Il nuovo codice della crisi d'impresa
I rischi per manager e amministratori
Il nuovo codice sulla crisi d’impresa ha introdotto l’obbligo per le aziende, sia di persone, che di capitali di dotarsi di adeguati
assetti ai fini della tempestiva rilevazione
dello stato di crisi, assumendo le idonee
iniziative per il superamento della stessa e
il recupero della continuità aziendale.
Mediante la riforma della legge fallimentare
(Legge Delega n. 155/2017) si è trapiantato
nel nostro ordinamento uno strumento di risoluzione dello stato di crisi di un’azienda
di matrice anglosassone, assimilabile al
Chapter 11.
Perché esiste un rischio in capo agli amministratori dell’azienda?
La riforma, all’articolo 2476 del codice civile,
spiega chiaramente che gli amministratori
rispondono (con il loro patrimonio personale) verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale
L’azione può essere proposta dai creditori
quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti.
Esistono già sentenze di condanna
A tal riguardo, come ad esempio quella del
Tribunale Sez. Sp. Milano R.G. 9119/2019,
in cui il collegio giudicante ha rilevato da
parte degli amministratori “condotte di per
sé non in linea con i doveri gestori oggi predicati dall’art 2086 cc vigente”.
Cosa deve fare l’amministratore per evitare di essere aggredito da un punto di
vista patrimoniale?
Dotarsi di adeguati assetti significa agire
innanzitutto sotto il profilo della prevenzione, andando a delineare i rischi a cui l’azienda è maggiormente esposta: rischio
tasso, rischio valuta, rischio inflazione, rischio di credito, rischio energetico (…).
Successivamente è necessario rilevare
con costanza eventuali squilibri di carattere patrimoniale o finanziario, verificare
la sostenibilità dei debiti nei successivi
12 mesi, verificare la presenza di segnali
di allarme relativi alle posizioni debitorie
e svolgere una sorta di stress test che permetta di capire come potrebbe comportarsi
l’azienda di fronte allo stato di crisi.
Tra i segnali di allarme potrebbero esserci ritardi nei versamenti dei contributi
(INPS-INAIL), sconfinamenti prolungati
sui finanziamenti oppure debiti per retribuzioni scaduti da oltre 30 giorni.
Quali sono i rischi e come proteggersi individualmente?
Il rischio principale è quello di introdurre
nel nostro ordinamento un istituto di matrice americana, come quello del Chapter 11,
all’interno di un contesto – quello italiano –
che si trova al 69° posto mondiale in termini
di libertà economica secondo l’Economic
Freedom Index.
Come si può conciliare un
regolamento di questo tipo con la presenza di uno Stato che prima incentiva e poi
elimina il mercato secondario dei crediti
d’imposta?
L’ordinamento peraltro ha stabilito un principio generale di adeguatezza degli assetti organizzativi senza fornire alcuna
specifica al riguardo.
Infine, l’adeguatezza
o meno degli assetti organizzativi, a fronte
di un irreversibile processo di crisi, verrà
decisa dall’autorità giudiziaria, lasciando
dunque all’interpretazione del giudice elementi di carattere gestionale, economico e
finanziario.
È dunque da ritenersi legittimo, senza con
questo voler arrecare preordinatamente un
danno ai creditori sociali, che il manager/
amministratore, si doti “degli adeguati
assetti” per proteggere (parte o in toto)
il proprio patrimonio da eventuali aggressioni ingiustificate.
05 aprile 2023