Contratti collettivi e welfare
L’esistenza stessa di un contratto collettivo nazionale di lavoro per i dirigenti industriali rappresenta un elemento di stabilità e fiducia nelle relazioni fra le rappresentanze sociali che contribuiscono in modo determinante allo sviluppo del Paese.
Romano Ambrogi
Presidente ALDAI
Sebbene nell’immaginario collettivo siamo considerati privilegiati ed assimilati alle figure di vertice, siamo pur sempre lavoratori dipendenti, con doveri e diritti specifici inerenti il ruolo ben definiti dai contratti collettivi.
Mi preoccupa quindi una strisciante posizione culturale, che non valorizza il reciproco impegno delle parti sociali e favorisce la mobilità e la contrattazione individuale. Ciò può comportare nei nostri stessi colleghi, che si sentono sempre più isolati dalle condizioni lavorative e dalle preoccupazioni quotidiane, una perdita di autocoscienza e autostima sotto l’influsso della vulgata corrente.
Ben venga allora la pubblicazione su “Dirigenti Industria”, in forma finalmente consolidata, del fascicolo che riporta l’accordo vigente con Confindustria, firmato nel dicembre 2014. Almeno tutti i nostri soci potranno avere la documentazione sul proprio rapporto di lavoro e conoscere la base sulla quale Federmanager, in tutte le sue articolazioni e rappresentanze, può costruire rapporti nuovi di fiducia e collaborazione.
I nostri soci avranno dimostrazione che la base del welfare riconosciuto ai dirigenti proviene ed è costituita dal contratto collettivo di lavoro, che stipula la previdenza e l’assistenza integrativa specifica di cui tutti noi godiamo. Spesso sono percepite come una sinecura, ma in realtà costituiscono un traguardo difficile e complesso, duramente negoziato. Infine confidiamo che sia apprezzato il senso di responsabilità che ha permesso di chiudere sul filo di lana un accordo nel quale i dirigenti hanno rinunciato a molto, per garantire una base di ripartenza dalle difficili situazioni dell’industria nazionale, nella fiducia che la coesione sociale sia fattore indispensabile per la ripresa del nostro Paese.
In questo contesto vogliamo sottolineare, nel presente numero della rivista, due aspetti importanti. L’accordo aziendale tra Federmanager e Fiat Chrysler Automobiles, che è uscita da Confindustria rinnovando un contratto ad hoc per i propri dirigenti. Come si dimostra nella tabella comparativa, riportata nell’articolo a cura del Servizio Sindacale ALDAI, le differenze tra il contratto collettivo nazionale con Confindustria e quello con FCA sono significative ed esprimono in un certo qual modo la differenza tra l’attitudine di un grande gruppo automotive internazionale e quella di una delegazione confindustriale che esprime esigenze e vincoli di un insieme eterogeneo di aziende piccole e grandi, nazionali ed internazionali, di diversi settori. Il realismo di cui ha dato prova Federmanager nelle ultime convulse fasi di trattativa ha consentito di non disdettare unilateralmente un contratto, che comunque consente tra l’altro di proseguire nella gestione di un welfare che sempre più è indispensabile per garantire un futuro sereno e dignitoso in tempi grami.
E vengo al punto delle discussioni sulla previdenza (ampiamente sviluppate all’interno di questo numero), che l’istituto Previndai del CCNL consente di traguardare con minore ansietà.
01 giugno 2016