Bellezza lombarda e trasporti a zero emissioni
Un nuovo Quaderno ALDAI sul “tram con bretelle” che valorizzava le bellezze lombarde ancora presenti e ricorda i traporti a zero emissioni di un tempo
Gennaro Bernardo e Sergio Farné
Del Comitato Infrastrutture, Trasporti e Logistica
Un’area lombarda di particolare interesse paesaggistico è certamente quella di Lanzo d’Intelvi con il suo “Belvedere” (fig.1).
Situato sull’altopiano prealpino di Lanzo a circa 900 m di quota, il “Belvedere” si era affermato già nell’Ottocento come meta turistica: attrezzato con albergo e aree a verde raggiungibile con una semplice strada d’accesso dal porto di Argegno sul Lario.
Ciò all’interno di una cultura, ancora intrisa di romanticismo e appena avviata all’apprezzamento del paesaggio, che poteva giustificare ed esaltare interventi infrastrutturali in appoggio allo sviluppo del turismo borghese.
Così ebbe a scrivere, nel 1888 Antonio Fogazzaro, nel romanzo “Il Mistero del Poeta” che prese avvio proprio nell’Hotel Belvedere (ora non esiste più): "... sentendo bisogno io pure di aria montana e di quiete, pensai di salire a Lanzo d’Intelvi dove conoscevo l’Hotel Belvedere, comodo, elegante, ammirabilmente posto in una pittoresca solitudine, frequentato quasi esclusivamente dagli Inglesi. Vi avrei potuto lavorare in pace. Vi andai il 28 giugno, per Argegno. Trovai la valle così fresca e verde, l’aria così pura! Mi pareva di respirare libertà, innocenza e vita. Il mio vetturino si fermò alcuni minuti nel paesello di Pellio, poche casuccie fra i castagneti, con le finestre fiorite di garofani. Discesi alla fontana. Una giovinetta bellissima, dalle mani abbronzate e dalle braccia di latte, stava attingendo acqua e me ne offerse. Le chiesi se l’acqua era buona. Rispose nel suo dialetto – la guariss de tucc i maa (guarisce tutti i mali) …”.
Oggi sul piazzale del “Belvedere” di Lanzo prospettano un nuovo edificio alberghiero e un ristorante facilmente accessibile in auto da Lanzo che dista circa 3 km. Dietro l’albergo rimane l’edificio in degrado della stazione della funicolare in esercizio dal 29 settembre1907 al 19 settembre 1977, che dal Belvedere scendeva a Santa Margherita sul Ceresio.
L’idea di risollevare l’economia della zona, dopo l’apertura della “ferrovia del Gottardo” (1882), ricorrendo a tutto ciò che avrebbe incrementato il turismo richiedeva di migliorare la viabilità e introdurre moderni mezzi di trasporto.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si è avuto un grande stravolgimento della viabilità “intelvese”, con la costruzione delle strade carrozzabili (provinciali e non) tra cui l’attuale provinciale di Lanzo che risale, con un percorso di circa 15 km da Argegno (quota 210 m) a Lanzo (quota 907 m), la Val d’Intelvi, risultando particolarmente ”panoramica” sul Lario.
Per inciso, si ricorda pure, la costruzione in zona delle strade militari della cosiddetta “Linea Cadorna” nel 1916 - 1917 come sistema atto a prevenire un’eventuale violazione della neutralità elvetica; oggi quasi tutte asfaltate e trasformate in itinerari turistici.
Per quanto concerne l’introduzione di moderni mezzi di trasporto era importante:
- utilizzare veicoli più moderni e veloci in servizio pubblico dall’imbarcadero di Argegno sul Lario: il servizio era svolto con carrozze trainate da cavalli;
- realizzare un’infrastruttura speciale dal semplice pontile di Santa Margherita sul Ceresio (allora raggiungibile solo con battelli) al “Belvedere”.
Si arrivò ad ipotizzare anche un altro collegamento ferroviario fra i due laghi, oltre a quello realizzato già nel 1884 tra Menaggio e Porlezza (fig. 4).
Sin dal 1906 si era costituito il "Comitato Ferrovia Vallintelvese" per la realizzazione di una linea ferroviaria elettrica a scartamento ridotto con dentiera e, nel 1907, la società Von Roll presentò il progetto della linea "Argegno - Lanzo - Santa Margherita".
