Twin Revolution Program. Episodio 3
Quando innovazione digitale e sostenibilità (ri)disegnano il futuro delle managerialità globali
A cura di Francesco Airenti, Cecilia Chizzali, Massimo Colorio, Giuseppe Dominici, Valeria Grillo
San Francisco e Silicon Valley
Siamo arrivati al terzo ed ultimo capitolo dello Study Tour Federmanager relativo al TWIN REVOLUTION PROGRAM al quale hanno preso parte anche i manager del Triveneto.
Dopo le gironate nella East Coast, il Gruppo Federmanager si è spostato sulla West Coast, atterrando a San Francisco, in California.
In questa seconda parte dello study tour il punto di riferimento sul territorio è stato l’Italian Innovation Center di INNOVIT.
Italian Innovation Center di INNOVIT è un progetto strategico governativo nato pochi anni fa e promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, su proposta dell’Ambasciata d’Italia a Washington e in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a San Francisco, ed è stato realizzato grazie al coinvolgimento dell’ITA – Italian Trade Agency e l’IIC – Istituto Italiano di Cultura San Francisco
L’obiettivo di INNOVIT https://innovitsf.com è quello creare una solida partnership tra gli ecosistemi economici e culturali americano e italiano per garantire alle imprenditorialità e alle comunità italiane una presenza duratura nella Silicon Valley.
“Grazie al Team coordinato da Alberto Acito e agli interventi di speaker illustri quali il Console e il Viceconsole Italiano a San Francisco, Sebastiano Peluso di ITA Agency, Leandro Agrò esperto in design thinking, Caterina Falleni di Meta, siamo entrati nel vivo del modello Silicon Valley, per capirne il potenziale e la velocità di esecuzione che ha portato quest’area a diventare una di quelle più ad alto potenziale innovativo del mondo. Indubbiamente, qui ci sono grandi opportunità di sviluppo anche per le imprese italiane” racconta Francesco Airenti.
Inoltre, INNOVIT ha permesso al team Federmanager di entrare anche in contatto con start up innovative e con imprenditori che investono nella crescita di questa linfa vitale per il business.
“Incontrare imprenditori e manager del calibro di Ron Erd, advisor di Unlocking Growth, ci ha dato l’opportunità di comprendere l’approccio dei top manager nel costruire strategie di accesso al mercato che creino ricavi e sostenibilità economico-finanziaria, consigliando ai dirigenti come scoprire i punti deboli dei clienti sviluppando la leadership esecutiva, la presenza e la capacità di affrontare l’incertezza del business” continua Francesco Airenti.
Un momento molto interessante di confronto in ambito FoodTech e AgriTech, ha permesso ai dirigenti Federmanager di confrontarsi con business leader e startupper che hanno mostrato come le aziende in questo comparto hanno approcciato il tema dell’innovazione e della sostenibilità per il loro successo.
Tra questi, Davide Sosso di Google X, e Matteo Continella di Ohalo, che sono esempi di successo delle managerialità italiane all’interno delle Big Corp internazionali.
“Nel tempo passato insieme, Davide ci ha dato un’ampia visione tech based sulle dinamiche imprenditoriali in ambito food e agritech US e, in parallelo, portando esempi di realtà europee che stanno lavorando molto bene applicando contenuti ESG al business. Questo dimostra come Google X sia da anni impegnata ad investire risorse per risolvere i grandi problemi del pianeta, offrendo soluzioni definitive attraverso l’utilizzo di tecnologie nuove, spesso rivoluzionare. Qui è dove veramente si fa progresso per il benessere collettivo” ci racconta Cecilia Chizzali.
“L’incontro con Matteo Continella di Ohalo, ci ha fatto scoprire il potenziale del c.d. crispr o editing genomico applicate alle colture a rischio. Questa nuova tecnologia permette di intervenire sulle parti deboli del DNA delle piante per bloccare epidemie per le quali, finora, non c’era una soluzione e consente di ripiantare le stesse piante con una resistenza agli agenti patogeni.
