Presto sarà autunno: come sarà a livello economico?

In salita

Daniele Damele  

Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
Per attuare delle prospettive, definire scenari, essere, come piace a molti oggi, “visionari”, nel senso di avere una visione del futuro, occorre basarsi necessariamente su passato, presente e dati. Nel secondo trimestre 2023, rispetto al primo, la produzione industriale in Friuli Venezia Giulia manifesta la sua stabilizzazione, con un incremento dello 0,1%, rispetto al +0,5% del trimestre precedente. Lo rileva l’indagine congiunturale regionale di Confindustria Fvg. Le vendite nel periodo evidenziano un ulteriore incremento del 7,1%, dopo il +1,4% del primo trimestre. 

Relativamente al mercato domestico queste segnano una crescita del 2,1% (+5,6% nel primo trimestre) mentre, per il mercato estero assistiamo a un suo incisivo incremento pari al +10,3% rispetto al -1,6% del primo trimestre. I nuovi ordini, però, scendono del 5,8% (+13,9% nei primi tre mesi). Resta sostanzialmente stabile l’occupazione. Per quanto riguarda l’andamento tendenziale, il secondo trimestre 2023 rispetto allo stesso periodo 2022, rileva una significativa contrazione, pari al -10,1%, nella produzione, rispetto al -0,2% del secondo trimestre 2022. 

Le vendite globali, si riducono, registrando un -8,7%, rispetto al +7,7% del secondo trimestre dell’anno precedente. Analogamente, i nuovi ordini registrano -4,3% rispetto +11% del secondo trimestre 2022. I dati previsionali per il terzo trimestre 2023, conclude Confindustria Fvg, evidenziano un rallentamento nelle previsioni sull’andamento della produzione industriale. 
L’analisi dei dati del secondo trimestre 2023 permette di attuare delle previsioni per l’autunno che, stante le difficoltà in cui versano alcuni settori, fanno prevedere una seconda parte dell’anno, se non saranno introdotti dei correttivi, in salita, ovvero difficile se non addirittura complicato. Le previsioni, infatti, dipingono un quadro non brillante con la produzione industriale in contrazione e con previsioni per la domanda, sia interna sia estera, non positive. 

Per modificare detta situazione occorrerebbe giungere al mantenimento dei tassi ai valori attuali da parte delle banche centrali e un celere utilizzo dei fondi messi a disposizione dal Pnrr con una sburocratizzazione generale attuando su vasta scala il “modello commissariale”. Guardando alla manifattura in provincia di Udine impossibile non rilevare come prosegua il calo produttivo rispetto allo scorso anno, ma vanno analizzati anche i segnali di adattamento all’andamento del ciclo economico mondiale, che si sta indebolendo, e del mercato interno. 

Ciò quanto emerge dall’analisi dei dati dell’indagine trimestrale elaborati dall’Ufficio studi di Confindustria Udine. Nel dettaglio, nel secondo trimestre 2023 la produzione industriale in provincia di Udine è diminuita del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2022 (nel primo trimestre si era registrato un calo tendenziale inferiore, del -1,2%), ma è cresciuta dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. Preoccupano gli ordinativi, che registrano su base tendenziale un calo dell’1,8% e del 6,8% rispetto al primo trimestre dell’anno. 

Con riferimento ai singoli comparti alla maggiore resilienza produttiva dell’industria meccanica, siderurgica e alimentare seguono le criticità dei settori legno e mobile, carta, gomma e plastica, materiali da costruzione. Siamo, con tutta probabilità, all’inizio di una crisi dell’economia mondiale forse in chiave 2008, con una probabile durata, se tutto va bene, di due anni, speriamo non di 10 come accaduto nel 2008. In Italia l’impatto del rialzo dei tassi di interesse è fortemente sentito a causa del debito di 2.850 miliardi circa accumulato negli ultimi 40 anni. 

Occorre puntare sull’opportunità che gli obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale e di economia circolare offrono, unitamente ai temi dell’energia e digitalizzazione, machine learning, ma è indispensabile studiare come riportare il manifatturiero ai valori del passato favorendo l’occupazione. Occorre investire sull’industria, ma anche su un giusto welfare, e su scuola e università come pure su un cambio di mentalità generale tornando ai valori dei nostri padri e dei nostri nonni quali onestà e lavoro modificando le priorità che la società si è data lontane dal lavoro e della dedizione allo stesso.