Il progetto della società Von Roll prevedeva che tanti turisti, sempre più numerosi, giungendo a Lugano (da Milano, da Como e da Varese, ma anche dai Cantoni svizzeri) si trasferissero in battello a Santa Margherita e da qui, con la nuova linea ferroviaria a dentiera giungessero a Lanzo e poi ad Argegno attraversando la Valle d'Intelvi.
Questo progetto, tuttavia, non riuscì a nascere perché non si trovò una Società disposta ad accettare le condizioni poste dal Comitato della Valle d'Intelvi focalizzato, in primo luogo, a sviluppare gli interessi della valle, pretendendo l'allungamento della linea per toccare vari paesi, in contrapposizione al consorzio dei finanziamenti privati, ai quali interessava invece un collegamento breve fra i due laghi, a scopo unicamente turistico.
La scelta cadde su di un innovativo sistema di trasporto presentato alla Grande Esposizione di Milano del 1906: "Automobili Elettrici" a filo aereo della S.T.E. - Società Trazione Elettrica (fig.5).
Certamente più complessa e più costosa, la filovia fu però scelta per due validi motivi: il primo, perché la corrente elettrica era un prodotto nazionale (la prima centrale idroelettrica italiana era stata attivata in Lombardia nel 1895 a Paderno sul fiume Adda); il secondo, perché il petrolio e dunque la benzina era d’importazione.
Nel contempo, la “Società di Navigazione del lago di Lugano", promotrice dell'incremento del flusso turistico sul territorio affacciato sul Ceresio, affidò l'incarico di progettare una funicolare in territorio italiano che raggiungesse il Belvedere di Lanzo, con unico accesso dal pontile di Santa Margherita, ove approdavano i battelli svizzeri. Con trazione elettrica a corrente trifase, questa infrastruttura entrò in servizio il 29 settembre 1907 (fig. 6).
Dal Lario, invece, la prima tratta filoviaria da Argegno alla località Capria fu attivata il 4 luglio 1909, ma non si reperirono i capitali necessari per prolungare la linea fino a Lanzo d’Intelvi. Quindi, la filovia fu un effimero e pionieristico impianto a trazione elettrica che dal 1909 al 1922 collegò solo i paesi della Val d'Intelvi con il centro abitato di Argegno. Comunque, fu soddisfatta la necessità di poter disporre di mezzi moderni di trasporto: la mobilità del lavoro vedeva nascere in quel periodo il fenomeno del pendolarismo quotidiano (fig.7).
Dopo la Prima guerra mondiale, si riuscì a prolungare la linea filoviaria fino a Pellio; ma già nel 1922 la filovia, onerosa e già obsoleta, fu soppressa e sostituita da un'autolinea da Como a Lanzo con veicoli più moderni, più veloci e di flessibile utilizzo: l’antico sogno di collegare con un pubblico servizio di trasporto da Argegno sul Lario e Santa Margherita sul Ceresio si era finalmente concretizzato. Ma questo collegamento durò poco più di mezzo secolo.
Nel 1977, infatti, complice l'espansione della motorizzazione privata, la funicolare che dal Belvedere di Lanzo scendeva a Santa Margherita sul Ceresio cessò l’esercizio dopo 70 anni di servizio e, da allora, nonostante i buoni propositi la funicolare non ha più ripreso a funzionare ed il sogno di collegare il Lario con il Ceresio si è nuovamente interrotto.
Per il ripristino della funicolare Santa Margherita – Belvedere di Lanzo d’Intelvi la Regione Lombardia ha in corso la predisposizione di un “Documento di fattibilità” delle alternative progettuali quale prima fase propedeutica alla redazione del progetto di “Fattibilità tecnica ed economica”.
La speranza è l’ultima a morire: tra qualche anno, forse, l’antico sogno di collegare Argegno sul Lario a Santa Margherita sul Ceresio lungo le incantevoli Val d’Intelvi e Val Solda potrebbe nuovamente realizzarsi e, a questo fine, occorre tenere viva la memoria del passato come ha fatto il collega Lorenzo Marazzi, che nel 2009, scrisse un interessante articolo per la rivista “Broletto – Trasporto pubblico” ora riportato, integralmente, in un nuovo Quaderno ALDAI che coglie l’occasione per fare il punto anche sulla storia del veicolo filoviario.
Grazie, Lorenzo, per aver richiamato la nostra attenzione sul “filobus” che, con l’arguzia che li distingue, i milanesi chiamano “tram con le bretelle”.
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01 settembre 2022