Il mondo del lavoro entra in classe
Manager e scuola: uno scambio biunivoco
di Clara Corti e Liliana Rossini
Federmanager Lecco
Mettiamo due manager di lunga esperienza ed anzianità aziendale, nonché conseguente età anagrafica.
Aggiungiamo un aperitivo di fronte al Resegone manzoniano riflesso nelle acque del lago lecchese ed una lunga chiacchierata che si dirige con grande sintonia a raccontare di esperienze di formazione nelle scuole, sotto varie forme, come formatori tecnici, ma anche per fornire opportuni “equipaggiamenti” per affrontare al meglio il mondo del lavoro, che i ragazzi percepiscono ancora in modo sfocato, “un buco nero” talvolta, un caleidoscopio di progetti e sogni, talaltra.
Tante parole in aula che raccontano il nostro vissuto aziendale e manageriale ai ragazzi, sia in termini tecnici, che – soprattutto – in termini motivazionali e valoriali.
Abbiamo riflettuto insieme sulle motivazioni che ci spingono a mettere a disposizione le competenze manageriali apprese in tutta una vita ad un pubblico di giovani studenti, spesso digiuni di temi aziendali ed economici.
Avere a che fare con i giovani è stimolante, leggero, arricchente, fa venir voglia a noi stesse di continuare a guardare al futuro con spirito ed entusiasmo rinnovati. Molti docenti hanno grandi competenze, ma i programmi delle scuole possono faticosamente stare al passo con i cambiamenti nel lavoro e nella società, perché troppo veloci. Per questo cerchiamo di far capire agli studenti l'importanza di essere informati, consapevoli, curiosi, ma resta essenziale che la scuola fornisca agli studenti gli strumenti ed i metodi per apprendere in modo autonomo ed efficace non solo nozioni, informazioni, competenze, ma anche per allenarsi ad essere cittadini attivi, proattivi.
Certo, in ogni classe troviamo studenti preparati e disinvolti, ma la nostra ambizione è quella di essere utili soprattutto ai ragazzi più fragili e meno motivati, che magari hanno scelto quel particolare corso di studi solo sulla spinta dei genitori e che non riescono a tirar fuori i loro talenti e la loro personalità. Cerchiamo di dare loro strumenti pratici affinché anche questi ragazzi e ragazze possano scavare dentro di loro e trovare la strada giusta per il futuro, possano coltivare e credere nel proprio talento.
Ci accomuna un senso di responsabilità verso le generazioni future, e la volontà di dire grazie alla vita per ciò che ci ha dato. Condividere le nostre conoscenze e risorse non solo aiuta i giovani a costruire un futuro migliore magari con qualche fatica in meno, ma contribuisce anche a creare una società più solidale e collaborativa, garantendo che i valori e le esperienze positive continuino a vivere e a crescere.
Se tanto abbiamo lavorato, appreso, sbagliato, imparato, quale valore ed utilità ha il nostro percorso se non viene condiviso? Come il passaggio del testimone in corsa, a chi magari correrà più veloce di noi, ma anche grazie a noi.
Concordiamo che, oltre a tematiche tecniche di volta in volta richieste nei nostri interventi, il vero valore aggiunto nella nostra presenza tra i giovani è di tipo valoriale e motivazionale. Negli occhi dei ragazzi si leggono sogni e progetti, e noi possiamo trasmettere entusiasmo, assertività, ma anche temi scomodi come il lavoro duro per raggiungere gli obiettivi, il sacrificio, il valore anche del fallimento che non demotiva (il famoso “don’t take a no for an answer!”), la disciplina, l’umiltà, la perseveranza.
Inoltre, diamo molto spazio alle principali “competenze trasversali”, essenziali per qualsiasi tipo di lavoro; ai ragazzi che incontriamo, infatti, qualsiasi cammino professionale sceglieranno, verranno chieste principalmente due cose: risolvere problemi piccoli e grandi e lavorare, costruire in gruppo, problem solving e team building. Di conseguenza, per farlo, dovranno saper comunicare bene (anche in altre lingue!), sviluppare l’intelligenza emotiva e relazionale e capire che la motivazione, l’essere volitivi e focalizzati sull’obiettivo è il carburante che non può mancare.
Nei nostri sforzi di condivisione, la principale difficoltà che incontriamo nel trasmettere valori, competenze esperienziali, consigli è che i ragazzi non ne percepiscono la spendibilità immediata, il vantaggio concreto. Allo stesso modo, enfasi e coinvolgimento da parte di chi relaziona possono essere meno percepiti dai giovani, meno pregnanti, proprio perché non si calano su esperienze personali, su un vissuto.
Sta proprio qui la bravura comunicativa del manager: trasmettere non solo nozioni o teoria, ma esempi concreti, casi realmente accaduti, e soprattutto la propria esperienza vera, sentita. I ragazzi non avranno contezza di una realtà nota, è vero, ma l’entusiasmo, la veridicità, il coinvolgimento nella narrazione sicuramente trasmetteranno messaggi che, chissà – ci diciamo spesso quando siamo in un’aula - magari torneranno tra anni, magari saranno ricordati ed apprezzati in un futuro. E questo ci è sufficiente per mettere il meglio nel preparare teoria e case study, messaggi tecnici e messaggi motivazionali da offrire alla giovane platea, in una semina che sappiamo collocarsi in un terreno fertile.
Un tempo regalato, ma anche un tempo di grande arricchimento di ritorno.
12 gennaio 2025