Intelligenza Collettiva e Leadership

Dalla Governance gerarchica alla Governance collaborativa

Figura 1

Augusto Calderoni

Socio ALDAI-Federmanager - Fondatore e Presidente di COLGO - Collaborative Governance - augusto.calderoni@colgo.it
Prima di trattare del “come allenare le Organizzazioni alla Governance collaborativa”, promesso nell’articolo precedente, è utile fare un approfondimento sui fondamenti del Collaborare. 
Gli organigrammi tradizionali con il “capo” rappresentato al di sopra dei subordinati ci hanno abituati ad una visione non solo gerarchica ma anche dicotomica della Leadership in cui il Leader è collegato con il suo Gruppo da una linea che rappresenta quasi esclusivamente il rapporto di potere, gerarchico o funzionale che egli esercita, ma è nel suo profondo scollegato dal Gruppo. L’espressione “solitudine del Leader”, che è un’immagine dalla separazione delle responsabilità rappresenta molto bene questa dicotomia che si manifesta non solo sul piano del Sentire ma anche sul piano del Pensare e del Volere (l’Agire). Continuando a concepire le organizzazioni secondo la struttura gerarchica simboleggiata dall’organigramma tradizionale sarà ben difficile per Leader e Gruppo riuscire a pensare veramente insieme, sentire veramente insieme, volere veramente insieme (Fig.1).
Né è di aiuto l’immagine tradizionale di Intelligenza Collettiva, nella sua accezione di unione delle capacità personali di più persone, che viene spesso ridotta per semplicità all’espressione matematica 1+1>2, perpetuando una visione quantitativa, per lo più limitata alla dimensione cognitiva e a quella del fare: insieme si hanno più idee, si fa di più, si può di più. Rispetto a quest’immagine il Leader continua a stare sopra e l’Intelligenza Collettiva del Gruppo a stare sotto.
Gli effetti negativi di questa dicotomia sulla Produttività sono abbastanza evidenti e lo dimostrano i tentativi che le Organizzazioni e i Leader più illuminati fanno per mitigarli mediante comportamenti più inclusivi e partecipativi.

L’Intelligenza Collettiva fiorisce nella Parità

L’Intelligenza Collettiva può svilupparsi praticamente solo in un ambiente di Parità, dove però la parola parità va intesa nel modo corretto: si può avere parità, nel senso di parità psicologica, anche in una relazione dove esistono competenze e ruoli diversi se il riconoscimento di quella competenza e di quel ruolo è un atto di consapevolezza e di libertà. Se uno riconosce e rispetta le maggiori competenze di un altro in un certo campo allora tra le due persone c’è un rapporto di parità: se io riconosco al mio cosiddetto “superiore” una maggior competenza della mia in termini di Visione d’Insieme, di Capacità d’Integrazione e di Responsabilità Finale allora si può dire che siamo su un piano di parità.
Se io invece sono costretto a riconoscere queste competenze perché imposte da un’autorità superiore o perché imposte dall’altra persona sulla base di una sua percezione della sua maggiore competenza in un certo campo, o perché auto-imposte dai miei sentimenti di invidia e gelosia che non riesco a gestire, allora non si è più su un piano di parità e l’Intelligenza Collettiva non solo non può fiorire ma addirittura avvizzisce.
In un contesto in cui la Parità è percepita ed esercitata nel modo corretto le distanze tra le persone si accorciano e si apre la strada verso forme collaborative di Governance.

L’Intelligenza Collettiva non si esprime solo nel Pensare

Per potersi esprimere in tutta la sua potenzialità l’Intelligenza collettiva deve poterlo fare non solo su un piano di parità ma anche su tutte le dimensioni che caratterizzano l’animo umano: la dimensione del Pensare, quella del Sentire e quella del Volere (l’Agire) (Fig.2). 
Figura 2

Figura 2

Possiamo tutti osservare che questo mediamente non avviene: pervicacemente invece ciascuno di noi è portato a credere di avere mediamente Pensieri più efficaci di quelli degli Altri, non riconosce, mediamente, l’unicità dei Sentimenti dell’Altro, e cimenta la propria Volontà in lotte contro l’Altro per affermare il proprio potere e prestigio consumando inutilmente energie.
Tutto questo soffoca per così dire l’Intelligenza Collettiva, le impedisce di manifestare le sue potenzialità e finisce per farci credere che il Pensare, Sentire e Volere del Gruppo non sia poi quella fonte di ricchezza e di produttività che qualcuno sostiene che sia.

