Sior Todero Brontolon

Opera teatrale di Carlo Goldoni

Alberto Pilotto Federmanager Vicenza

Sior Todero brontolon è una delle più famose opere teatrali del commediografo veneziano Carlo Goldoni (1707-1793): il personaggio è un vecchio e avaro capofamiglia, dispotico, sospettoso, autoritario.
In questo contesto, però, viene usato perché un carissimo amico e collega di lavoro lo usava nei miei confronti non tanto per i caratteri non piacevoli suindicati ma per il mio brontolio, lieve, che in qualche occasione accompagnava certe discussioni di lavoro. 

Erano un segnale di attenzione, di non accettazione passiva e totale di qualsiasi affermazione, di necessità di approfondire, verificare, ricercare. Il tutto fatto con lo spirito e il metodo del ricercatore, dello scienziato (in questi tempi tanto di moda…). 

Entrambi veneti e appassionati della lingua del Goldoni e della storia della Serenissima Repubblica, era normale inframezzare le nostre discussioni anche con termini diversi, di reminiscenze liceali: à la guerre comme à al guerre, si vis pacem para bellum. 

L’attuale Sior Todero è stato colpito dalla recente scomparsa del Papa emerito Benedetto XVI e ha avuto modo di seguire per giorni i numerosi articoli sulla stampa e i servizi televisivi relativi al suo papato (commenti, critiche, confronti): salvo un caso, nessuno dei suddetti ha ritenuto di ricordare il grave episodio che lo aveva coinvolto alcuni anni fa. 

Nel novembre 2007 infatti, il rettore dell’Università La Sapienza di Roma chiese al Papa di partecipare all’inaugurazione dell’Anno Accademico con un discorso; l’iniziativa scatenò però il risentimento di parecchi docenti (compreso il futuro premio Nobel Giorgio Parisi) che firmarono una lettera di protesta al Rettore, pubblicata sul quotidiano “Il Manifesto”, in cui ritenevano l’intervento del Papa “un’incredibile violazione della tradizionale autonomia dell’università” e “un salto indietro di trecento anni”, ricordando la precedente lectio magistralis dell’allora cardinale Ratzinger (1990) sull’atteggiamento della Chiesa nel processo (1610-1633) a Galileo Galilei. 
Successivamente, un gruppo di studenti pensò di occupare il rettorato in segno di partecipazione alla levata di scudi dei loro docenti e altri intellettuali, politici e maitres à penser non persero l’occasione di aderire alla lettera. 
Sior Todero non può non brontolare ricordando, per confronto, l’articolo pubblicato in questa rivista (N.6, 2022) dal titolo: Universa Universis Patavina Libertas che, ricordiamo, significa: Tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova. 

Sior Todero ricorda anche che illustri personaggi politici e accademici furono oggetto di scherzi organizzati dalla goliardia patavina in occasione di cerimonie ufficiali (Carlo Rubbia, Eugenio Scalfaro, Giovanni Spadolini), che nel 1982 il Papa Giovanni Paolo II visitò e tenne un memorabile discorso nell’Aula Magna, davanti al Rettore Magnifico Luciano Merigliano (fratello del nostro collega Mario, Presidente di Federmanager Venezia) ricordando le due fondamentali finalità dell’Università, la scientifica e la pedagogica, con riferimento al motto suindicato. 

Possiamo dire che quelli erano altri tempi, altri professori, altri studenti, altra città. 

Sior Todero brontola quando, quotidianamente, legge sulla stampa della ormai cronica mancanza di medici ed infermieri nella sanità pubblica; ritorna con la memoria ai tanti, ormai, anni passati senza che questo problema si ponesse e si domanda: perché? Come è potuto accadere che in tempi moderni non si sia potuto programmare il numero di addetti necessari? Forse il numero chiuso di accesso alle Università può avere influito? 
Forse il numero di borse di studio per le specializzazioni erano insufficienti? 

Sior Todero, come altri anziani, ricorda che in passato non esistevano le borse di studio per gli specializzandi e che, comunque, erano usciti fior di medici dalle Università. 

E allora? Sior Todero ha brontolato di fronte alla solita, penalizzante decisione sul tema pensioni e rimanda i lettori alla sezione “Pianeta pensionati” curata su questa rivista da Antonio Pesante, così il brontolio diventerà tuono! 
Sior Todero ha brontolato, e questo potrebbe essergli fatale (vista la sua passione per la buona cucina e il buon vino), per l’ennesima inutile, faziosa iniziativa dei politici e burocrati europei relativamente all’effetto cancerogeno del vino e al consumo alimentare di vermi e grilli; forse, in questo caso, potrebbe essere usato (mutatis mutandis) il metodo di Giovanni Falcone “seguire il denaro”. 
L’Italia, infatti, ha avuto un export alimentare nel 2022 di 60 miliardi di cui 26 da Paesi extra UE. 

Sior Todero non può non brontolare di fronte all’ennesima corsa verso una probabile, futura crisi italiana ed europea dovuta alla decisione dell’UE di passare in un futuro ormai prossimo alle auto elettriche e all’utilizzo dei pannelli fotovoltaici. 

Dopo la crisi del petrolio (1973/74) e quella attuale di gas potrebbe verificarsi una terza crisi dovuta ai materiali (terre rare) necessari alla suddetta tecnologia verde (oltre alla attuale industria tecnologica ed elettronica) estratti in Paesi che già ne detengono la maggior parte (p.e. Cina) e che potrebbero, per motivi politico-economici, aprire o chiudere l’approvvigionamento a loro piacimento. 

Avremmo, anche noi, quello che si potrebbe definire un nuovo triangolo delle Bermude, in cui le nostre aziende industriali potrebbero scomparire con conseguenze tragiche per i cittadini. 
Sior Todero desidera concludere con l’augurio a tutti, donne e uomini di buona volontà, di diventare nel corso dell’anno appena cominciato un po’ apoti (parola d’autore coniata dal giornalista e scrittore Giuseppe Prezzolini 1882- 1982) e cioè: coloro che non se la bevono, che non credono all’apparenza ma vogliono cercare la verità.