La crisi della Wärtsilä Italia: situazione grave per l’industria di Trieste

La ex "Grandi motori" potrebbe cessare la produzione di motori

Stabilimento di Wärtsilä Italia a Trieste

Trieste potrebbe perdere la sua ex “Grandi Motori”. Il 14 luglio u.s. il gruppo Wärtsilä ha comunicato l’intenzione di cessare la produzione dei motori nello storico sito di Bagnoli della Rosandra per centralizzare il tutto a Vaasa, in Finlandia: sono 451 gli esuberi, sul totale dei 973 dipendenti di Trieste. 
A seguito di questa decisione verrebbe a mancare totalmente la fase produttiva dei motori diesel di grande dimensione in Italia. 
A catena vanno a rischio anche i lavoratori dell’indotto, che sono stimati in alcune centinaia. Una nuova, gravissima, crisi che va a pesare sull’industria cittadina e del Fvg. La presenza del gruppo finlandese a Trieste si fonda anche su un contesto industriale favorevole, basti pensare ai rapporti con Fincantieri che con le sue navi da crociera è uno dei principali suoi clienti e, inoltre, in Italia i costi di produzione sono molto competitivi. 
E allora quale sarebbe il vantaggio economico di spostare la produzione a Vaasa? La decisione del management di Wärtsilä non sembra essere dovuta a voler ottenere risparmi produttivi ma appare più una volontà politica di voler utilizzare in pieno il nuovo centro di innovazione e produzione (“Smart Technology Hub”), inaugurato lo scorso 2 giugno in Finlandia (Vaasa) dove Wärtsilä ha investito 83 milioni di euro. 
Lo stabilimento triestino ha ottenuto negli anni, significativi risparmi produttivi portando innovazione e digitalizzazione, attraverso anche la fattiva collaborazione con l’Università di Trieste e di Udine e di altre Istituti e realtà locali. Non a caso il mondo economico ha reagito molto “freddamente” all’annuncio di Wärtsilä: infatti il valore delle sue azioni hanno, lo stesso giorno, perso alcuni punti per poi riacquistarne mezzo nei giorni successivi. 
Per me che ho iniziato e finito la mia attività lavorativa in questa grande e storica realtà del nostro territorio è stato un colpo al cuore; infatti, come giovane ingegnere, sono entrato nel 1980 alla “Grandi Motori Trieste” per terminare la mia carriera nel 2019 come dirigente nella Wärtsilä.
Assemblea dei lavoratori Wärtsilä davanti all'ingresso dello stabilimento

