura di processo per dei tipici fumi prodotti da un forno di riduzione diretta.

Dall’analisi dei risultati emerge il fatto che al crescere della temperatura di processo cresce rapidamente la conversione di metano, acqua e CO2 inviati al processo di reforming attuato dal CO2-free process; ciò permette la produzione di un syngas di buona qualità, con elevato rapporto riducenti/ossidanti e avente un ridottissimo contenuto di nerofumo residuo. Come tale, il syngas prodotto potrebbe essere inviato direttamente al processo di riduzione diretta, senza necessità di interventi di disidratazione e di rimozione dei residui carboniosi. Nel caso specifico considerato, questa condizione può essere raggiunta per temperature del processo di reforming prossime ai 1150°C. 
Si è notato come, indipendentemente dalla composizione della corrente uscente dal reattore di riduzione diretta, il CO2-free process sia in grado di garantire un’elevata flessibilità, portando in ogni caso alla produzione di un syngas di elevata qualità; si sottolinea in particolare la capacità del processo di convertire in modo efficace la maggior parte della CO2 e del vapore acqueo uscenti direttamente dal trattamento di riduzione diretta, evitando così la necessità sia di raffreddare queste correnti per condensare parte dell’acqua che di utilizzare un processo di separazione/sequestro di CO2 all’interno dell’intero ciclo produttivo dell’impianto di riduzione. In prospettiva, ciò implica la possibilità di operare una semplificazione del ciclo produttivo del DRI, con una riduzione delle unità operative presenti nell’intero impianto e soprattutto la possibilità di avere notevoli benefici ambientali derivanti dalla sostanziale eliminazione delle emissioni di CO2 in atmosfera. La potenziale riduzione dei costi di investimento e di esercizio derivante dall’eliminazione di alcune unità operative attualmente presenti (tra cui l’unità di separazione/sequestro di CO2 mediante ammine) negli impianti DRI potrebbe quindi compensare l’incremento di costi legato all’impiego di un reformer che deve operare a temperature più elevate rispetto ai processi tradizionali.
Si è inoltre valutata la possibilità di utilizzare la sola corrente costituita da CO2 ad elevata purezza ottenibile da un trattamento convenzionale con ammine applicato ai fumi prodotti da un impianto industriale, come può essere l’impianto DRI tradizionale. A questa corrente è stato applicato il CO2-free process e si è stimato di inviare il syngas prodotto ad un comune processo catalitico per la produzione di metanolo (CH3OH), prodotto di largo consumo in ambito industriale e ottimo vettore e sistema d’accumulo d’energia (l’Italia è il quinto consumatore al modo di metanolo ma non ha, al momento, strutture per la sua produzione sul territorio nazionale). In Figura 3 è riportato un esempio di utilizzo di un processo integrato che comprende CO2-free process e successiva sintesi del metanolo per convertire le emissioni di CO2 di un impianto DR in metanolo liquido ad elevata purezza.

Figura 3: Esempio di applicazione del CO2-free process per la produzione di syngas con caratteristiche adeguate alla successiva sintesi di metanolo liquido, in un processo integrato a ridotto impatto ambientale e che valorizza la CO2 all’interno di processi tradizionali dell’industria.

Figura 3: Esempio di applicazione del CO2-free process per la produzione di syngas con caratteristiche adeguate alla successiva sintesi di metanolo liquido, in un processo integrato a ridotto impatto ambientale e che valorizza la CO2 all’interno di processi tradizionali dell’industria.