Pensare insieme

Vediamo che di una stessa cosa gli uomini hanno opinioni diverse ma osservando le cose in modo più approfondito si può riconoscere che le diverse opinioni altro non sono che le diverse facce di una realtà unica, che di per sé è quella che è, ma che ciascuno legge in modo diverso; l’elemento soggettivo che ciascuno inserisce nel processo non ha a che fare con la realtà in sé ma con le emozioni suscitate dal pensiero che quella realtà, per effetto delle decisioni che si prenderanno, possa prendere una piega piuttosto che un’altra. Con un po' di allenamento ciascuno può imparare a riconoscere le proprie emozioni anche quando si camuffano da opinioni, e a riconoscere il ruolo di tali emozioni nel determinare le proprie opinioni e da queste i propri comportamenti.
Il riuscire a superare le emozioni più egoistiche e ad elaborare un punto di vista comune su una certa realtà passa necessariamente attraverso un processo dialogico che richiede tempo e disponibilità a mettersi in discussione; siamo portati a credere che questo tempo dedicato a cercare di Pensare insieme sia un puro costo, in realtà è un investimento sulla qualità e robustezza delle decisioni e sulla compattezza del gruppo, e come ogni investimento deve essere valutato alla luce del rapporto costi-benefici.

Sentire insieme

Scriveva un grande pensatore del secolo scorso: “Si potrà progredire nell’azione operando nella nostra anima con due forze fondamentali…: per prima quella di un reale amore per la causa, per seconda quella di un intelligente amore per l’uomo. Sia ben chiaro che se queste due condizioni non fossero osservate o se fossero sostituite da altre, per esempio da ambizione oppure da vanità, allora, per quanto logici siano i giudizi che si possono esporre alla gente, per quanto assennata possa essere l’esposizione, non si riuscirà a ottenere nulla…. Perciò già oggi … dobbiamo mettere in chiaro fino a che punto abbiamo nell’anima queste due forze. Se ci risultasse di non averle, sarebbe meglio non partecipare all’importante azione che si deve intraprendere, perché sarebbe una perdita di energia e lavoro. Ci si deve convincere che l’effetto di quanto deriva da altri moventi non può essere grande, mentre quello che deriva dall’amore per la causa, sostenuto dalla convinzione, e dall’amore per l’uomo, sarà magari all’inizio piccolo ma ci sarà… possiamo esserne certi.” (*) 
Non provo imbarazzo nel proporre in questa sede una terminologia non di business che però ci richiama alla sostanza vera della questione: la passione per la Cosa che stiamo intraprendendo, e l’attenzione e l’interesse profondo per la Persona con cui o per cui la stiamo intraprendendo.

Volere (Agire) insieme

Pensare insieme e Sentire insieme hanno bisogno della Volontà per trasformarsi in gesti strategici e in gesti operativi. La Volontà, rappresentata negli arti (Fig.3), è la meno conosciuta e la meno afferrabile delle forze dell’anima tanto è vero che scuole, istituzioni e imprese devono impegnarsi a fondo se vogliono mobilitare le energie delle persone verso gli obiettivi comuni delle varie Organizzazioni.
L’indicatore di quanto un gruppo di persone sia pronto a Volere insieme può essere trovato nella capacità del gruppo di decidere tendendo verso l’Unanimità. Si badi bene, non si tratta di raggiungere l’Unanimità, perché questo potrebbe non rispondere ad un giusto rapporto di costi e benefici. Si tratta piuttosto di sviluppare una forza interiore che, per un obiettivo comune superiore, permetta di superare la fatica del dialogo, la durezza della contrapposizione, la frustrazione del tempo che non basta mai.
In questo modo la Tensione verso l’Unanimità può diventare non solo un allenamento interiore per lo sviluppo della propria Volontà, ma anche una utile pratica che i Gruppi possono mettere in atto per raggiungere una maggiore unità di intenti: una sorta di team-building e team-working sempre disponibile e a buon mercato che opera sul piano della vera consapevolezza anziché solo sul piano dell’abitudine indotta da una pratica esteriore.

Il vero ostacolo

Purtroppo la valorizzazione dell’Intelligenza Collettiva è percepita come una diminutio della propria Intelligenza Individuale e fino a che uno non riesce ad intravedere il contrario, e cioè non intravede una opportunità per la propria Intelligenza Individuale di trovare nuovi spazi espressivi al di fuori del potere e del prestigio, continuerà ad opporre, più o meno inconsciamente, forti resistenze.
Ma è un problema delle Persone o della Cultura che le circonda? Forse è il solito problema del gatto che si morde la coda.
Di fronte a questo, anziché alzare le mani, possiamo raccogliere la sfida e provare ad intervenire, magari partendo dal porre a noi stessi questa domanda: ma io, come parte o leader di un gruppo, quanto favorisco, o piuttosto blocco il Pensare, Sentire e Volere insieme? E perché? 

(*) Rudolf Steiner, Conferenza del 12/2/1921: Come si opera per la triarticolazione dell’organismo sociale.


Seguito di:
La Leadership collaborativa, gennaio 2020
La metamorfosi della Leadership, agosto-settembre 2019

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