L’industria chimica in Italia
Competitiva e resistente alla crisi
Emerge un quadro positivo e vincente dell’industria chimica nel nostro Paese. La dettagliata relazione frutto di un’analisi approfondita e scientifica di Federchimica pone l’accento sull’indiscussa capacità da parte dell’industria chimica italiana di oggi di resistere tenacemente alla crisi.Chiara Tiraboschi
Giornalista
Responsabile Servizio Comunicazione e Marketing ALDAI
Con le sue 2.740 imprese, l’industria chimica realizza in Italia un valore della produzione pari a circa 52 miliardi di euro impiegando ben 109 mila addetti. Secondo l’indicatore sintetico di competitività elaborato dall’Istat sulla base di quattro indicatori (rapporto tra produttività e costo del lavoro, la reddittività, la propensione all’export e la quota di imprese innovative) la chimica è infatti in cima alla classifica, insieme alla farmaceutica. Un risultato importante, reso possibile soprattutto grazie all’export, che rappresenta ormai il 52% del fatturato delle imprese chimiche. Un ruolo fondamentale che ha rappresentato, e continuerà a rappresentare, un importante fattore di crescita per il settore. Nello specifico, l’analisi realizzata da Federchimica conferma come la chimica abbia ritmi di espansione dell’export superiori alla media del manifatturiero italiano:
- +21% a fronte del +14% nel periodo 2007-2015;
- +0,6% nei primi mesi del 2016 a fronte del +0,2% dell’industria a valore (e anche di più nei volumi).
Risultati fortemente incoraggianti e senz’altro positivi che vanno però a discapito di un contesto mondiale non particolarmente favorevole, soprattutto se si considera che la chimica cinese pur continuando a crescere registra comunque tassi ridotti rispetto al passato. Se da un lato la situazione europea potrebbe definirsi di sostanziale stagnazione, dall’altro la performance all’export della chimica italiana risulta essere tra le migliori se messa confronto con i principali produttori europei: dal 2010 infatti l’Italia è seconda solo alla Spagna.
In particolare – riporta la ricerca – i settori della chimica fine e specialistica mostrano un surplus commerciale in continua espansione dal 2010 e che nel 2015 ha raggiunto quasi i 2,8 miliardi di euro. Questa forte capacità di presidiare in modo costante i mercati esteri è il risultato di un processo di innalzamento tecnologico dei prodotti, tesi confermata anche dalla forte crescita dei valori medi unitari (+14,5% dal 2010), ben superiore a quella dei prezzi (8,7%). Alla base di tutto questo, è importante sottolineare come l’industria chimica si possa definire un’infrastruttura tecnologica: l’innovazione generata da questo settore ha infatti rilevanti effetti che si ripercuotono su tutta l’economia del Paese in termini di miglioramento della produttività, della competitività, dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale, in particolare nei settori portanti del Made in Italy. Strategica e determinante è anche l’importante sinergia che si è instaurata tra la qualità e l’innovatività delle relazioni industriali da una parte e il clima sociale che esse hanno garantito dall’altra. Un connubio imprescindibile che rappresenta indubbiamente uno degli aspetti primari e più significativi che caratterizza l’industria chimica di oggi. La centralità delle relazioni industriali, anche attraverso il CCNL, non si è limitata a generare un cambiamento che possiamo senza ombra di dubbio definire anche culturale, ma ha accelerato l’affermarsi di strumenti settoriali di responsabilità sociale come Fonchim, il Fondo settoriale di previdenza complementare e Faschim, l’analogo per l’assistenza sanitaria. L’industria chimica per le sue caratteristiche di complessità deve, però, poter operare con un quadro di riferimento il più possibile certo nelle normative e nell’applicazione delle stesse. Questo aspetto non è affatto secondario, al punto che molto spesso rischia di rivelarsi un “fardello” alquanto pesante. In Italia infatti ha ripercussioni tangibili e concrete sull’operatività delle imprese sul quale ha innegabili conseguenze la situazione non sempre facile del quadro politico ed economico mondiale.
01 novembre 2016