Costruiamo insieme il nostro futuro
Competenza, professionalità, responsabilità ed etica sociale, sono gli ingredienti che la classe dirigente vuole mettere a disposizione del Paese per imboccare la via della crescita.
Sintesi intervento d’apertura del Presidente Giorgio Ambrogioni all’Assemblea CIDA
Un Paese a crescita lenta
Care Colleghe e Cari Colleghi,
benvenuti all’Assemblea CIDA, profondamente innovata nella sua composizione e nel suo ruolo: per farne la sede di indirizzo politico sindacale, nonché lo strumento in grado di realizzare un efficace radicamento territoriale ed un raccordo interattivo e virtuoso tra le CIDA regionali e le Associazioni territoriali delle Federazioni associate.
Oggi apriamo questa Assemblea con una tavola rotonda ricca di stimoli ed indicazioni. Da tempo nel Paese si è aperto un ampio dibattito sulla esistenza o meno di una classe dirigente responsabile, competente, etica, attenta all’interesse generale, capace di esprimere una visione ed una idea di Società.
Così come avvenne nella fase post bellica, ove una classe dirigente sobria, fiera di assumere rischi e responsabilità, dedita, per prima, a dare il buon esempio, rese possibile il miracolo economico. Oggi noi siamo qui per ribadire e dimostrare che, per quanto ci riguarda, questa classe dirigente c’è, avverte fino in fondo le proprie responsabilità professionali e sociali, accetta le sfide competitive dell’economia globalizzata e cerca di declinarle con una visione orientata al bene comune ed alla giustizia sociale.
Nel settore privato tutte le più recenti indagini dimostrano come le imprese a presenza manageriale, nonostante la lunga crisi, siano cresciute ed internazionalizzate, abbiano fatto registrare valori positivi in tutti gli indicatori economici e finanziari, ma siano anche le più attente alla gestione e valorizzazione del capitale umano, si pongano il problema di affermare una moderna e partecipativa cultura d’impresa, sperimentano forme avanzate di relazioni industriali e di welfare aziendale.
C’è bisogno di una nuova politica industriale, di una riforma del sistema tributario, di privatizzare tutto ciò che non è veramente strategico, di nuove liberalizzazioni, di investimenti infrastrutturali materiali ed immateriali, di politiche ambientali, turistiche e agroindustriali. C’è bisogno di contrastare il processo di de-industrializzazione, ed una strisciante cultura anti-industria; c’è necessità di più ricerca, di un maggiore raccordo tra sistema educativo e sistema produttivo. Occorre una rilettura del nostro sistema di protezione sociale per renderlo giusto e sostenibile. Un sistema che confermi il suo impianto solidaristico, ma senza approcci ideologici ed iniquamente redistributivi. C’è bisogno di realizzare tagli mirati alla spesa pubblica, di razionalizzazioni coraggiose, di semplificazione amministrativa, di stimoli ed incentivi fiscali alla sussidiarietà, alla previdenza integrativa a capitalizzazione. C’è bisogno di più Europa per fronteggiare insieme le crisi.
Su ognuno di questi temi, abbiamo idee, competenze ed esperienze da offrire: se per fare tutto ciò, per costruire il nostro futuro bisogna lavorare assieme, la CIDA e la dirigenza che ClDA rappresenta ci sono e sono pronti a dimostrare il loro valore.
Massimiliano Cannata
Giornalista professionista esperto di social innovation e cultura manageriale
Se vogliamo davvero ripartire dobbiamo riempire il futuro di progetti, idee e attività, per ricostruire insieme un percorso di crescita a partire da un’adeguata valorizzazione della classe dirigente, che possiede i requisiti di competenze e di know how per essere catalizzatrice del cambiamento.
CIDA vuole essere punto di riferimento dei diversi settori della dirigenza in una logica inclusiva, atta a diffondere la presenza e la cultura manageriale in tutto il nostro sistema economico. Sono, infatti, le imprese (come dimostrano le ricerche più recenti) che fondano le loro attività su un significativo apporto manageriale, le realtà che meglio hanno retto l’impatto della crisi, che si sono internazionalizzate di più e che hanno saputo valorizzare il loro capitale umano”.
Le parole di Giorgio Ambrogioni, presidente CIDA, enucleano il messaggio di fondo che è arrivato dall’Assemblea che si è svolta il 29 e il 30 aprile 2016 presso lo Sheraton Golf Parco de’ Medici di Roma, per la prima volta “allargata”, in virtù della nuova composizione definita dallo Statuto approvato lo scorso dicembre, ai componenti dei Consigli Regionali. “Una modifica statutaria importante – prosegue Ambrogioni – che tramuta l’Assemblea in uno strumento in grado di realizzare una sinergia molto forte tra le CIDA regionali e le Associazioni territoriali delle Federazioni associate che diventano protagoniste, con il risultato di valorizzare i diversi contesti produttivi, da Nord a Sud”.
