Miami e Bahamas: affascinanti sì, ma preparati a parlare più spagnolo che inglese
Dai grattacieli alle spiagge bianche, avventure e scoperte
Dici: “andiamo a Miami”, ottimo! Pensi di trovare una città affascinante degli Usa, ma in realtà, specie per i tantissimi che gli States li vedono avendo negli occhi New York e in particolare Manhattan, trovi una città sudamericana, quasi cubana o messicana. Ripassi l’inglese per poterti destreggiare in hotel, al ristorante, nei mezzi pubblici, ma è meglio, molto meglio se impari un po’ di spagnolo. Gli addetti nelle strutture turistiche ti chiedono infatti: “speak spanish or english?”, e il mettere “spanish” per primo non è a caso, è in ordine di preferenza. Tranquilli, con l’italiano e qualche parola magari dell’idioma friulano e del dialetto veneto gliela si fa, stanza e pranzi si “portano a casa”.
L’esperienza della prima volta a Miami, Key West e Bahamas è certamente positiva, ma, da ultra60enne, è da ripetere solo se a seguito di un regalo. Perché?
È certamente sorprendente vedere con i tuoi occhi ciò che vedi in tv: grattacieli, auto enormi, gente, per lo più allegramente vestita, che parla ad alta voce, Ocean drive e i suoi ristoranti, la spiaggia di Miami Beach che, purtroppo, presenta lunghi tratti con colline (montagne sarebbe esagerato, ma renderebbe di più…) di alghe nere sulla riva, alghe che, francamente, potrebbero essere asportate di notte. Bella la passeggiata, adatta anche alle biciclette, con numerosi spazi dedicati alla ginnastica. Consigliabile prendere il classico bus turistico “Hop on - Hop off” anche se tra le tante lingue non vi è l’italiano, ma l’immancabile e molto parlato spagnolo sì! Ascolti la storia, la situazione attuale di Miami, vedi il porto, le isole, comprese quelle “chiuse” dei vip, capisci che la città è in crescita economica trainata da un’edilizia che spinge.
Da Miami vai a Key West per assistere a uno dei più bei tramonti del mondo. Bello, molto bello! Consigliabile andare la sera in una delle tante imbarcazioni pagando il biglietto piuttosto che rimanere al bar del porticciolo dove, in ogni caso, si fa festa. Sperare, poi, che la nuvola “fantozziana” non vada proprio alla sera a coprire il sole per evitare l’urlo alla Munch! A Key West un simpatico trenino ti porta in giro per la città, vedi tante belle ville, compresa quella che fu di Hemingway e, al solito gente che parla a voce alta e popola i bar.
Il turismo è prettamente statunitense, pochi europei, qualche messicano e argentino, turisti quest’ultimi che parlano spagnolo e ben si trovano in quest’area degli Usa.
La pulizia dei locali lascia alquanto a desiderare, fatto che nei ristoranti lascia piuttosto perplessi. E poi i cuochi mettono salse su tutto, carne, pesce, … non c’è verso di chiedere una pietanza semplice, nemmeno parlando in spagnolo… da preferire i ristoranti degli hotel.
Non fidarti dei taxi. Il rientro prenotato da Key West a Miami può provocare malumore qualora il Flixbus prenotato prima annuncia 45 e poi 120 minuti di ritardo e quindi cancella la corsa (4 ore). Fatto questo che provoca l’inequivocabile ricorso, appunto, al taxi. Ma quelli regolari non si vedono e forse non ci sono proprio per cui sei costretto a ricorrere a un’auto con altre persone per dividere la spesa. Tratti, pensi di aver trovato un equilibrio e parti con un autista cubano con cui avevi concordato che a Miami avrebbe dovuto raggiungere due distinti hotel per le cinque persone a bordo. Giunto a circa 30 minuti da Miami, però, il taxista (anche se lo chiamiamo così solo per individuarlo) si ferma a un rifornimento di carburante e chiede d’essere pagato lì per intero. La buona fede la fa sempre da padrone e, quindi, paghi sbagliando! Si arriva, infatti, al primo hotel di Miami e il taxista molto celermente scarica tutti i bagagli, urla e scappa costringendo chi doveva andare al secondo hotel a ricorrere a un altro taxi (peraltro piuttosto cari come un po’ tutto a Miami e negli Usa per noi europei) per giungere al tuo hotel.
Poi, finalmente, arriva la crociera e parti vedendo Miami dal mare: bello sì, ma nemmeno paragonabile con le partenze da Venezia. Arrivi a Nassau, la capitale delle Bahamas, anche qui, come a Key West tante case belle a uno o due piani, colorate, pittoresche.
Finché stai in centro oppure visiti una piccola fabbrica di rhum tutto ok, ma dietro l’angolo vi è una povertà palpabile che non ti può lasciare indifferente. Poveri lasciati in situazioni di sporcizia e degrado che ti fanno tornare in mente alcune immagini di Miami.
Splendida la riserva marina della Msc dove la nave approda e si ferma per una due giorni super. Spiagge bianche, acqua del colore del cielo, pulizia totale, un’isola riservata ai soli crocieristi, un sogno. Solo questo sbarco vale la pena del volo lungo 11 ore per giungere sino qui. Paradiso terrestre? Sì, è certamente uno dei paradisi terrestri del mondo per chi ama il mare.
Purtroppo il tempo passa ed è ora di rientrare. C’è il tempo per sorridere dinanzi agli americani che a bordo della nave si dedicano a trascorrere il loro tempo nei vari bar e ad altre tipiche “americanate” riferendosi a vestiti, schiamazzi, balli e così via. Msc garantisce anche il transfer in aeroporto per chi lo desiderasse.
Chi non si è mai lamentato dei nostri scali aeroportuali italiani? Suvvia tutti alzano la mano assieme al sottoscritto. Stop, non dobbiamo farlo più. All’aeroporto di Miami le file per i controlli di polizia sono estenuanti e non esiste la sky priority (mah!).
Un ultimo consiglio: fate sempre il check in on line. Non averlo fatto mi è costata la retrocessione dal posto in Premium economy all’Economy. A dire il vero ad essere stata retrocessa, causa overbooking, fu mia moglie, promettendo un rimborso, ma come chiunque al mio posto ad andare nelle retrovie dell’aereo ho preteso di andare io permettendo a mia moglie di rimanere in Premium economy: era il viaggio di nozze, ci mancherebbe non fosse andata così, il viaggio in una città che si legge: MiAmi!
Aggiungo: mi è capitato, sempre con mia moglie, pochi giorni dopo il rientro nella nostra amata Italia, di ascoltare un’intervista alla tv di Antonello Venditti che ha poi cantato Roma capoccia. Ebbene Roma, al contrario, si legge Amor, ma al di là di questo, la storia di Roma permette di scrivere poesie, canzoni che parlano di “cupolone”, “fontanone” e molto altro. Nessun cantante o poeta di Miami potrà mai cantare una “Miami capoccia” o meglio “Miami jefe” per dirla in… spagnolo.
15 luglio 2025
Localizza
Stampa
WhatsApp