Dove va l’innovazione: trend economici

Sotto la spinta dell’innovazione tecnologica galoppante l’economia mondiale cambia faccia sotto i nostri occhi. Non è esagerato dire che ogni giorno nascono e si diffondono nuovi modi di investire, produrre, lavorare e consumare. Il fenomeno è ben descritto nella seconda parte del rapporto Trend Compass di cui abbiamo in precedenza commentato la prima parte. La presentazione è stata condivisa in Videoconferenza Zoom dal Gruppo di Lavoro Progetto Innovazione del 25 marzo 2020, come avvenuto il mese precedente, nel rispetto delle ordinanze per fermare la pandemia coronavirus senza fermare l'attività ALDAI-Federmanager.

Giovanni Caraffini 

Socio e proboviro ALDAI-Federmanager, componente del Gruppo Progetto Innovazione
Prima di riassumere i trend economici discussi nel rapporto e già presentati al Gruppo Progetto Innovazione lo scorso 25 marzo, corre l’obbligo di ricordare che la pandemia COVID-19 è tuttora in fase di espansione e che tutti i Paesi industrializzati stanno attuando varie misure di blocco delle attività per un periodo di tempo che oggi non è ancora possibile definire con certezza. Sembra chiaro a questo punto che i riflessi economici di questa situazione saranno di portata tale da richiedere una revisione delle previsioni fatte dal rapporto.

In primo luogo il rapporto Trend Compass mette in evidenza quali sono i fattori tecnologici che inducono e pilotano l’innovazione economica. Tali fattori si possono così riassumere:
  • la rapida diffusione su scala mondiale della digitalizzazione, della virtualizzazione e del networking, la cosiddetta società delle reti,
  • lo sviluppo di tecnologie specificamente indirizzabili al potenziamento dell’economia (per esempio bigdata, algoritmi avanzati, cloud computing),
  • la relativa semplicità di creazione di piattaforme digitali in grado di integrare in un’unica realtà economica i più svariati settori di attività.
Il rapporto prosegue evidenziando gli aspetti generali dell’innovazione economica, che si possono così riassumere:
  • Il sorprendente successo delle imprese che hanno adottato strategie di sfruttamento della connettività, delle economie di rete e della scalabilità infinita, inserendo nel proprio business milioni di persone e diffondendo l’innovazione ad una velocità mai vista prima.
  • La necessità di riformare il mondo del lavoro modificando radicalmente le competenze richieste ai lavoratori, i modelli organizzativi aziendali ed i processi produttivi per renderli più funzionali alle nuove forme di produzione di beni e servizi.
Seguendo la metodologia adottata nella sua prima parte, il rapporto poi identifica e descrive i sei principali microtrend che possono essere considerati come indicatori significativi dell’evoluzione economica nel prossimo ventennio. Giova ricordare a questo proposito che si definiscono trend non le semplici mode, ma quei cambiamenti che:
  • intercettano profondi cambiamenti sociali;
  • emergono da nicchie per poi diffondersi;
  • impattano significativamente sulla società;
  • influenzano il modo in cui si pensa, si parla, si agisce e… si acquista;
  • creano e modellano nuove esigenze.
Nel seguito descriveremo brevemente gli aspetti più significativi dei suddetti microtrend che nel loro insieme danno un’idea dei cambiamenti che stanno interessando i principali ambiti della vita economica, dal mondo del lavoro alla vita in città e alle strutture produttive.

Il lavoro nomade

È un dato di fatto che andare in ufficio o in fabbrica ad orario fisso è un modello sempre meno gradito e sempre meno attuato. Svariate indagini dimostrano che la flessibilità e la libertà offerte dalle postazioni mobili e da un tipo di lavoro autonomo fanno premio sempre più spesso, soprattutto fra i più giovani, anche rispetto ad una carriera programmata con relativi aumenti periodici di stipendio. Di conseguenza, per le aziende, dotarsi di un’organizzazione flessibile del lavoro sarà sempre meno una scelta e sempre più una necessità. Scelta che comporta vantaggi: solo per fare un esempio, l’utilizzo di tecnologie digitali collaborative permette di costruire team più intelligenti e agili a costi più contenuti.