Hanno partecipato al dibattito Linda Lanzillotta, vice presidente del Senato, Giampaolo Galli, economista e componente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati e il sociologo Giuseppe Roma.
Un Paese a crescita lenta
Il 2015 ha segnato – osserva Giuseppe Roma – comunque un punto di svolta nella situazione economica italiana, troviamo finalmente un segno “+” davanti al Pil. Tuttavia quanto si è perso con la crisi, configura un’Italia molto diversa da quella del 2008: oggi ci troviamo con oltre l’8% di Pil ed il 4% di occupati in meno. Quello che colpisce maggiormente è la lentezza nel recupero di capacità produttive, cui si aggiunge la scarsa propensione all’innovazione del sistema economico, che ha comportato un impatto negativo sulle condizioni sociali. Nel 2004 il reddito disponibile pro-capite italiano era in linea con quello dell’Eurozona, oggi si attesta su livelli inferiori dell’11%”. Siamo un Paese lento, senza un progetto ambizioso, ha concluso Giuseppe Roma
Dobbiamo, dunque, accontentarci di navigare “nel limbo” dello zero virgola? “Più innovazione, più investimenti sulle infrastrutture maggiore spazio alla ricerca – sono gli strumenti da mettere in campo per Giampaolo Galli, che da tempo denuncia nei suoi scritti i mali di una “democrazia non decidente”. “Il nostro è un Paese bloccato da un sistema politico-amministrativo che ingessa attività e processi. Non decidendo non si consente alle aziende di competere, né di superare una certa soglia dimensionale, con le conseguenze che tutti conosciamo sul piano della competitività”. L’utilità delle riforme diventa in questa dinamica fondamentale.
Per Giampaolo Galli è fondamentale tornare a decidere in questo Paese, così come bisogna avere il coraggio di ridurre il debito pubblico e la differenza fra il costo aziendale e il netto in busta paga dei lavoratori e dei manager.
Il Jobs Act con le misure di riduzione del cuneo fiscale e di decontribuzione ha dato una spinta, così come la riforma delle banche. Inutile aspettarsi che una legge possa invertire del tutto la tendenza del mercato del lavoro. Siamo di fronte a un mutamento del capitalismo, qualità, digitalizzazione dei processi, circolazione delle conoscenze sono gli aspetti chiave su cui occorrerà impostare una nuova politica industriale.
A fronte delle tante emergenze, come già detto nella relazione del Presidente CIDA, appaiono troppo timidi gli obiettivi del DEF. Con un Pil di fatto bloccato nel prossimo triennio e una quasi impercettibile riduzione della pressione fiscale dal 42,6% del 2016 al 41,6% prevista per il 2019 non c’è da stare allegri. I numeri del saldo crescente dall’1,6% del 2015 al 3,6% del 2019 fanno inoltre pensare a nuovi possibili tagli, mentre appaiono particolarmente modesti i proventi da privatizzazioni da 0,4% del Pil del 2015 al 0,3% del 2019.
Una cosa è certa: con un’economia asfittica, diventerà decisiva l’utilizzazione oculata delle risorse pubbliche, sprechi non ne sono più ammessi.
Questione su cui si è soffermata Linda Lanzillotta, nella doppia veste di vice Presidente del Senato e di manager che ha ricoperto diversi incarichi anche nel mondo privato. “Se non si spende bene il denaro pubblico, si finisce per essere preda delle lobbies e del malaffare, con conseguente grave discredito per le istituzioni. Lampante l’esempio della sanità: l’errata riforma del titolo V che ha portato all’applicazione di un federalismo fiscale male interpretato ha portato alla crescita abnorme della spesa, generando un’escalation di cattiva gestione, scarsa trasparenza e corruzione, che costituiscono una morsa che sta soffocando lo Stato e la società civile. Apprezzo la meritocrazia e la responsabilità sociale dei manager – conclude Linda Lanzillotta – per un progetto collettivo di rilancio del Paese. Dobbiamo applicare metodi manageriali per razionalizzare la spesa pubblica, per combattere la corruzione, per semplificare le leggi e creare efficienza a favore dei cittadini e delle imprese.
Nella sessione assembleare del sabato è stato fatto il punto su quanto realizzato per riaccreditare CIDA a livello istituzionale ed accrescerne il valore nei confronti delle Federazioni associate.
Politica economica, welfare, fisco (tema finalmente tornato al centro del dibattito politico, come emerge dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio) e valorizzazione del ruolo dirigenziale, sia nel pubblico sia nel privato, sono i filoni “core” per la Confederazione. Dall’Assemblea sono venute indicazioni operative ed una forte sollecitazione ad investire in comunicazione interna ed esterna.