L’effetto della formazione dei dirigenti sulla produttività
L’indagine presentata da Fondirigenti al 15° Festival dell’Economia di Trento conferma il legame tra formazione manageriale e crescita
a cura dell'Ufficio Stampa Fondirigenti
Il raddoppio della spesa in formazione porta a un aumento del 12% della produttività
Investire nella formazione dei dirigenti paga: raddoppiando la spesa in formazione, infatti, la produttività aumenta del 12 per cento. Sono questi i risultati della ricerca di Fondirigenti presentata alla quindicesima edizione del Festival dell’Economia di Trento.
Lo studio, dal titolo “L’effetto della formazione dei dirigenti sulla produttività” realizzato in collaborazione con la Facoltà di Economia dell’Università di Trento, riguarda le performance delle oltre 14mila imprese aderenti al Fondo e rileva il legame significativo tra investimenti in formazione manageriale e crescita della produttività aziendale. Secondo l’indagine l’effetto che ne deriva è lineare e permette alle imprese di “scalare posizioni” nella graduatoria della produttività, sfatando il cliché che la formazione sottrae tempo al lavoro.
Fondirigenti, espressione di Confindustria e Federmanager, associa 14mila imprese e 80mila dirigenti ed è il più grande Fondo italiano per la formazione del management. “Solo nell’ultimo biennio – ha precisato il presidente Carlo Poledrini – abbiamo investito oltre 30 milioni di euro sulle competenze manageriali per l’innovazione e la sostenibilità, finanziando piani formativi e iniziative di ricerca, analisi e promozione della cultura manageriale. Siamo convinti che limitarsi a finanziare la formazione dei manager non esaurisca i nostri compiti. Ecco perché abbiamo promosso uno studio per la misurazione dei risultati e la valutazione degli impatti dei nostri investimenti sulla competitività delle imprese aderenti”.
La ricerca studia gli effetti dei piani formativi rivolti ai dirigenti e realizzati tramite il Conto formazione, che consente alle imprese di utilizzare in modo efficiente, rapido e innovativo le risorse trasferite dall’Inps nella misura dello 0,30% dei versamenti obbligatori. In particolare, lo studio ha analizzato l’impatto dell’attività di formazione sulla produttività dell’impresa intesa come efficienza nella produzione, ovvero come quantità di output ottenuta da un dato insieme di input.
“Abbiamo seguito la vita delle aziende aderenti a Fondirigenti dal 2006 al 2018 - spiega Roberto Gabriele, direttore della ricerca per l’Università di Trento – si voleva capire se la spesa in formazione manageriale producesse effetti misurabili sulla produttività e quindi sulla competitività delle imprese oggetto dello studio. Conducendo l’analisi, abbiamo riscontrato una grossa eterogeneità della produttività tra imprese residenti in diverse regioni e una differenza nell’utilizzo dell’investimento in formazione tra le imprese del nord del Paese rispetto a quelle del sud dove pare bloccarsi l’effetto positivo del training, per colpa, ad esempio, di problemi legati a carenze infrastrutturali”.
“Il risultato finale che abbiamo osservato è che c’è senz’altro una relazione tra produttività e formazione. Immaginando una funzione lineare, alla crescita degli investimenti corrisponde un impatto positivo sui fattori di produzione: se vogliamo rendere più chiaro il legame tra le due variabili possiamo affermare il raddoppio della spesa in formazione provoca un aumento del 12% circa di produttività. Questo implica riuscire a scalare la graduatoria della produttività delle imprese”.
L’effetto leva è decisamente favorito dal cambiamento tecnologico e dall’adozione di tecnologie relative a Industria 4.0, che provocano un’accelerazione della domanda di competenze manageriali, facendo diventare il training ancor più centrale in termini di benefici generati per l’impresa. Un confronto tra i risultati nel settore manifatturiero e nel settore dei servizi hi-tech presenta interessanti differenze: nella manifattura si riscontra un impatto positivo, nei servizi hi-tech l’effetto non è così significativo.
Questo perché nei servizi hi-tech la componente manageriale ha un livello di skill più specialistico e l’aumento di intensità dell’attività di formazione, se non focalizzato su contenuti particolari, non ha un impatto apprezzabile. In questi casi occorre dunque puntare in particolare su un aumento della qualità dell’investimento in formazione.
“Dobbiamo spingere le imprese ad investire sulle competenze manageriali – sottolinea Carlo Poledrini – esse sono indispensabili per gestire i processi di trasformazione dei modelli di business richiesti e imposti dai cambiamenti in atto, tra cui spicca senza dubbio la sostenibilità. Una leva d’azione, oltre agli Avvisi e al Conto Formazione, è rappresentata dai progetti strategici che promuoviamo nei territori in collaborazione con le Associazioni di Confindustria e Federmanager. Tutto questo per intercettare al meglio la domanda di formazione qualificata per accrescere le competenze manageriali e supportare le imprese in un mercato globale in continua evoluzione”
La sintesi della ricerca è disponibile sul sito di Fondirigenti
01 novembre 2020