Assemblea dei lavoratori Wärtsilä davanti all'ingresso dello stabilimento

Per capire cosa significa per Trieste questa “crisi industriale” bisogna sapere che la Wärtsilä Italia S.p.A. affonda le proprie radici nella “Grandi Motori Trieste”, complessa realtà aziendale nata alla fine degli anni Sessanta in un fervente panorama economico-industriale. È il 1966 quando la Fiat Torino firma un accordo con l’IRI e decide di dar vita ad una fabbrica destinata alla produzione di motori diesel di grandi dimensioni nei pressi del capoluogo giuliano. 
Nasce così la “Grandi Motori Trieste” (GMT): una joint venture in cui confluiscono le risorse della “Fiat Grandi Motori” di Torino, della” Ansaldo Meccanico” di Genova, della “Fabbrica Macchine di Sant’Andrea” (FMSA) e dei “Cantieri Riuniti dell’Adriatico” (CRDA) di Trieste. In questa nuova realtà si fondono e si concentrano, quindi, importanti fabbriche tradizionalmente specializzate nella realizzazione dei motori diesel sin dal 1835. 
Questa nuova realtà industriale occupava a quel tempo circa 3000 addetti. La joint venture tra Fincantieri (“Grandi Motori Trieste”) e la multinazionale Wärtsilä Diesel prende corpo dall’aprile del 1997 e nel 1999 l’acquisizione della GMT viene portata a termine, completando la totale privatizzazione della fabbrica. In quegli anni noi dipendenti della GMT abbiamo avuto modo di percepire di essere inseriti in una grande realtà internazionale incontrando nuovi colleghi che, operando in più di 70 paesi nel mondo, si diversificavano per nazionalità, cultura, lingua, tradizioni, religione, etc.: era iniziata una nuova epoca e una grande sfida per tutti noi dipendenti: il passaggio da una Azienda Nazionale IRI ad una Azienda Internazionale privata. 
Tutto questo per dire che questa inaspettata e critica situazione che si è venuta a creare nella Wärtsilä Italia è da considerarsi non solo come una grave perdita di posti di lavoro ma il ridimensionamento e forse la possibile “cancellazione” di una fabbrica che ha una storia che proviene da aziende esistenti nel territorio da secoli, di una storia di know-how nella costruzione dei motori che è antichissima e di una realtà industriale che è la più grande che esiste in Europa nella costruzione dei motori (attualmente 300.000 mq. di cui 100.000 coperti): un grande patrimonio che non può essere disperso.
 Federmanager FVG sin dal primo giorno si è subito schierata a supporto dei lavoratori e delle lavoratrici ed a fianco delle Istituzioni per trovare una soluzione alla crisi, prodigandosi, per quanto possibile, su tutti i tavoli istituzionali e locali per cercare la soluzione più idonea a questa inaspettata crisi sociale ed economica che si è venuta a creare. 
In questo periodo il Presidente Daniele Damele ha partecipato insieme a numerosi associati e consiglieri del Consiglio Direttivo a tutte le manifestazioni indette dai sindacati e si è anche recato, insieme a me, al presidio organizzato, sin dal primo giorno, sui cancelli dello stabilimento di Bagnoli per portare la nostra solidarietà e vicinanza, ma soprattutto la nostra piena adesione alle rivendicazioni presentate dalle maestranze. 
È importante, inoltre, considerare che Wärtsilä è solo l’ultimo di un capitolo di una lunga crisi della manifattura giuliana, che è iniziato negli anni Settanta e solo in questo ultimo anno, si stima, che saranno cancellati a Trieste più di 1.300 posti nell’industria di cui 1.000 alla Wärtsilä tra diretti e indiretti.
Federmanager FVG in piazza Unità con le maestranze di Wärtsilä

Federmanager FVG in piazza Unità con le maestranze di Wärtsilä

Questa situazione avrà una ricaduta negativa anche su tutti i giovani laureati del nostro territorio, in particolare ingegneri ma non solo, che non avranno più uno sbocco professionale di altissimo livello formativo come è stato, fino ad oggi, per numerosi di loro. Per ultimo è da considerare positivamente la reazione compatta ed immediata avuta da parte di tutti le Istituzioni nazionali e locali a salvaguardia dei posti di lavoro e dell’industria regionale così come è stata sorprendente la mobilitazione di tutta la città, in maniera trasversale e unitaria come non si vedeva da molto tempo: ne è testimonianza la numerosa partecipazione della gente comune alle manifestazioni indette dai sindacati. Ora le speranze sono rivolte alla nuova convocazione al tavolo del MISE di Azienda e sindacati, per il prossimo 7 settembre, da parte del ministro Giorgetti a difesa dei posti di lavoro e di una sede industriale strategica per l’economia regionale e nazionale. 
La strada sarà tutt’altro che in discesa ma che va percorsa tutta fino in fondo. Attualmente, visto che sembra che il Management di Wärtsilä non abbia alcuna intenzione di cambiare la sua strategia, le Istituzioni nazionali e locali stanno pensando di percorrere la via della “nazionalizzazione” anche in considerazione che la produzione di questo tipo di motori per applicazioni navali, peraltro anche “militari”, e per produzione energetica sono da considerarsi un asset strategico per l’Italia. 
Questa strada, sicuramente da approfondire ed intraprendere, necessita però di tempi lunghi sia per avere le autorizzazioni in sede Europea, sia per risolvere le problematiche relative ai brevetti e/o licenze necessari per poter produrre motori di tali dimensioni in maniera autonoma.
Carlo Minisini 
Consigliere Direttivo Federmanager FVG