Il rapporto etichetta tutte le nuove forme di lavoro diverse dal modello classico sotto il nome di “lavoro nomade”. Si va dalla cosiddetta gig-economy (economia dei "lavoretti", che comprende lavoratori delle piattaforme online, lavoratori delle ditte appaltatrici, lavoratori a chiamata), particolarmente diffusa in alcune categorie sociali come gli studenti e i pensionati, i dipendenti che lavorano da casa collegandosi online (telecommuter), i collaboratori che hanno contratti individuali generalmente a progetto (professional, detti anche freelance). Una forma di lavoro nomade che sta avendo molto successo è il coworking, che consiste nell’attrezzare dei centri di lavoro e di affittare le postazioni in essi contenute ad un certo numero di aziende terze in misura corrispondente alle loro necessità generalmente variabili e temporanee. Nel 2019 vi erano nel mondo 21.300 centri di coworking con oltre 2 milioni di lavoratori e si prevede che gli utenti diventeranno 5 milioni nel 2022.

Per quanto riguarda i freelance, il rapporto indica che negli Stati Uniti la loro crescita negli ultimi anni è stata tre volte superiore a quella della forza lavoro complessiva. Questo autorizza a pensare che nel 2027 i freelance potrebbero rappresentare più del 50% della popolazione attiva americana.

Estrapolando questi ed altri dati, il rapporto giunge ad affermare che nel 2025 il valore economico di tutte le forme di lavoro nomade potrebbe ammontare circa 375 miliardi di dollari a livello globale.

Le imprese beta

Per le aziende di software è tuttora prassi comune mettere in commercio una prima versione dei loro prodotti chiamata “beta” e destinata a recepire i riscontri ricevuti dai clienti. Per analogia il rapporto definisce "Impresa beta” un’impresa che reagisce in modo incrementale ai cambiamenti e per estensione le aziende per le quali l'innovazione rappresenta il paradigma principale del business. Sono cioè imprese in cui non ha più molto senso fare business plan pluriennali e neppure attuare strategie di solo miglioramento dei prodotti. L’agilità mentale sarà ancora necessaria, ma non più sufficiente, mentre sarà fondamentale ripensare le proprie strutture, ricercare modalità di business più adattive, accettare un certo livello di rischio e soprattutto sfruttare al massimo le possibilità delle nuove tecnologie, soprattutto di rete.

Un caso esemplare di questo approccio è costituito dalla Apple, che nel 2008 non era nemmeno compresa nella lista delle prime 10 imprese americane, mentre nel 2018 è passata al primo posto con 890 miliardi di dollari. Per converso General Electric, che nel 2008 era al secondo posto con 358 miliardi di dollari, nel 2018 è addirittura uscita dalla lista.

Il processo di adattamento all’innovazione può avvenire investendo in strutture interne all’azienda, ed in effetti nel 2018 a livello globale la spesa per R&D è aumentata dell'11,4% raggiungendo il valore record di 782 miliardi di dollari. Tuttavia l’approccio di gran lunga più diffuso e produttivo è quello di importare innovazione dall'esterno investendo in startup selezionate, come testimonia il fatto che a livello globale l'economia delle startup è aumentata del 20% in un solo anno, raggiungendo i 2.800 miliardi di dollari. Per lo stesso motivo nell'ultimo decennio il numero di acceleratori e incubatori di startup si è quintuplicato. Un altro fattore che favorisce lo sviluppo delle startup è la diffusione della mentalità imprenditoriale, qui c’è da osservare che la metà dei nati dopo il 1997 ha dichiarato di vedersi bene nei panni dell’imprenditore.

Le startup che hanno un valore di almeno 1 miliardo di dollari sono chiamate “unicorni”. Attualmente ce ne oltre 200 negli Stati Uniti e altrettanti in Cina, dove peraltro esiste un progetto governativo, chiamato “Iniziativa Greater Bay Area”, mirante a trasformare il delta del Fiume delle Perle in un centro tecnologico e finanziario globale che possa rivaleggiare con la Silicon Valley.

In conclusione, il rapporto prevede che l’ammontare dei capitali investiti in tutto il mondo dai fondatori delle startup raggiungerà nel 2025 il valore di circa 10 miliardi di dollari.

La mobilità avanzata

Per poter far fronte adeguatamente all’aumento futuro del traffico passeggeri e merci e per soddisfare le crescenti esigenze della mobilità urbana sarà necessario sviluppare sistemi più sicuri, adattabili e sostenibili. Per le automobili sono già una realtà le auto elettriche, i servizi di condivisione dei viaggi ed i veicoli a guida autonoma. Nel campo dei droni sta progredendo rapidamente man mano che i progressi nelle batterie, nella miniaturizzazione dei sensori e nella potenza di calcolo li rendono più accessibili.

