A Call for Action
Creare prospettive di sviluppo, con determinazione
Il dibattito sulla Legge di Stabilità risente del clima pre-referendario, le proposte indicano la ricerca del consenso elettorale, più che un radicale affronto della situazione di crisi. Una serie di proposte dispersive di spese correnti, non finalizzate al salto di qualità del quale abbiamo bisogno.Romano Ambrogi
Presidente ALDAI
I dati Istat indicano la debolezza dell’economia italiana, condizionata, dal lato della domanda, dal contributo negativo della componente interna e dal lato dell'offerta dalla caduta produttiva del settore industriale, che il Paese non può sottovalutare e dimenticare. Ammettiamolo, il Paese è ancora profondamente in crisi.
Rispetto agli altri Paesi europei è particolarmente grave la disoccupazione giovanile, il tasso di occupazione dei manager sulla forza lavoro e l’aumento del 7,5% dei licenziamenti nel 2016. Insieme alla Polonia siamo il Paese europeo con minori politiche a favore dell’innovazione, come indica il rapporto della Commissione Europea citato dall’articolo “Determinati ad innovare” di Giovanni Caraffini pubblicato in questo numero.
L’Italia è fra i tre Paesi al mondo nei quali si preferirebbe vivere, ma non è fra i primi tre nei quali investire: risorse economiche, competenze e progetto di vita. Aumentano i manager e i giovani di talento che decidono di andare all’estero per dare una speranza alle aspirazioni e ai propri sogni. È giunto il momento che ci prendiamo la responsabilità di proporre azioni che la nostra esperienza ci dice ineludibili.
Il contenimento del debito pubblico non è soltanto un vincolo europeo, ma soprattutto responsabilità e volontà politica di non trasferire alle nuove generazioni maggiori debiti di quanti ne abbiamo ereditato e già generato. Le politiche esclusivamente redistributive e la scarsa attenzione agli investimenti per produrre valore aggiunto impoveriscono nel tempo il Paese, e i migliori se ne vanno.
Al primo punto dell’agenda politica e governativa è necessario scrivere le parole “sviluppo della ricchezza collettiva”, investendo le poche risorse disponibili nelle infrastrutture, nella ricerca e nell’innovazione (con esplicito riferimento al piano nazionale Industry 4.0), facendo leva sulla capacità delle imprese e del management per recuperare produttività e competitività del sistema Paese.
Al secondo punto è necessario ricostruire le condizioni di gestione pubblica che possano non solo ridurre il debito pubblico; attraverso l’eliminazione degli sperperi, la riduzione della burocrazia, la cessione di partecipazioni non strategiche e l’innovazione dei processi operativi. In una parola rendere efficiente la macchina amministrativa al servizio delle forze vive della nostra società.
Al terzo punto la comunicazione istituzionale: serve dare segnali concreti della capacità dello Stato nel mantenere gli impegni con i cittadini e gestire con lungimiranza il bilancio pubblico, dando motivi veri di speranza nel sistema Italia per le nuove generazioni.
Solo così potremo imboccare la via del rinascimento.
01 ottobre 2016