Lavoro: CIDA, formazione e politiche attive contro la disoccupazione
Senza un utilizzo massiccio di politiche attive del lavoro, di un’azione riformatrice per quelle passive e di adeguati piani formativi, sarà difficile gestire la grave crisi occupazionale che potrebbe verificarsi in autunno, con la fine del blocco dei licenziamenti e i costi crescenti di una cassa integrazione distribuita con qualche leggerezza.
Roma, 1 luglio 2020. È l’allarme lanciato da Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, durante il webinar in cui si è discusso del suo libro “Il lavoro ha un futuro, anzi tre”, con Roberto Mattio, direttore risorse umane Pininfarina e Massimo Richetti, responsabile relazioni sindacali Unione industriali di Torino.
“L’esplosione del Covid 19 con il diffondersi del telelavoro e le pesanti ricadute economiche provocate dal lockdown, hanno accelerato un processo già in atto ed emergere criticità latenti”, ha spiegato Mantovani. “Ovvero che si stava gestendo un mondo del lavoro in evoluzione, per tipologie e modelli organizzativi, con una cassetta degli attrezzi inadeguata. Il mondo manageriale aveva da tempo avvertito queste difficoltà, impegnandosi sia a rendere più flessibili ed efficienti schemi normativi e contrattuali rigidi e chiusi, sia a sollecitare il legislatore a guardare il tema dell’occupazione con un’ottica di medio-lungo periodo per prepararsi ai cambiamenti tecnologici e demografici. Il tutto mantenendo un dialogo con i propri collabora-tori per tentare di superare resistenze sindacali non sempre giustificabili."
“Lo scoppio della pandemia ha creato una situazione emergenziale, di fronte alla quale le risposte della politica sono state di tipo difensivo: uso massiccio di ammortizzatori sociali, mantenimento tout court del posto del lavoro, rinvio sine die di riforme strutturali. Se questo comportamento può essere comprensibile all’inizio – ha aggiunto il presidente di Cida - ora deve lasciar il posto a interventi più ragionati, lungimiranti ed efficaci per l’economia. Le cosiddette politiche passive del lavoro sono viziate da un’idea di assistenzialismo che le snatura. Per essere tali dovrebbero rispettare i criteri della temporaneità e avere come obiettivo il recupero della occupabilità del lavoratore. E gli strumenti di supporto salariale, pur necessari, vanno integrati con percorsi formativi realmente qualificanti. E’ su questo terreno, quello della formazione, che le politiche attive e passive del lavoro si incontrano e diventano sinergiche. Anche con l’introduzione di un sistema di condizionalità, per cui il lavoro, una volta trovato, non possa essere semplicemente ‘rifiutato’. Come Cida siamo convinti che la crisi pandemica abbia finalmente rivalutato le competenze, mettendole al centro della ricostruzione del sistema economico ed occupazionale. Competenze e assunzione di responsabilità che hanno consentito ai manager di fronteggiare, da subito, le emergenze del Covid 19: negli ospedali, nella scuola, nelle fabbriche, nei servizi, nella pubblica amministrazione. Dobbiamo far tesoro di queste esperienze e riuscire a travasarle nei contratti di lavoro e nelle politiche del lavoro. E bisogna far presto perché l’autunno potrebbe portare nuove chiusure di aziende e nuova disoccupazione” ha concluso Mantovani.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), FNSA (sceneggiatori e autori), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob (dirigenza Consob), Sumai-Assoprof (medici ambulatoriali).