Dobbiamo renderci conto che questi progressi scientifici e tecnologici sono spesso l’unica soluzione per preservare colture in aree geografiche a rischio, a causa anche del cambiamento climatico. Questo permette di preservare economie in certe aree del globo che sono in enorme difficoltà” ci spiega Valeria Grillo.
Giuseppe Dominici spiega il potenziale di questa nuova tecnica: “Questa tecnologia innovativa è una “forbice biologica” che serve a tagliare il DNA e che permette di intervenire su una o più parti non ottimali dello stesso, migliorare la resa in campo, limitare tratti che rendono debole la pianta, ridurre la necessita di acqua e sostanze in ottica di sostenibilità e molto altro. Il tutto viene fatto all’interno dell’organismo e senza influenze esterne e non va confuso con gli OGM che invece intervengono sul DNA inserendo cellule di organismi esterni, con tempi e costi ridotti.
In agricoltura, per fare “crossing” e “breeding” ci vogliono anni prima di vedere la mappatura genetica della nuova pianta; al contrario, con il “crispr” sai già cosa otterrai e puoi ottenerlo in solo un anno di lavoro”.
Sul tema, Massimo Colorio integra con nuovi spunti emersi nella conversazione con gli esperti di Agritech incontrati da Federmanager: “Per fortuna, in US, i preconcetti e cattiva informazione, hanno lasciato il posto all’approfondimento e alla validazione scientifica che hanno portato l’editing genomico ad essere la pratica più usata per risolvere problemi che, solo dieci anni, fa erano considerati irrisolvibili, con notevoli impatti economici e sociali. Oggi l’Europa, seppur con ancora molta disinformazione e strumentalizzazione, sta facendo passi avanti ma rischia che se non si attiva per tempo, altre aree geografiche diventeranno competitive e le porteranno via del business grazie a questa tecnologia genetica in ambito agricultural. Il tema a mio avviso è quindi più politico che di business”.
Dopo i due giorni passati in INNOVIT, il team Federmanager si è poi spostato nell’area dei College e delle TechCo della Baia di San Francisco dove sono stati approfonditi il contesto accademico, lato business e sostenibilità, e come la sfera tecnologica continui ad alimentare la crescita del business della Silicon Valley e degli USA.
La Silicon Valley, cioè l’area geografica che si trova nella penisola di San Francisco, in California, inserita fra la baia di San Francisco e le montagne di Santa Cruz.; qui gli insediamenti universitari hanno rappresentato il volano che ha permesso a San Francisco di posizionarsi tra i poli accademici i più importanti al mondo.
Dal 2014 la Bay Area, cioè l’insieme della città di San Francisco e delle sue otto contee, con un valore economico di oltre 450 miliardi di dollari, compete vigorosamente sui mercati sia nazionali che internazionali quale economia fondata sulla conoscenza e l’innovazione.
Infatti, è ormai considerato il principale centro di innovazione mondiale con la più alta concentrazione negli Usa di posti di lavoro dedicati all’innovazione.
Il gruppo ha avuto il piacere di visitare la University of California, Berkeley che pochi hanno fa ha celebrato i suoi primi 150 anni come “flagship institution” tra le dieci università che formano la University of California.
Queste università rappresentano la storia della cultura non solo americana ma anche internazionale, come ci racconta Francesco Airenti: “Berkeley è stata fondata nel 1868 ed, oltre ad essere il primo campus californiano, è oggi l’università pubblica più illustre nella storia dell’istruzione superiore statunitense. Per dare un’idea dell’importanza dell’istituzione accademica californiana, basti pensare che 94 dei Premi Nobel sono stati professori a Berkeley. Inoltre, l’università vanta 9 Premi Wolf, 7 Medaglie Fields, 18 Premi Turing, 45 MacArthur Fellowships, 20 Academy Awards, 9 premi James S. McDonnell Foundation e 11 Premi Pulitzer.
