La percezione della trasformazione digitale

L'indagine "Retail Transformation", riguardante i cambiamenti avvenuti a pressoché tutti gli aspetti della vita quotidiana dall’applicazione delle più recenti tecnologie digitali costituisce un elemento di riflessione sulle prospettive di crescente cambiamento.

Giovanni Caraffini 

Socio e proboviro ALDAI Federmanager
La scelta del titolo “Retail Transformation” (letteralmente "Trasformazione al dettaglio") sta a indicare che l’indagine Digital Transformation Institute e CFMT si è concentrata sulla percezione del cambiamento da parte degli utenti. Le tecnologie considerate sono quelle oggi di fatto applicate, e cioè Big Data, Internet of Things, Blockchain, Social Media, Intelligenza Artificiale.
Le caratteristiche peculiari della trasformazione digitale sono:
  • la trasformazione rappresenta un cambiamento radicale in grado di spostare le leve di valore e di scelta;
  • la trasformazione è esogena, cioè non dipende da scelte individuali, ma di contesto e di sistema,
  • la trasformazione impone una verifica costante sul senso di ciò che si fa.
I soggetti intervistati hanno mostrato di avere un atteggiamento in media decisamente positivo verso la trasformazione digitale ed i suoi effetti, ma anche una palese difficoltà a comprendere con sufficiente profondità le tecnologie che pur usano, esponendosi tra l’altro anche a diversi rischi di truffa. Ciò sarebbe alla base, tra l’altro, di un incipiente ma già abbastanza netto "gap" che si sta verificando fra le classi agiate e quelle disagiate, soprattutto riguardo alla capacità di cogliere e sfruttare le opportunità generate dallo sviluppo tecnologico.

Passando al piano industriale, la ricerca fa notare come la diffusione della tecnologia digitale non avvenga più come nel passato a partire dalle aziende, bensì partendo dall’uso individuale delle tecnologie, della rete e delle piattaforme per poi investire la dimensione lavorativa, professionale e di business.

Per quanto riguarda il contesto, da un lato vi è stata la formidabile ascesa dei fornitori di servizi digitali di rete, dall’altro si evidenza il forte ritardo con cui il sistema paese, buon ultimo in Europa, sta provvedendo ad adeguare infrastrutture, sistema formativo e strutture di ricerca alle impellenti necessità della trasformazione digitale.

Da parte loro, d’altronde, anche le aziende non brillano: secondo le imprese ICT il 30% delle aziende loro clienti mancano perfino delle competenze digitali di base, ed il 60% degli enti che operano nella pubblica amministrazione, nella sanità e nell’istruzione dichiarano di avere un insufficiente livello di cultura digitale.

Le tecnologie attualmente più usate nelle aziende (ma in meno della metà) sono i social media e il Big Data; nei prossimi tre anni si pensa ad introdurre anche l’IoT.

Sul piano generale è emersa la nuova tendenza, significativamente evidente anche nei più giovani (generazione Z), ad evitare la fuga nel digitale fine a se stesso, ma di considerare anche l’opportunità di usarlo per migliorare la fruizione di alcuni aspetti della vita tradizionali che conservano ancora il loro fascino. Un esempio fra tutti, quello del negozio fisico in concorrenza con gli acquisti on-line. Quest'ultima opportunità è ancora poco considerata, ma secondo la ricerca potrebbe comportare interessanti sviluppi di business.

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