Formazione sul Mercato Finanziario e commenti del mese sull'andamento dei mercati
Dario Viganò, referente del Servizio Finanziario di Federmanager Como offerto ai Soci, questo mese affronta il tema: “CONSIDERAZIONI SULL’ ORIZZONTE TEMPORALE”, ci offre anche un commento sull’andamento finanziario dei mercati.
Cose da sapere su: Orizzonte temporale
Quando si investe, le strategie per cui si può optare sono
molto varie, ma è difficile trovarne una che offra le stesse garanzie di
protezione della scelta di un orizzonte temporale sufficientemente lungo.
Quando si pianifica un investimento (finanziario,
immobiliare o altro) una delle prime cose da chiarire è il lasso di tempo
entro il quale si ha la possibilità di mantenerlo.
Molto spesso i risparmiatori non tengono in considerazione
questo fattore quando operano le proprie scelte di investimento.
Un errore piuttosto diffuso è quello di non capire cosa si
intende per “orizzonte temporale”. La maggior parte delle persone ritengono che
esso sia semplicemente un arco generico di tempo all’interno del quale è
ragionevole aspettarsi dei risultati. Purtroppo, se non si capiscono bene le
conseguenze dell’orizzonte temporale sugli investimenti il concetto, rischia di
restare indefinito e questo porta a fare delle scelte sbagliate.
Alcuni vantaggi di investire nel lungo termine
- Diventa più semplice controllare le proprie emozioni. Si può
vivere il proprio investimento con più serenità senza dover monitorare in
continuazione le performance o occuparsi della volatilità di breve termine.
- Ci si può avvantaggiare della composizione degli interessi.
Quando si reinvestono i rendimenti ottenuti, le prospettive di rendimento
aumentano nel tempo, andando a creare un extra-rendimento che diventa più ampio
più è lungo l’orizzonte temporale.
- La strategia di investimento diventa più semplice e lineare,
perché ci si può concentrare sulle tendenze macroeconomiche di medio-lungo
termine. Costruire un processo che ci permetta di speculare sulle fluttuazioni
di breve periodo è infatti più complesso, ma soprattutto più costoso.
Una volta stabilito l’orizzonte temporale, è fondamentale mantenere gli obiettivi sul portafoglio. L'azionario in questo momento può dare rendimenti positivi, soprattutto per il perdurare della crescita economica. Dopo anni di crescita dei mercati è lecito anche attendersi un aumento della volatilità; uno strumento come il piano di accumulo è adatto per mitigare l'oscillazione dei prezzi.
Da considerare sempre l’opportunità di sfruttare eventuali cali di quotazioni
per ribilanciare il portafoglio adeguandolo al nuovo scenario di mercato
attraverso la diversificazione tra aree geografiche, settori e soluzioni di
investimento.
Nel mondo, la porzione di ricchezza investita in azioni è
aumentata dal 39% del 2011 al 43% del 2016; in Italia oggi la ricchezza risulta
equamente distribuita tra azioni (33%), obbligazioni (32%) e depositi (35%).
Commenti sull’Andamento Finanziario di Settembre 2018
Le variabili che hanno condizionato fin qui l'andamento
dell'anno sono state le seguenti: politiche del presidente USA in materia di
dazi, aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, incertezze politiche in
Europa.
I dazi hanno avuto l'effetto di indebolire i mercati
emergenti ed il mercato europeo. E' ovvio che tali politiche danneggino i paesi
esportatori a favore degli Stati Uniti, paese fortemente consumatore.
L'aumento dei tassi di interesse in USA, ha provocato uno
spostamento di capitali dai paesi emergenti verso i titoli di stato americani
che ora pagano a 10 anni il 3% ca e a 2 anni il 2,75% ca. Sono previsti altri
aumenti dei tassi data la forza dell'economia americana, spinta
dall'alleggerimento fiscale promosso da Trump. Wall Street è uno dei pochi
mercati che ha guadagnato bene da inizio anno, mentre il dollaro è vicino allo
stesso livello di inizio 2018 (Eur/Usd 1,17) dopo essersi svalutato nei primi
mesi fino a 1,25.
Le incertezze politiche italiane hanno determinato l'aumento
dello spread. Il mercato italiano è stato fortemente penalizzato perdendo fino
al 20% del valore dai massimi di maggio; ora ci troviamo negativi da
inizio anno. I titoli di stato hanno accusato perdite anche superiori al 5% del
loro valore. In questo contesto gli investimenti obbligazionari in generale
hanno avuto rendimenti negativi.