Inoltre, qui si fondò la “Berkeley Software Distribution” dove alcuni suoi scienziati inventarono il ciclotrone, altri isolarono il virus della poliomielite; qui avvenne la scoperta di alcuni elementi tra cui il Berkelio e il Californio. Insomma, qui è dove si creano cose importanti per il mondo!”
Oggi Berkley non è solo un polo accademico ma si integra con la cittadina omonima, creando un circolo virtuoso per aziende, studenti e imprenditori.
“In particolare per le start up e le società, Berkeley è diventato un acceleratore di sviluppo per la società, creando soluzioni che mettano a disposizione delle persone risorse, ricerche, supporti normativi e spazi per alimentare il business. Questo crea un volano di opportunità esponenziali rispetto a località dove le università vengono semplicemente “ospitate” dalla città che le contiene” ci spiega Cecilia Chizzali.
A Redwood Shores, CA Federmanager ha visitato il “distretto” Oracle che ospita migliaia di addetti con una vera città.
Oggi Oracle è un colosso con un fatturato globale di 50 miliardi di dollari e un utile netto di quasi 4 miliardi di dollari nel 2023 ed è cambiata molto negli ultimi decenni, spostandosi sempre più verso il tema della sostenibilità.
Relativamente alle tematiche ESG, Massimo Colorio precisa: “Sebbene un’azienda di software abbia un impatto ESG basso, negli anni si è dovuta confrontare con acquisizioni di hardware, server e la gestione della logistica, passando da essere un hard & software manufacturer ad essere un global cloud provider, con un profilo di rischio impatto che cambia radicalmente.
Ora il focus principale è quello del consumo energetico dei data center, come in parte avevamo già visto nella parentesi newyorchese da IBM. E il programma di sostenibilità evolve con l’azienda, non è mai statico”.
Dopo la sorprendente visita ad Oracle, lo Study Tour torna nell’area accademica entrando all’Università di Stanford
La Silicon Valley come la conosciamo oggi si è sviluppata in maniera esponenziale come “culla di innovazione” con la nascita dell’Università di Stanford, fondata nel 1891 dall’ex governatore della California, Leland Stanford, e da sua moglie Jane.
Riguardo alla visita, Valeria Grillo aggiunge: “Oggi Stanford è una top University ed è eccellente in TUTTE le facoltà presenti al suo interno (Berkeley, per esempio, è ottima in tutte le facoltà ma eccelle sono in alcune materie, per esempio Legge). Fondamentale per Stanford è il bacino di risorse economiche che gravitano intorno all’università che le permette di posizionarsi al terzo posto dopo Harvard e Princeton, con un valore stimato di $ 35 billion”.
Giuseppe Dominici ci spiega le sue impressioni sul modello di Stanford: “In ambito innovazione e sostenibilità, Stanford investe molto sulle progettualità degli studenti fornendo non solo riscorse per ricerca e sviluppo ma anche spazi dove prototipare i progetti e renderli testabili, fornendo anche uno stipendio agli studenti per il periodo del progetto: se il progetto ha successo, il contenitore progettuale con il team annesso si “stacca” dall’Università e intraprende il percorso di incubazione e sviluppo della start up.
In questo percorso, il progetto permette ai Professori di collaborare con i team di lavoro o di aprirsi una propria start up staccandosi per massimo due anni dal ruolo accademico per poi rientrare in Università o lasciarla per proseguire il business. Questa “pausa” di due anni è concessa ogni sette anni di carriera accademia: semplicemente meraviglioso!”
Per sintetizzare il valore dello Study Tour in USA, i cinque manager del Triveneto hanno elencato i punti chiave di questa esperienza:
- L’ispirazione e le opportunità del contesto USA.
- La condivisione delle esperienze come chiave di successo.
- La necessità di un cambio di mindset in Italia.
- La necessità di dare valore al network.
- L’energia del gruppo.
- L’ecosistema perfetto per creare valore (aziende + persone + istituzioni + risorse).
24 novembre 2024