L'importanza dell'errore: un convegno sul tema del fallimento

Il convegno dell’assemblea annuale di Federmanager Treviso e Belluno “Ricostruire: elogio dell’imperfezione affronta il tema del fallimento coma percorso verso il successo”

Never give up. 
È l’invito, tipico del mondo anglosassone, di non arrendersi mai, soprattutto di fronte alle difficoltà. 
Un concetto che fatica ad essere assimilato in una realtà tutta estro e creatività come quella italiana, ma che proprio per questo è stata scelta come tema del convegno “Ricostruire: elogio dell’imperfezione, organizzato l’altro ieri da Federmanager Treviso e Belluno all’Auditorium Fondazione Cassamarca di Treviso. 
 “La parola fallimento – ha detto la presidente dell’associazione dei dirigenti industriali trevigiani e bellunesi, Alessandra Duprè – in paesi come l’Italia è spesso vista come un tabù, qualcosa da dover nascondere. 
In realtà ci sono paesi come gli Stati Uniti in cui il termine è visto in senso positivo. Gli americani dicono “fallisci presto e fallisci spesso”. Questo perché, commesso l’errore e compreso dove si è sbagliato, si riparte a costruire in modo più intelligente, tanto che per molti investitori è preferibile una persona che abbia già sbagliato ad una che non ha ancora trovato ostacoli nel suo percorso lavorativo”. 
Scelta come esempio e metafora perfetta di questo concetto, è stata l’arte giapponesi del kintsugi, che consiste nel riparare oggetti rotti, di solito vasi in ceramica, con una polvere d’oro, in modo da ridonargli nuova vita. 
Ed uno dei momenti emotivamente più intensi del convegno è stata proprio la proiezione di un docufilm, prodotto e realizzato dalla stessa Federmanager Treviso e Belluno, in cui la ceramista Adele Stefanelli, nata a Treviso ma di famiglia veneziana, racconta come è diventata maestra di kintsugi. 
“Il kintsugi – racconta nel documentario – è qualcosa per noi occidentali un po’ estraneo. Noi tendiamo a buttare via le cose rotte, tendiamo a vergognarci se abbiamo delle ferite. 
Invece per i giapponesi una ceramica che è stata riparata con questa tecnica ha ancora più valore. Ognuno dei noi, nella vita, ha sofferto, ha avuto delle cicatrici, ma queste non vanno nascoste ma messe in evidenza perché ci rendono unici. 
Si dice, del resto, “sono a pezzi”, o” mettere insieme i cocci”. Invece, quando si hanno grandi difficoltà o si pensa di non riuscire, bisogna saper rimettere insieme quei pezzi, con tanta pazienza e lavoro, e alla fine ci spolveriamo un pochino d’oro e siamo più belli di prima”.
Molto particolare anche la scelta degli ospiti della tavola rotonda del convegno, moderata dalla giornalista Maria Gaia Fusilli. Con il manager trevigiano Diego Bolzonello, co-fondatore del colosso della scarpa Geox insieme a Mario Moretti Polegato, che ha raccontato la sua separazione dall’azienda nel 2012 per approdare poi a Scarpa SpA, di cui oggi è Ceo, la formatrice Francesca Corrado, che nel 2015, dopo una lunga serie di disastri e fallimenti personali, ha deciso di creare a Modena la Scuola di Fallimento, un vero e proprio corso per insegnare a studenti ma anche a manager, professionisti e imprenditori ad accettare l’errore come elemento essenziale per la scoperta di sé, dei propri limiti e dei propri talenti, l’ultramaratoneta padovano Paolo Venturini, recordman mondiale di corse di lunga durata nei luoghi più caldi e freddi del pianeta, dai deserti dell’Iran alle steppe siberiane, che ha spiegato come ci si prepara ad imprese ai limiti della capacità umane, quindi a rischio enorme di errore o fallimento, ed infine la visione più spirituale di caduta, raccontata dalla suora benedettina umbra Myriam d’Agostino
Il convegno si concluso con uno speech del giornalista e scrittore Mario Calabresi, che ha racconta storie di rinascita e di resilienza, tratte dai suoi libri, aggiungendo anche aneddoti personali, come quando fu licenziato da La Repubblica è che ha utilizzato come spunto per uno dei suoi ultimi libri, “La mattina dopo”, e con le parole del direttore generale di Federmanager: “Nel nostro mondo manageriale il conceduto di caduta, di errore e fallimento ha sempre avuto un accezione negativa, da cui fi fa fatica a riemergere. E questo è un problema fondamentale culturale, per il quale superiore si deve ripartire dalla scuola, per insegnarli che in fondo sbagliare è umano e l’imperfezione vuol anche dire evoluzione e innovazione”.