Valutazioni economiche


Sulla base di diversi dati di letteratura riguardanti varie tipologie di soluzioni per la cattura, lo stoccaggio e/o la conversione della CO2, proveniente da diverse fonti industriali, è stato possibile fare un confronto economico preliminare relativo alle varie tecnologie; in questa stima si è valutato l’intervallo di costi per trattare la CO2, esprimendola in dollari per tonnellata di CO2 sequestrata o convertita (USD/t CO2). In particolare, il costo del CO2-free process è stato confrontato sia con quello di altri processi CCU sia con diversi tipi di processi CCS, di cattura e sequestro della CO2 (tra questi anche le tecnologie DAC - Direct Air Capture, di cattura diretta della CO2 dall’aria e non da fonti industriali, e BECCS – BioEnergy with Carbon Capture and Storage, in cui una parte della CO2 viene catturata e sequestrata in depositi geologici e una parte, emessa in atmosfera, viene convertita da piante o vegetazione attraverso i processi di fotosintesi clorofilliana). Come si può notare dai risultati riportati in Figura 4, le stime presentano una certa variabilità, che può dipendere in modo marcato dal tenore di CO2 che è contenuto all’interno della corrente gassosa che viene inviata al processo CCS o CCU; per questo motivo la cattura diretta dall’aria, in cui la CO2 è contenuta in percentuale molto modesta, risulta molto costosa se confrontata con processi che possono lavorare con correnti gassose in cui la CO2 ha un tenore più elevato (ad es. maggiori del 10% come accade per i fumi emessi da diversi processi industriali). D’altro canto, il confronto evidenzia come i costi del CO2-free process si collochino in una fascia che è confrontabile con i costi di altre tecnologie, con il vantaggio di promuovere un riutilizzo sostenibile della CO2, limitando il consumo di altri materiali per creare nuovi prodotti d’interesse per l’industria e per il mercato.

Figura 4: Valutazione dei costi del CO2-free process per correnti gassose con diverso contenuto di CO2, confrontati con quelli di altre tecnologie di tipo CCS o CCU.

Figura 4: Valutazione dei costi del CO2-free process per correnti gassose con diverso contenuto di CO2, confrontati con quelli di altre tecnologie di tipo CCS o CCU.

Conclusioni

Il CO2-free process è un processo nuovo che utilizza un refluo contenente CO2, di qualsiasi provenienza, spesso senza neppure la necessità di essere depurata, a cui viene addizionato del metano, ad alta temperatura, per produrre una miscela di gas di sintesi (principalmente CO e H2) che può essere poi utilizzata direttamente, ad esempio in processi siderurgici, o per la sintesi di prodotti di grande utilità quali metanolo, etanolo, combustibili green e altri derivati.

In sintesi, i lavori inerenti il CO2-free process svolti hanno evidenziato una notevole flessibilità di utilizzo di questo processo che:

  1. È in grado di operare con un ampio range di composizione delle correnti in alimentazione al processo;
  2. Può generare un syngas che rispetta condizioni molto stringenti di composizione e qualità del gas; 
  3. Può raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di CO2, sfruttando tali emissioni come reagenti del processo e senza dover ricorrere a trattamenti di separazione/sequestro di CO2;
  4. Non richiede l’utilizzo di catalizzatori, evitando di conseguenza costi e problemi connessi al loro utilizzo;
  5. Può essere bilanciato ed ottimizzato per poter essere integrato con altri processi industriali che consentano il recupero della CO2 e la sua conversione in altri prodotti chimici d’interesse (metanolo, etanolo, DME, ecc).


Gli autori

Dott. Eduardo Szego
Laureato in Chimica Industriale, socio ALDAI e membro della Commissione Energia. Fino al 1998 Direttore R&D di un grande gruppo internazionale di engineering e industria. Partner di SAI Studio Associato di Ingegneria e impegnato nella ricerca scientifica nel settore chimico.
Prof. Ing. Marco Derudi
Professore Associato presso il Politecnico di Milano (settore scientifico: Principi d’Ingegneria Chimica). Coordinatore del Consiglio di Corso di Studi di Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca su processi di combustione innovativi, trattamento di emissioni e reflui, sicurezza industriale e dei trasporti, sicurezza antincendio.

La Commissione Studi ALDAI-Federmanager e il suo Gruppo di Lavoro Energia ed Ecologia auspicano che simili contributi alla divulgazione di tecnologie innovative vengano sempre più proposti dai dirigenti industriali per un’ampia diffusione tra gli stessi (associati e interessati all’associazione) e le loro Società, a dimostrazione della vitalità della nostra industria e del determinante contributo dei suoi manager.
Invitiamo i colleghi interessati, e in particolare i dirigenti in servizio, a partecipare alle iniziative del Gruppo Energia ed Ecologia (rivista, sito, convegni e conferenze) scrivendo a rivista@aldai.it 
L’unione delle migliori competenze tecniche e manageriali sarà determinante nel sostenere i piani energetici per lo sviluppo economico e sociale del Paese.

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.