Intelligenza artificiale e lavoro: una transizione umana, etica e strategica per il management

“Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca" (cit. Papa Francesco)

di Paolo Fanti

“Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza”. Uno dei più significativi leader di questo inizio di secolo, Papa Francesco, così ha dipinto, già a fine 2019, in modo folgorante quello che sta succedendo alle nostre vite e, di conseguenza, alle nostre relazioni umane e lavorative. 

Il nostro tempo è segnato da una trasformazione epocale, forse senza precedenti nella storia umana, guidata dall'inarrestabile avanzata dell'Intelligenza Artificiale (IA). Non è un'innovazione incrementale, ma un vero e proprio salto tecnologico che, integrandosi nei processi produttivi – in special modo quelli a carattere intellettuale – può integrare e/o sostituire compiti e mansioni affidati alle persone. Ma quale ruolo interpreta il Manager in questa fase di trasformazione epocale? Quali competenze aggiungere alla “cassetta degli attrezzi” manageriali per non rischiare una rapida obsolescenza?

Di fronte a questo scenario, non possiamo limitarci a un'analisi meramente tecnica o economica. L'impatto dell'IA chiama in causa questioni fondamentali sulla dignità della persona umana, sul futuro del lavoro e sulla necessità di una governance etica che ponga la tecnologia al servizio dell'uomo, e non viceversa. Questi temi risuonano potentemente anche nelle prime parole del nuovo Papa, Leone XIV, dell’ 8 maggio 2025: lo spirito e le preoccupazioni che un Pontefice solleva in un contesto segnato dall'IA richiamano senza dubbio le linee guida espresse con chiarezza da Papa Francesco nel suo storico discorso al Vertice del G7 del 14 giugno 2024, in cui sottolineava come l'IA fosse uno strumento, e come tale dovesse essere impiegato per il bene dell'umanità, non come fine a sé stesso ed in cui metteva in guardia contro il rischio di trasformare la vita umana in un mero algoritmo, ribadendo l'importanza di un'"algor-etica”.

Le decisioni fondamentali, quelle che riguardano la persona e il suo futuro, non possono essere delegate interamente alle macchine. L'IA può offrire grandi opportunità, ma porta con sé rischi concreti di polarizzazione, disuguaglianze, manipolazione. È urgente, quindi, un'azione politica e una governance globale che assicurino che l'IA rimanga uno strumento al servizio dell'uomo, rispettandone la dignità e promuovendo il bene comune. Questa visione antropocentrica è il faro che deve guidare la nostra riflessione e azione.

Paolo Fanti

Paolo Fanti Coordinatore Commissione Manager Evolution - Quadri e Manager Apicali, Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

È in questo contesto di profonda trasformazione, che richiede non solo innovazione tecnologica, ma anche innovazione sociale, culturale e politica, che si colloca l'importante lavoro svolto dalla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati. L'indagine conoscitiva sul rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro si è posta l'obiettivo ambizioso di analizzare gli impatti potenziali dell'IA, in particolare quella generativa, sul mercato del lavoro italiano. Il documento conclusivo, frutto di numerose audizioni con esperti, accademici, rappresentanti delle categorie economiche e sindacali, offre una mappa essenziale delle sfide e delle opportunità che ci attendono.
L'indagine ha evidenziato un quadro sfaccettato di opportunità e rischi. 
Dal punto di vista del potenziale di crescita e produttività, viene osservato che è un dato ampiamente condiviso che l'IA può rappresentare una leva potentissima per incrementare la produttività e l'efficienza del sistema Paese, che soffre di tassi di crescita bassi da anni. Stime parlano di un aumento potenziale del PIL italiano del 18%, circa 312 miliardi di euro annui. L'IA è vista come uno strumento per migliorare le condizioni di lavoro, riducendo la gravosità dello sforzo fisico e spostando l'attenzione da lavori ripetitivi e noiose a compiti più complessi, creativi e orientati al valore. Può migliorare la sicurezza sul lavoro, facilitare l'incontro tra domanda e offerta, e ottimizzare processi in settori strategici come sanità, logistica, PA, manifattura. Alcuni studi prevedono che l'IA creerà più posti di lavoro di quanti ne distruggerà.

Ma sono evidenti anche le minacce. Alle porte sono anche rischi occupazionali e sociali. Parallelamente alle opportunità, emergono timori concreti di sostituzione di posti di lavoro, soprattutto quelli a media qualifica e anche lavori intellettuali e creativi. C'è il rischio di aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche, con una polarizzazione dei redditi e un acuirsi dei divari esistenti (Nord-Sud, genere, generazionale). La velocità del cambiamento è una sfida per i sistemi di protezione sociale.

Da questa analisi, emerge la centralità assoluta della formazione per dirigenti e manager apicali come leva per essere parte del futuro che avanza. L'elemento più ricorrente e cruciale emerso dalle audizioni è la necessità di un massiccio investimento nella formazione. 
Si parla di reskilling (per riqualificare lavoratori a rischio di sostituzione) e upskilling (per potenziare chi lavorerà "uomo più macchina"). Non solo competenze tecniche (hard skills), ma soprattutto competenze trasversali/soft skills come pensiero critico, capacità di risoluzione dei problemi complessi, creatività, capacità relazionali. Il ritardo digitale delle PMI e della PA italiana e il mismatch tra competenze richieste e offerte richiedono un cambio di paradigma nei piani formativi, un'azione sistemica che integri scuola, università, ITS e mondo del lavoro.

