Intelligenza emotiva per acquisire un vantaggio competitivo e il benessere dei collaboratori
Una organizzazione del lavoro basata sulla collaborazione fra talenti richiede competenze manageriali in grado di valorizzare le relazioni.
Fabrizio Favini
Esperto in sostenibilità sociale ed innovazione del comportamento*
Per produrre nuovo valore il nostro sistema economico e sociale ha bisogno di sviluppare nuovi talenti.
La possibilità di innovare le nostre Aziende, Organizzazioni, Istituzioni, Enti, Comunità è quindi strettamente legata alla crescita individuale.
Ma il percorso formativo da imboccare non si riferisce semplicemente all’acquisizione di un’altra competenza cognitiva o allo sviluppo di un’altra capacità razionale. Stiamo infatti parlando di un percorso nuovo. Vediamo di cosa si tratta.
Se da una parte la mente umana esprime potenzialità enormi, dall’altra può denotare ampi limiti rappresentati da trappole mentali ed autoinganni in grado di condizionare molto pesantemente le nostre decisioni, i nostri rapporti interpersonali e quindi i nostri comportamenti, nonché le conseguenze di tali comportamenti.
In tal caso le distorsioni nei nostri comportamenti – con impatto anche sui nostri rapporti interpersonali - possono essere causate da vari elementi emozionali: • credenze limitanti; • pregiudizi/bias; • alibi; • pessimismo; • egocentrismo, narcisismo; • abitudini, pensieri automatici, gabbie mentali, ...
Siamo esseri a razionalità limitata
Secondo una consolidata ricerca, ci bastano 8 secondi per decidere se una persona ci è simpatica o antipatica. E quindi decidere che rapporto intrattenere con lei.
I neuroscienziati ci dicono che quasi il 60% delle nostre decisioni – e quindi dei nostri conseguenti comportamenti – viene assunto in automatico senza l’intervento dell’intelligenza razionale.
In 1 giorno noi produciamo circa 70mila pensieri. Considerando che in 1 giorno ci sono 1.440 minuti, dovremmo produrre circa 48 pensieri al minuto. Come è pensabile che tutti questi pensieri siano razionali e non invece emozionali?
Tutte queste sono fondamentali connotazioni della mente umana che il mondo scolastico, sociale, istituzionale, aziendale non ha mai preso in considerazione avendo da sempre dedicato i propri investimenti formativi a sviluppare esclusivamente intelligenza cognitiva e intelligenza razionale, tralasciando del tutto l’intelligenza emotiva.
La vera sfida si consuma sul fronte del Capitale Umano in quanto tanti, troppi indicatori ci dicono che abbiamo urgentemente bisogno di rendere la vita lavorativa e sociale un’esperienza emotivamente più serena e socialmente più gratificante per estese popolazioni di Persone.
Per non parlare poi dei nostri giovani che escono dal mondo degli studi e approdano a quello del lavoro. Il primo approccio sovente è deludente, frustrante, demotivante. Non sono infatti psicologicamente preparati ad affrontare il rapporto interpersonale con i baby boomers e/o con la Generazione X, il conflitto interculturale, la visione di un mondo aziendale basato in prevalenza su abitudini, consuetudini, liturgie organizzative e comportamentali che sono l’antitesi dell’innovazione e dello sviluppo umano.
I rapporti interpersonali
Ciò che ci permette di intrattenere un buon rapporto sociale è la competenza nei rapporti interpersonali. Pertanto, quanto più è diffusa la responsabilità della qualità delle relazioni, tanto più cresce la qualità della vita lavorativa e del risultato del lavoro.
Ne deriva che le competenze sociali sono competenze professionali a pieno titolo!
D’altro canto sappiamo che l’innovazione nel mondo dei rapporti interpersonali è configurabile come la nuova, profonda Rivoluzione Culturale ricca di enormi opportunità per enti, aziende, organizzazioni, istituzioni che ne comprendono e ne assecondano la storica portata. E per esperienza sappiamo anche che la difficoltà nei rapporti umani riduce gli stimoli e la collaborazione, solidifica le convinzioni, facilita le ossessioni e la difesa ad oltranza delle proprie convinzioni. In tal caso il mondo dei nostri rapporti tende a diventare autistico.
Pertanto se il ruolo dell’Intelligenza Emotiva resta il fattore primario nella maturazione della maggior parte delle nostre decisioni e delle relative conseguenze che esse producono, perché non sviluppare, educare, allenare la nostra Intelligenza Emotiva facendone il nostro punto di forza?
Ognuno di noi ha il proprio quoziente di Intelligenza Emotiva che può essere una risorsa strategica sia per noi che per la struttura con la quale collaboriamo. Ma allora, perché non mettere a frutto questa nostra risorsa?
Tutte queste considerazioni ci portano a comprendere che non possiamo più solo parlare di razionalità, logica e cognizione bensì di Intelligenza Emotiva, ossia dell’uso intelligente delle nostre emozioni.
Nei nostri rapporti interpersonali l’inespressività emotiva spesso comunica un messaggio negativo, un senso di distacco, di indifferenza, di disinteresse.
Una recente ricerca su 2.000 manager USA ha dimostrato una forte correlazione tra indifferenza caratteriale e prestazione scadente. Nel mondo del lavoro si sta affermando la consapevolezza che la Human Satisfaction costituisca una indispensabile evoluzione a favore della Sostenibilità Sociale delle imprese. I benefici che ne derivano consistono in un aumento significativo della qualità del lavoro e del rapporto interpersonale, dello spirito di iniziativa, del senso di responsabilità, dello spirito di collaborazione e di condivisione, del clima aziendale. Nel complesso, è ciò che chiamiamo benessere collettivo, ossia attenzione al benessere - non solo economico - delle persone e della comunità di riferimento.
Il nostro benessere
La qualità delle nostre relazioni sociali è elemento essenziale del nostro benessere, mentale ma anche fisico.
È da tempo ormai che mente&corpo hanno smesso di essere studiati come entità separate ed indipendenti e sono diventate oggetto di un’unica scienza, la scienza del benessere.
I nostri pensieri, emozioni, relazioni, azioni quotidiane condizionano la nostra salute ed il nostro sistema immunitario determinando un miglioramento o un peggioramento della qualità della nostra vita. Pertanto il vivere in buona salute è fortemente influenzato dal nostro stile di vita e, in particolare, dai rapporti interpersonali da noi intrattenuti.
In pratica, quello che si riscontra in modo crescente è un forte disallineamento tra le aspettative dei diversi lavoratori e le risposte che danno oggi le organizzazioni, che sono le stesse vecchie risposte che oggi non hanno più alcuna presa e non rispondono alle vere domande e bisogni.
Clicca il video seguente per l'intervento di Fabrizio Favini del 22 maggio 2024 alla riunione del Gruppo Progetto Innovazione ALDAI Federmanager
Fabrizio Favini è un facilitatore e formatore per lo sviluppo del talento in Azienda.
Migliora il rendimento del Capitale Umano favorendo la crescita di soddisfazione, motivazione, self-engagement, produttività, benessere tramite l’acquisizione delle competenze sociali indispensabili a modificare i comportamenti non più funzionali alla crescita sia della Persona che dell’Azienda.
Ideatore de La Scuola delle Relazioni Umane Fabrizio Favini è il promotore e l’editore del Magazine mensile rivoluzionepositiva