Lombardia la Regione con il maggior numero di società quotabili

La Lombardia è la Regione con la presenza maggiore di imprese che possono vantare i requisiti per accedere alla quotazione in Borsa
Notizia Lombardia Speciale 

Nell’ultimo anno la pandemia ha profondamente modificato gli equilibri economici del Paese generando un importante riflesso anche sulla Borsa Italiana e sul numero di imprese quotate: la prima ondata della pandemia da coronavirus ha determinato una riduzione del numero potenziale di PMI quotabili tra il 20 e il 25 % all'inizio del 2021. Il numero di PMI potenzialmente quotabili si attesta ora tra 2.100 e 2.200 mentre prima della pandemia determinata dal Covid-19 la stima era di circa 2.800 aziende.


In un contesto di flessione generalizzata lo studio di Bankitalia  contenuto nella serie ‘Note Covid-19’ che ha elaborato questi dati conferma però la Lombardia (752 imprese e 708 imprese rispettivamente negli scenari base e negativo) come la regione italiana con il maggior numero di imprese quotabili.
Seguita da Veneto (282 imprese e 272 imprese tra base e negativo) ed Emilia-Romagna (245 imprese e 228 imprese), la Lombardia è quindi la Regione con la presenza maggiore di imprese che possono vantare i requisiti per poter accedere alla Borsa  anche se la crisi ha fisiologicamente generato una riduzione del saldo delle imprese quotabili appartenenti alle classi più alte: la riduzione dei ricavi ha determinato lo spostamento di alcune imprese dalle classi di fatturato più elevato a quelle più basse. L'impatto della crisi si riflette in maniera diversificata tra i settori con riduzioni percentuali più rilevanti registrate nei servizi di alloggio e ristorazione, nelle attività ricreative e nel settore manifatturiero. Quest’ultimo con una particolare sofferenza nei settori delle confezioni di articoli di abbigliamento e articoli in pelle.
Lo studio Bankitalia ha rilevato in crescita il numero di imprese quotabili rispetto ai livelli pre-crisi solo per i settori 'fornitura di energia', 'sanita' e assistenza’. I settori principali restano comunque il manifatturiero (rispettivamente 1.065 e 1.000 imprese negli scenari base e negativo) e il commercio (rispettivamente 448 e 414 imprese) anche se il primo risente maggiormente della crisi con una riduzione dal 52 al 48 per cento negli scenari base e avverso mentre il commercio rimane stabile al 20 per cento.

Scarica lo studio di Bankitalia

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