È urgente anche assolvere alla necessità di governance e regolamentazione Etica: L'IA richiede una cornice normativa adeguata. Il Regolamento Europeo (AI Act) è il primo tentativo su larga scala di regolamentare l'IA in una prospettiva antropocentrica. Il disegno di legge governativo S. 1146 mira a dotare l'Italia di principi e governance specifici. Temi cruciali sono la supervisione umana sempre al centro, la trasparenza, la sicurezza dei dati e la privacy, la prevenzione dei bias algoritmici che possono generare discriminazioni. È fondamentale che lo sviluppo e l'uso dell'IA siano ancorati a valori etici e morali, garantendo la responsabilità umana delle decisioni.

Il quadro emerso dall'indagine parlamentare conferma la necessità di governare la transizione digitale con saggezza e lungimiranza: non si tratta solo di adottare tecnologie, ma di costruire un futuro del lavoro che ponga l'uomo al centro, tutelandone i diritti e la dignità.

Per i dirigenti e i manager apicali questo scenario è carico di responsabilità. Siamo chiamati ad essere leader della trasformazione, non semplici implementatori di software o di procedure aziendali. Il nostro ruolo si trasforma profondamente: dobbiamo passare da gestori di processi a gestori della complessità, facilitatori della collaborazione "uomo più macchina", garanti di un utilizzo etico e responsabile dell'IA.
Diventa fondamentale la capacità di acquisire una comprensione approfondita delle opportunità e dei rischi dell'IA, saper discernere dove e come l'IA può effettivamente aumentare la produttività e il benessere, e dove invece può portare a derive negative. È nostra responsabilità assicurare la supervisione umana nei processi decisionali supportati dall'IA e prevenire attivamente bias e discriminazioni. Come già in altre occasioni abbiamo ricordato, è la formazione una delle priorità strategiche da perseguire. Investire nel nostro continuo aggiornamento, ma soprattutto guidare e supportare il reskilling e l'upskilling dei nostri team. Dobbiamo coltivare quelle competenze umane distintive – pensiero critico, intelligenza emotiva, creatività, capacità relazionali – che ci rendono insostituibili e ci permettono di integrare efficacemente l'IA, diventando veri e propri "Cyborg Manager", capaci di combinare l'efficienza della macchina con la saggezza e l'empatia umana come abbiamo ribadito in un recente articolo.

Federmanager ha colto la centralità di questa sfida e si sta mobilitando su più fronti. A livello nazionale, la Commissione sull'Intelligenza Artificiale, a cui ho l'onore di aver partecipato e contribuito, sta lavorando per elaborare posizioni, proposte e strumenti di supporto per la categoria manageriale. 
Sul territorio, in particolare Federmanager Bologna – Ferrara -  Ravenna, stiamo dimostrando una sinergia forte e concreta per affrontare l'urgenza di trovare risposte e strumenti per governare la transizione basata sull'IA, nelle imprese e nel quotidiano. 
Le nostre iniziative riflettono le aree cruciali emerse dall'indagine della Camera. Cito solo alcuni esempi recenti che testimoniano una sinergia di proposte che denota una progettualità comune e un ottimo spirito di squadra in Federmanager Bologna – Ferrara - Ravenna. Già l’anno scorso, il nostro Gruppo Giovani aveva promosso il percorso che conduceva al Premio Giovane Manager con il titolo IANG – Intelligenza Artificiale Nuove Generazioni
Il recente evento della Commissione S.I.A.T.E. "L'essere umano capisce, i software raccolgono informazioni" ha messo in luce la specificità del pensiero umano e della comprensione profonda rispetto alla mera elaborazione dati dell'IA, richiamando la necessità di mantenere il controllo umano e la responsabilità. 
Il convegno "Collaborazione digitale, AI, Produttività" organizzato dalla Commissione 4.0 sempre a maggio 2025 ha affrontato direttamente il potenziale dell'IA nell'aumentare l'efficienza e la necessità di una collaborazione efficace tra uomo e macchina per raggiungerlo. L'iniziativa "Cultura del dato e Intelligenza Artificiale" della nostra Commissione Manager Evolution ha esplorato un prerequisito fondamentale per l'adozione etica e sicura dell'IA: la gestione consapevole, trasparente e protetta dei dati, un aspetto critico evidenziato dall'indagine. Queste e altre azioni testimoniano l'impegno della nostra associazione nel fornire ai Manager gli strumenti conoscitivi, le competenze e le reti per affrontare questa transizione da protagonisti, assicurando che l'IA sia un alleato per la crescita e il benessere, e non una minaccia.

In questo “cambiamento d’epoca” spetta a noi Manager tradurre questi principi in azioni concrete all'interno delle nostre organizzazioni, investendo sulla formazione, promuovendo un utilizzo responsabile dell'IA e guidando i nostri team verso un futuro del lavoro che sia più produttivo, più umano e più giusto. L’Etica, al pari delle altre discipline manageriali, entra a far parte degli strumenti di formazione manageriale e di valutazione della qualità dei manager a cui non possiamo rinunciare per cogliere i criteri di decisione più corretti per le nostre imprese e guidare il cambiamento verso un futuro sostenibile. Una sfida che richiede un grande investimento sulla qualità delle persone che desideriamo diventare e delle relazioni che curiamo costantemente per consegnare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto alle nuove generazioni.