Per quanto riguarda la micromobilità, l’obiettivo principale è quello di ridurre l’inquinamento, evitare le congestioni di traffico e facilitare gli spostamenti con mezzi leggeri come la bicicletta o lo scooter, che sono più economici e salutari rispetto ad usare la propria auto o prendere un taxi. Il rapporto osserva che nei paesi avanzati gli spostamenti entro un raggio di 8 chilometri rappresentano oltre la metà del totale. Tuttavia si stima che solo il 10% di essi potrà essere presumibilmente cannibalizzato dalle nuove soluzioni di micromobilità. Si tratta comunque di un mercato che nel 2030 varrà circa 500 miliardi di dollari a livello globale.
Per quanto riguarda l’auto si sta assistendo ad un cambiamento epocale nell’atteggiamento dei consumatori, soprattutto più giovani, per i quali l’auto è non è più uno status symbol. Di qui la crescita costante dei servizi di car-sharing e ride-hailing che assicurano la mobilità anche a chi non possiede un'auto contribuendo anche a rendere più fluido il traffico. Gli utenti di servizi di ride-hailing sono in forte aumento: nell'autunno 2018 il 36% degli adulti statunitensi dichiarava di aver usato questo servizio almeno una volta. Per l’Europa si prevede che nel 2020 vi saranno circa 15 milioni di utenti dei servizi di car-sharing.

Per quanto riguarda i veicoli a guida autonoma ci sono già modelli circolanti e tutti i costruttori hanno annunciato programmi di sviluppo. Bisogna però considerare che vi sono cinque livelli di guida autonoma e che solo al livello 5 l’auto è effettivamente in grado di muoversi senza alcuna interazione umana. Oggi siamo nella fase di test dei livelli 3 e 4. Da segnalare che in Russia è già attivo un servizio di taxi senza conducente. Il mercato dei veicoli autonomi vale oggi 54 miliardi di dollari e si stima che nel 2026 arriverà a 557 miliardi di dollari

Nel 2020 si sperimenteranno i primi droni taxi con l’obiettivo di arrivare all’uso commerciale nel 2023. Per quanto riguarda il trasporto pubblico il rapporto segnala che in Europa vi sono attualmente 10 corsie di prova per bus a guida autonoma.

La rurban revolution

L’acronimo “rurban” sta per rural urban e quindi rurban revolution significa in buona sostanza ”portare la campagna in città”. Solo 68 anni fa la popolazione urbana era di 751 milioni. Nel 2018 era di 4,2 miliardi. Entro il 2050 si prevede che si urbanizzeranno altri 2,5 miliardi. Se si pensa che le città coprono solo il 2% della superfice terrestre, si comprende perfettamente il crescente desiderio degli abitanti di ritrovare il contatto con la natura anche all’interno dei microcosmi urbani.
Per soddisfare questo desiderio si vanno moltiplicando nel mondo svariate iniziative. Parigi prevede di rendere verdi 100 ettari di edifici entro il 2020. Londra spera di diventare nel 2050 la prima città-parco nazionale del mondo con più di metà dell'area urbana messa a verde. Singapore convertirà a verde l'80% dei suoi edifici entro il 2030.
Molto utile risulterà coprire di vegetazione i tetti, perché la vegetazione produce ossigeno, migliora l’isolamento termico e riduce l'inquinamento acustico. New York ha appena varato il Green Roof Act che impone di costruire tetti verdi su tutti i nuovi edifici. Amburgo ha iniziato già 2015 una politica di tetti verdi e ad oggi ha coperto di vegetazione il 70% dei tetti idonei. La domanda è in crescita e sta trainando tutto il mercato delle coperture verdi che nel periodo 2018-2022 crescerà mediamente del 19% all’anno.

Altro fatto nuovo è che si sta sviluppando la produzione alimentare in città, che elimina la necessità di trasporto a lunga distanza con annessa refrigerazione e inoltre soddisfa la dichiarata preferenza dei consumatori per i prodotti locali. In questo settore la tecnica preferita è quella dell'agricoltura verticale in cui il cibo viene prodotto all'interno di capannoni utilizzando una serie di ripiani sovrapposti. Si stima che entro il 2023 il mercato di queste fattorie verticali varrà oltre 6 miliardi di dollari. Fra le aziende che più stanno investendo in questo settore il rapporto cita Plenty, IKEA, AeroFarms e Bowery Farming.

