Coi piedi per terra

Mentre scriviamo è da poco iniziata la cosiddetta FASE 2, certamente non rinviabile per le nostre attività produttive, ma piena di incertezza per i comportamenti avventati di molti di noi

Marco Vezzani 

Presidente ASDAI Liguria
Purtroppo non c’erano alternative, e alla fine il Governo ha dovuto accettare di correre un rischio calcolato, e non invidio chi ha dovuto mettersi sulle spalle la scelta tra tutela della salute e dell’economia; i numeri infatti erano tremendi: 3 mesi di blocco semi totale della produzione hanno infatti portato, e non poteva essere altrimenti, a un crollo del PIL e a rischi gravissimi per l’occupazione.

Si è però subito scatenata la critica ai provvedimenti messi in campo dal Governo stesso: manca la visione, il progetto, ci sono ritardi nei pagamenti, troppi sussidi invece di investimenti, no i sussidi sono pochi e via criticando… Si tratta, al netto del chiacchiericcio politico, di critiche astratte: ora c’è bisogno anzitutto di liquidità, e di sostegno alla ripresa dei consumi e alla sopravvivenza delle imprese. Certo, ci sono stati errori, ritardi, burocrazia: succede anche quando arrivano i pompieri a spegnere un incendio, e qui la casa sta bruciando. In più, per proseguire con la metafora, anche se molti lo dimenticano la casa Italia era assai malandata anche prima del coronavirus. Un’altra critica viene da chi vorrebbe sussidi subito e senza controlli: nobile proposito, ma ci siamo dimenticati dei furbetti del quartierino, dei mille sotterfugi per fregare il fisco, per pagare mazzette, per imbrogliare il prossimo? 

Certo nei mesi a venire i sussidi dovranno essere integrati da investimenti mirati nelle infrastrutture, nelle tecnologie innovative, nella green economy; occorrerà, ammesso che qualcuno ci riesca, tagliare sprechi e burocrazia, prendendo esempio dal ponte di Genova, sarà necessario che lo Stato torni a investire in settori strategici dell’ industria, evitando magari di tenere a galla società decotte e senza futuro; occorrerà una visione più lungimirante del paese, anche se, a memoria mia, nella storia italiana si è sempre navigato a vista, da Garibaldi ad oggi; ma mai disperare! 

A noi interessa soprattutto il futuro dell’industria e dei servizi avanzati, e qui va rilevato con sollievo la ripresa del dialogo sociale tra Governo e Sindacati, compreso Federmanager. Purtroppo però vanno registrati ritardi nella riapertura dei cantieri, anche se c’è qualche segnale di resipiscenza in settori del Governo, e gravissime mancanze nell’intervento nella ex ILVA, in Piaggio e in altre realtà essenziali per avere un futuro come paese industriale; continua infatti la coesistenza tra chi si illude sia possibile un Italia senza industria e chi invece vuole riqualificarla. Inutile dire che Federmanager, a livello nazionale e locale sta dalla parte di chi vede nel post coronavirus la necessità e la possibilità di rilanciare il tessuto produttivo del nostro paese. 

A livello nazionale siamo presenti su tutti i fronti a tutela nell’immediato dei colleghi in difficoltà ma pronti in futuro a intervenire ove si reiterassero attacchi alle pensioni.

A livello locale siamo molto preoccupati di quanto potrà accadere nei prossimi mesi e di cui già abbiamo delle avvisaglie: abbiamo perciò avviato strumenti di monitoraggio costante di quanto avviene nelle singole aziende, stiamo fornendo supporto sindacale e legale ai colleghi già toccati da ipotesi di licenziamento, abbiamo messo a punto un insieme di accordi e proposte volti ad affiancare i colleghi alla ricerca di ricollocamento o nuove opportunità. Insomma, ci siamo e ci saremo, ma ancora di più avremo bisogno di essere una comunità ampia, coesa, coraggiosa. Uniti si vince, si diceva in tempi lontani che stanno tornando di moda.