Serata “Alla luce di Psiche”

Antonio Canova

Di Gianni Pavanel
La Gipsoteca di Possagno è una meta preziosa per noi Trevigiani perché ci ricorda un nostro concittadino illustre Antonio Canova che, alla sua epoca fu amato, stimato e richiesto da tutte le corti monarchiche, da Napoleone, Caterina II e Alessandro I di Russia, dai diplomatici inglesi, da George Washington, dagli Asburgo (Maria Cristina) e da Pio VII grazie anche al fatto di non essere mai stato schierato politicamente ma vivendo il periodo storico (Rivoluzione Americana, Rivoluzione Francese, Napoleone, Congresso di Vienna, Restaurazione).
Un artista che fece della sua arte un business pretendendo pagamenti dilazionati durante la lavorazione e non ad opera conclusa. Pensiamo solo al Tempio di Possagno da lui voluto e completamente da lui sovvenzionato.

Nato nel 1757 da una famiglia di scalpellini, rimase orfano a 4 anni e seguì il nonno che lo indirizzò verso quella strada che sarà la sua fortuna. A 11 anni è a Venezia all’Accademia delle Belle Arti per lo studio del nudo. In poco tempo diventa famoso, a 22 anni va a Roma dove conosce Mengs e la scuola Neoclassica con le teorie di Winckelmann, uno storico dell’arte che valorizza il classicismo dell’Antica Grecia. Vediamo infatti nelle opere di Canova quella ricerca del “bello ideale” con un’armonia, una compostezza, un equilibrio e una serenità che sono in contrapposizione all’eccessivo dinamismo del Barocco e Rococò del Settecento. Canova non imita l’antico da poco scoperto con gli Scavi di Pompei ed Ercolano, ma ci si ispira cercando l’idealità che deve essere nobile semplicità e quieta grandezza.

Lo troviamo a Napoli, Parigi e poi con Pio VII che lo nomina ispettore delle Belle Arti di Roma e dello Stato Pontificio.
Dopo il 1815 con il Congresso di Vienna e l’aiuto del Cancelliere Metternich riuscì a recuperare gran parte delle opere trafugate da Napoleone.
Richiesto a Londra per il restauro dei marmi del Partenone, trafugati da Lord Elgin, si rifiuta dichiarando che non avrebbe mai messo mano alle opere di Fidia.
Morì a Venezia del 1822, fu sepolto nel Tempio di Possagno mentre il suo cuore si trova nella Basilica dei Frari a Venezia.

Arrivati a Possagno, la serata è iniziata con la cena in una sala che un tempo era la stalla di Casa Canova, ambiente accogliente e intimo riservato al gruppo Federmanager.

Terminato il momento conviviale, con la guida abbiamo quindi visitato la casa natale e la pinacoteca che comprende gli unici dipinti prodotti dall’artista.
Sempre all’interno della casa abbiamo percorso i vari passaggi di lavorazione: il bozzetto su carta, il modellino in creta poi il modellino su scala reale, la colata di gesso e poi, grazie alle répere, al pantografo e al filo col piombo, il passaggio all’opera in marmo (operazione questa effettuata dai collaboratori del Canova). Ora al Canova spettava solo la rifinitura che rendeva l’opera quasi viva.

La visita alla Gipsoteca che è stata costruita nel 1836 per volontà del fratellastro Giovanni Battista Sartori Vescovo di Mindo e poi ampliata nel 1957 da Carlo Scarpa, al suo interno ospita solo i gessi mentre i marmi si trovano nei maggiori musei al mondo. È stata subito di grande effetto. L’ambiente è stato illuminato solo da candele che creavano un’atmosfera di altri tempi e che dava l’impressione che movimentassero le stesse opere. Sembrava quasi di vedere Canova e i suoi aiutanti all’opera in un ambiente totalmente bianco, il bianco del gesso, il bianco del marmo e della sua polvere, poi la cera che si usava per dar vita alle opere… avevi l’impressione quasi di sentire il profumo/odore del laboratorio artistico, delle candele accese e dei mozziconi spenti…
L’uscita dalla Gipsoteca ci ha catapultato nella nostra realtà, erano le 23:30 di sabato 2 novembre.