Finanza: Fotografia a Novembre e Riflessioni

Ecco una sintesi del Ns. referente finanziario Dario Viganò

Informazioni Finanziarie

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Commento su Stati Uniti, mercato EURO, Cina

Nell'ultimo mese il quadro macroeconomico si è sviluppato come segue:

  • negli Stati Uniti c'è stato un acceleramento della crescita con un buon supporto della domanda domestica, in particolare dei consumi privati.
  •  nell'area Euro, c'è stata una crescita leggermente positiva guidata dalla domanda domestica in Germania.
  •  in Cina si è invece verificato un rallentamento degli indicatori di attività economica. 

È ancora presto per ipotizzare un nuovo ciclo espansivo di lunga durata.  


Inflazione e materie prime

Per alcuni analisti, il dato sull’inflazione europea di novembre potrebbe indicare che il picco è stato raggiunto anche nel vecchio continente, dove si è verificata una riduzione dell'inflazione al di sotto del 10% grazie al calo delle materie prime, tra cui il gas naturale, che si è ridotto del 60% rispetto ai massimi del periodo estivo. 

  
L’inflazione si sta sgonfiando anche negli Stati Uniti, con un dato annualizzato che si sta muovendo tra il 4 e il 6%; dato che in questi anni Venti è probabilmente la nuova normalità e sicuramente migliore del 10% annualizzato visto negli ultimi mesi.  
Anche quando tutti gli indicatori saranno diventati rassicuranti, la Fed manterrà il piede sul freno per qualche tempo per essere certa di non ripetere l’esperienza degli anni Settanta, quando i prezzi rimbalzarono non appena la banca centrale iniziò a tagliare i tassi. 
Non si può dire che sia un livello basso considerando che i tassi resteranno vicini al 5%, ma non è però nemmeno un livello insostenibile se l’economia, pur rallentando, eviterà una recessione profonda. 
Sta di fatto che al più tardi nel 2024 (ma il mercato pensa già nella seconda metà del 2023) è previsto che la Fed inizi a tagliare i tassi in quanto si ritiene che l’inflazione continuerà a scendere nel primo trimestre del prossimo anno. 
  
Andrà anche seguito il prezzo di alcune materie prime, in particolare quello dei metalli industriali.  
La domanda finale risulta ancora frenata dal rallentamento dell’economia globale, ma la speculazione ha portato ad un riprezzamento generale degli asset. 
Il petrolio è tornato ad essere nuovamente volatile a causa dell’incertezza sull’entità della riduzione dell’offerta e sulla riapertura della Cina. 
Inoltre, l’imminente rallentamento dell’attività economica globale è in linea con un calo del greggio, che continuerà a essere un fattore chiave nel rallentamento in corso dell’inflazione. 

Uno sguardo ai mercati

La borsa inglese è rimasta pressoché invariata dall’inizio dell’anno, nonostante si tratti del paese che per tutto il 2022 ha fatto parlare di sé in una luce decisamente negativa.

  

La Germania che, insieme all’Italia, è stato il Paese più colpito dalla crisi energetica e dalla rottura dei rapporti con la Russia, perde dall’inizio dell’anno “solo” il 10%, valore considerabile come una normale correzione dopo un 2021 di forti rialzi.


La borsa francese ha perso il 6%, grazie al nucleare che limita i danni della crisi.

 

Si tratta di numeri che, da qui alla fine dell’anno possono ancora migliorare, soprattutto se i prossimi rilevamenti sull'inflazione confermeranno la tendenza al raffreddamento dei prezzi.

 

Colpisce che, tra i maggiori mercati, quelli rimasti più indietro siano Stati Uniti e Cina, due economie che quest’anno hanno continuato a crescere e che dovrebbero trovarsi più al riparo dalla crisi energetica, la prima perché è perfettamente autosufficiente e la seconda perché le sue fonti energetiche sono ben diversificate.

 

Il malessere delle loro borse ha varie ragioni, ma la principale è il grande storno dei prezzi della tecnologia (vedi Nasdaq a – 26,7% Ytd), che sulle loro borse pesa molto di più che su quelle europee.

  

Per i mercati cinesi il 2022 è stato un anno movimentato, con una crescita economica rallentata dai problemi del settore immobiliare e dai ripetuti lockdown istituiti a seguito della politica di Zero Covid del Paese. 


Sebbene la nuova leadership cinese non abbia sorprendentemente apportato cambiamenti concreti, nei prossimi mesi è probabile che si verifichino potenziali modifiche, le quali ci potrebbero far assistere a una ripresa economica come abbiamo visto in altri Paesi in seguito all'allentamento delle restrizioni.

 

Guardiamo ora agli Stati Uniti, dove è bene ricordare che, storicamente, la divisione del potere dopo le elezioni di metà mandato, avvenute recentemente, ha portato a mercati azionari più tranquilli e rendimenti d'investimento positivi. 


Conclusioni

Tornando a considerare la situazione attuale in generale, possiamo affermare che il contesto geo-politico ed economico è ancora incerto, ma ultimamente il clima è decisamente migliorato. Tutti gli indici azionari e titoli di Stato di Novembre sono positivi.

 
Ci sono due opposte pulsioni da considerare: quella rialzista dei mercati e quella più cauta di molti analisti. 
Nella lettura del mercato, infatti, quasi tutti gli scenari immaginabili sono in un modo o nell’altro positivi, mentre alcuni analisti fanno notare che l’inflazione non è ancora scesa in modo generalizzato e ben pochi prevedono una crescita degli utili per il 2023.
Poiché il mercato cerca sempre di anticipare, ad aspettare la Fed si rischia di agire in ritardo. 
Buon dicembre! 
Dario Viganò