Siamo tuttora in un contesto caratterizzato da solida crescita economica a livello globale, inflazione modesta e tassi di interesse reali bassi o negativi.
Un ciclo economico ormai maturo, la graduale normalizzazione
in ambito monetario e la crescente incertezza politica fanno tuttavia prevedere
un aumento della volatilità rispetto a quella a cui siamo stati abituati negli
ultimi anni. Pertanto, occorrerà una grande abilità nel distinguere tra vincitori
e vinti ai fini dell’asset allocation.
Guardando ai prossimi mesi, se da un lato è improbabile che le tensioni commerciali si allentino e che la Fed arresti il ciclo di rialzo dei tassi a breve termine, dall’altro non vediamo le condizioni per una significativa decelerazione della crescita globale.
Per i mercati emergenti i rischi ci sembrano più
idiosincratici (legati ad Argentina, Turchia e in parte Brasile) che non
sistemici. L’andamento degli utili potrebbe sostenere i mercati azionari anche
nei prossimi mesi e favorire le azioni rispetto alle obbligazioni. Allo stesso
tempo, sui mercati obbligazionari la recente sotto-performance del credito non
è episodica, ma probabilmente sarà destinata a caratterizzare anche i prossimi
trimestri.
Sul fronte europeo, il mutamento delle dinamiche politiche in Italia ha sollevato diverse importanti questioni di natura fiscale per l’economia italiana e per le valutazioni dell’intera Eurozona. L’Italia è un’economia sufficientemente grande, con un mercato obbligazionario abbastanza ampio da rappresentare un rischio sistemico per il resto dell’Unione europea e dell’area Euro.
Le pressioni che i mercati hanno esercitato sul governo
italiano potrebbero verosimilmente costringerlo a rispettare in qualche misura
le regole fiscali dell’Unione europea. I premi al rischio sui titoli italiani
sono piuttosto alti e se il governo tornerà sui propri passi e perseguirà
politiche più appropriate gli asset locali potrebbero recuperare.
Gli ottimisti farebbero notare che l’economia globale gode
ancora di ottima salute: non solo il rallentamento dell’attività economica da
inizio anno si è attenuato, ma l’economia statunitense è chiaramente in fase di
rilancio con l’occupazione ai massimi.
ITALIA:
Giovedì 27 settembre
il governo ha presentato l’aggiornamento del DEF: 2.4% di deficit/GDP per il
2019, ma anche per il 2020 e 2021.
Fattori critici:
- La credibilità del ministro dell'Economia: Giovanni Tria ha dato grande visibilità alla sua determinazione nel voler contenere significativamente le pulsioni allo stimolo fiscale delle forze di governo. Livelli tra 1.6% e 1.9% sono stati ripetutamente riportati dai giornali come conseguenti alla volontà del ministro di dare un segnale di stabilità e di forte gradualità nell’implementazione del programma di governo. In occasione di presentazioni a importanti investitori globali, Tria si è mostrato estremamente deciso e convinto di poter tenere il disavanzo nell’intervallo 1.6%-1.8%.
- Il circolo vizioso: l’allargamento spread e l’impatto sulla solidità del sistema bancario. Per dare qualche punto di riferimento: secondo una recente analisi, le banche più importanti avevano 181 MLD EUR di titoli di stato italiani nel loro stato patrimoniale. Un aggravante tecnica è rappresentata dal fatto che oggi è l’ultimo giorno del trimestre ed è sulla chiusura di stasera che verranno presi alcuni dati per le trimestrali. Mentre scrivo l’indice FTSE All-Share Banks sta perdendo l’8% (vs il -4.1% del FTSE MIB), lo spread a 270 punti...
- Preoccupa la potenziale reazione delle agenzie di rating,
anche perché l’aggiornamento del DEF ribadisce un obiettivo di deficit stabile
nel tempo, un 2.4% per i prossimi 3 anni che non sembra poter coesistere con
l’ambizione di far scendere il rapporto debito/PIL. L’agenzia di Rating Moody’s
(attualmente Italia: Baa2 e sotto revisione per downgrade) si è data fine
ottobre come scadenza, attendendo di poter visionare la Finanziaria, che deve
essere presentata a Bruxelles entro il 15 ottobre. S&P (attualmente BBB,
stabile) ha in agenda la sua periodica revisione per il 26 ottobre...