Reshoring del manifatturiero
Un crescente numero di aziende che avevano delocalizzato alla ricerca di vantaggio competitivo ora scelgono di rimpatriare, spinte dall'aumento dei costi del lavoro all'estero e dalle seppur timide prospettive di ripresa in Europa. Un fenomeno di "riapprodo" che dovrebbe essere incoraggiato con politiche fiscali e di semplificazione tese a riattirare in patria le imprese.
Romano Ambrogi
Presidente ALDAI
Nell’intervento alla tavola rotonda “Opportunità di reshoring per il manifatturiero in Italia”, organizzata da Regione Lombardia, Unioncamere e Promos in occasione della “V Edizione degli Invest in Lombardy Days” dello scorso 10 febbraio 2017, ho ricordato la riflessione di Carlo Purassanta, nell’imminenza dell’inaugurazione della nuova sede di Microsoft a Milano, sulla sua esperienza di riapprodo (traducendo così un reshoring personale) avvenuta quattro anni or sono, dopo 18 anni di carriera all’estero, come massimo rappresentante di Microsoft in Italia.
Il General Manager di Microsoft citava le crude cifre della comparazione tra l’Italia (un PIL al 78 % di quello precrisi) e gli altri Paesi occidentali (UK e Canada hanno già recuperato, la Germania è all’89%) anche per quanto riguarda la capitalizzazione delle imprese quotate (-57% per noi mentre la Francia è al -14%) e soprattutto citava una mancanza di fiducia, che si traduce in una carenza di investimenti (calati del 50% per quanto riguarda la IT) e di ricerca.
La sua decisione di tornare era maturata invece per contrastare il diffuso clima di rassegnazione che pervade le imprese (dalle ambizioni troppo limitate) la pubblica amministrazione (che soffre il cambiamento) la politica (con 4 governi in 4 anni) ed è riflessa, quando non indotta dai media (che vedono tutto nero). Individua ancor oggi un enorme potenziale inespresso dall’industria manifatturiera italiana nell’adottare in modo creativo e vivace le nuove tecnologie, utilizzando l’innovazione e aprendosi alla collaborazione e alla creazione di opportunità per i giovani e per le donne.
Ecco, credo che sia necessaria la testimonianza di persone che, in modo concreto e fattivo, facciano propria la caratteristica specifica dei manager: fare accadere le cose. Credo che proprio qui a Milano ed in Lombardia, dove le imprese industriali hanno dimostrato la propria capacità di tenere il passo con i 4 motori dell’Europa, occorra spingere sugli esempi di successo, come sta facendo l’iniziativa “Invest in Lombardy” promossa dalla Regione.
Noi dirigenti industriali desideriamo contribuire al successo delle imprese non solo con la nostra professionalità, che giochiamo tutti i giorni a fianco degli imprenditori, ma anche offrendo alla comunità un sostegno sociale convinto, che parte dalla condivisione dei valori, per arrivare a proposte che nascono dall’esperienza collettiva e condivisa.
Un recente articolo, al quale ho voluto replicare, su un quotidiano individuava nella carenza di una robusta schiera di manager dell’industria italiana una parte della scarsa resistenza alle numerose acquisizioni da parte di capitali stranieri, senza che ci sia una reciprocità adeguata. Mi sembra che questo indichi soprattutto la necessità di ripensare il vecchio paradigma dell’impresa familiare italiana, a scarsa propensione verso una sistematica managerialità.
Ma è vero che la creazione di un senso di solidarietà tra gli uomini e le donne dell’impresa e delle imprese è un grande antidoto a quel senso di sfiducia che sembra frenare ogni slancio vitale della nostra società e ci permette di guardare alle acquisizioni di imprese da parte di investitori stranieri con un consapevole senso di autostima nelle capacità di sviluppare ricchezza, grazie proprio alle potenzialità della nostra cultura.
Ovviamente occorre anche saper discernere i progetti di investimento capaci di creare valore e sviluppo, facendo leva sulle qualità espresse dal Capitale Umano dell’impresa, e avere la forza di influenzare le decisioni della politica e dell’Amministrazione per accompagnare e favorire investimenti che generano sviluppo e nel contempo di scoraggiare iniziative puramente speculative e strumentali ad altri interessi.
È qui che la Commissione Industria di Federmanager a livello nazionale intende concretizzare la proposta di costituire un centro di aggregazione e cultura industriale, a favore dei nostri soci e di tutta la società.
Vorrei ricordare un’indagine che abbiamo condotto in ALDAI qualche tempo fa e che ha considerato una delle eccellenze del nostro sistema produttivo, la cosiddetta meccatronica. Le aziende lombarde hanno saputo coniugare l’elettronica e l’automazione con la meccanica di precisione, in un panorama di applicazioni estremamente vasto, dall’automotive alle macchine utensili, mantenendo un patrimonio di addetti altamente qualificati. Le dimensioni medie delle imprese sono inferiori a quelle riscontrate in altre realtà europee, nonostante la presenza di grande imprese, spesso multinazionali. Ciò testimonia da un lato la vitalità delle nostre PMI, dall’altro stimola a creare le condizioni per un “ritorno a casa” di capitali, imprenditori e competenze che hanno fatto conoscere questa straordinaria cultura tipicamente lombarda, che le nuove tecnologie possono nuovamente far prosperare in “casa”.
01 marzo 2017