La fabbrica intelligente

Si possono definire intelligenti le fabbriche in cui al processo produttivo vengono applicate tecnologie digitali finalizzate ad ottenere sistemi flessibili in grado di ottimizzare automaticamente le prestazioni in funzione di nuove condizioni operative, in particolare rispondendo più velocemente alle esigenze del cliente. Le fabbriche intelligenti danno importanti vantaggi in termini di minori costi, miglioramento dell'efficienza, aumento dei rendimenti, personalizzazione di massa e, soprattutto, di nuovi modelli di business. I settori in cui questa evoluzione sta avanzando più rapidamente sono quelli automobilistico e farmaceutico.

Un aspetto critico è dato dalla crescita esponenziale del volume dei dati da trattare. Si è pertanto iniziato a lavorare per rendere commercialmente disponibile una prossima generazione di supercomputer, i computer quantici. Parallelamente crescerà anche il volume di dati scambiati in rete. Si prevede che nel 2021 verrà generato un traffico IP globale di 20 Zettabyte (miliardi di Terabyte).
Ci sarà anche bisogno di un numero adeguato di sensori intelligenti: il rapporto stima che entro i 2025 ne saranno installati 75 miliardi.
Per quanto riguarda i mercati connessi, il rapporto fornisce i seguenti dati:
  • L'intelligenza artificiale applicata alla produzione industriale nel 2035 potrebbe contribuire all’economia mondiale per circa 4.000 miliardi di dollari.
  • Il mercato della robotica industriale continua a crescere. Nel 2018 sono stati venduti nel mondo 384.000 robot industriali.
  • La spesa globale per la stampa 3D (inclusi hardware, materiali, software e servizi) è stata nel 2019 di 13,8 miliardi di dollari con un aumento del 21,2% rispetto al 2018. Entro il 2022 si prevede una spesa di 23 miliardi di dollari quindi con un tasso di crescita medio annuo del 19%.
  • Il mercato dell'informatica quantistica diventerà un'industria da miliardi di dollari tra il 2020 e il 2030. Gli esperti stimano un mercato di 10 miliardi di dollari entro i prossimi dieci anni e 60 miliardi di dollari nel 2035.

I colleghi avatar

Oggi i robot sono in grado di riconoscere voci, volti ed emozioni, interpretare schemi e gesti vocali e persino stabilire contatti visivi, e la loro capacità di imparare, percepire e agire aumenterà ancora. Si utilizzano robot per pulire le finestre dei grattacieli, ispezionare le linee elettriche, consegnare pacchi, servire i clienti dei ristoranti e passare l'aspirapolvere in casa. I robot cioè eseguono compiti di più basso livello, consentendoci così di concentrarci su compiti che richiedono creatività, empatia e giudizio.
L’impiego su larga scala dei robot genererà maggiore produttività, maggiore crescita economica, migliori prestazioni e nuova prosperità. Ma richiederà anche un cambiamento nelle competenze dei lavoratori umani.

Nel 2016 la densità media dei robot nel mondo era di 74 robot ogni 10.000 dipendenti. Un anno dopo questo valore era diventato 85. In particolare nel 2017 la Corea del Sud contava ben 710 robot industriali ogni 10.000 dipendenti per effetto di una loro introduzione massiccia nell’industria elettronica. Il mercato della robotica sta crescendo in modo significativo ed è previsto che raddoppierà le sue dimensioni dal 2017 al 2021, anno in cui raggiungerà il valore di 41 miliardi di dollari.

La diffusione della robotica non potrà non impattare sensibilmente sulla forza lavoro. Nei paesi avanzati si dovrebbero perdere il 14% dei posti di lavoro e per un altro 32% il loro contenuto dovrebbe cambiare in modo sostanziale. Si prevede che entro il 2030 quasi la metà dei lavoratori in Giappone e un terzo in Germania e negli Stati Uniti dovranno cambiare occupazione. I settori più colpiti saranno quelli che oggi comportano attività ripetitive e pesanti, come i trasporti e la logistica.

Tuttavia si ritiene che la maggior parte dei posti di lavoro non scomparirà, ma piuttosto vedrà i robot affiancarsi ai lavoratori umani in veste di colleghi e assistenti. Questa nuova solidarietà uomo-macchina sposterà il valore futuro delle competenze. Si prevede che entro il 2022 gli algoritmi e le macchine daranno un contributo medio del 57% in termini di ore complessive lavorate. Pertanto l'abilità soft più richiesta in futuro sarà la creatività, intesa come capacità di risolvere i problemi in modo originale, cosa che le macchine non possono (ancora) eseguire facilmente. Diverrà anche indispensabile realizzare programmi di apprendimento permanente per tutta la durata della vita lavorativa.

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