Determinati ad innovare

L’innovazione è indispensabile per garantire competitività, lavoro, sostenibilità e inclusività di un sistema economico e sociale. Pubblicando il documento “Opportunity now: Europe’s mission to innovate”, la Commissione Europea indica le linee da seguire affinché l’Europa tragga sostanziali vantaggi da questo essenziale strumento competitivo.

Giovanni Caraffini  

Consigliere ALDAI

Il corposo documento (346 pagine) redatto da Robert Madelin, Senior Adviser per l’Innovazione presso il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker, inizia con la frase “Questa breve relazione si propone di dare il senso d’urgenza del percorso d’innovazione…” e si conclude con un interrogativo: “Il futuro dell’innovazione in Europa non è un dilemma teorico o empirico, ma piuttosto una questione di principio e di volontà… Saremo capaci di cogliere l’opportunità di innovare?”.
Giova ricordare innanzitutto che l’innovazione, a differenza dalla semplice invenzione, è tale solo in quanto abbia un impatto socio-economico tale da cambiare il modo di vivere delle persone. Ciò rende l’innovazione molto complessa, perché viviamo in un mondo composto da innumerevoli soggetti che interagiscono fra loro dinamicamente ed in tempi brevissimi. Ne derivano, fra l’altro: la difficoltà a mappare adeguatamente le forze interagenti; un abbandono forzato di principi consolidati (per esempio che il comportamento dei sistemi non è la semplice somma dei comportamenti delle parti); la sorprendente constatazione che i sistemi possono modificare il loro comportamento autonomamente. Pur essendo queste particolari caratteristiche dell’innovazione oggetto di molti studi teorici, in pratica le politiche finora messe in atto hanno continuato a far riferimento al modello classico, in cui è la ricerca che determina l’innovazione mentre il mercato ha un ruolo di recettore passivo.
È però giunto il momento, afferma il documento, che tutti gli attori dell’innovazione, industriali, accademici, civili e politici, si rendano conto che è necessario modificare radicalmente questa cultura ed assumere una mentalità più simile a quella dell’uomo cacciatore cha quella dell’uomo coltivatore: ad esempio, fuor di metafora, avere una visione a 360° e proattiva dei bisogni e delle opportunità e adottare strategie basate sulla valutazione ragionata dei rischi piuttosto che sull’elaborazione di piani fissi. La posta in gioco è che l’Europa riesca a conservare – e se possibile migliorare – quel ruolo di avanguardia che ha sempre avuto in passato grazie alla sua eccellente cultura scientifica. 
Per raggiungere questo obiettivo la Commissione Europea propone di affiancare alle tradizionali azioni di sostegno alla ricerca, che rimangono comunque assolutamente necessarie, una nuova missione di innovazione basata essenzialmente sui seguenti principi.
  1. Ampio sostegno a questa missione da parte dell’intera struttura socio-politica al fine di ottenere miglioramenti nella produttività, nella crescita economica, nell’occupazione, nella sostenibilità e nell’inclusione sociale.
  2. Cooperazione concertata fra tutte le forze coinvolte nella missione, condividendo responsabilità e risultati, e non esprimendo solo buone intenzioni che non siano seguite da efficaci azioni istituzionali.
  3. Adeguata priorità agli investimenti in risorse chiave: singole persone, centri locali di eccellenza, pubblica amministrazione ed altre.
  4. Maggior apertura transnazionale da parte degli innovatori, ciascuno dei quali dovrà però nel contempo attivarsi nel proprio Paese per sfruttare le eccellenze locali.
I risultati di questa missione saranno ovviamente tanto migliori quanto più ampia ed attiva sarà la partecipazione di esperti di scienza e innovazione tecnologica, di business e servizi, di ruoli istituzionali e sociali, ma è ipotizzabile che ciò avverrà solo nella misura in cui tutti, cittadini, imprese e istituzioni, saranno convinti che rischi, costi e benefici saranno equamente condivisi.
Recenti indagini mostrano peraltro che i concetti che stanno alla base della missione innovazione sono già abbastanza diffusi. 
Per quanto riguarda in particolare l’impatto dell’innovazione sulla crescita economica, la ricerca evidenzia che mediamente, a livello mondiale, due cittadini influenti su tre pensano che sarà significativamente positivo. Meno ottimistico è risultato invece l’atteggiamento per quanto riguarda l’impatto sociale: due cittadini influenti su tre pensano infatti che il veloce cambiamento in atto generi troppe scomodità; inoltre solo uno su tre crede che l’innovazione riuscirà ad allinearsi con i bisogni individuali e familiari, nonché con un futuro planetario sostenibile. 
Viene infine riportato un interessante grafico ripreso da ITIF (Information Technology & Innovation Foundation) che mostra quale impatto sull’innovazione abbiano le politiche attuate nei principali Paesi del mondo. In alto a destra si collocano i Paesi le cui politiche contribuiscono maggiormente all’innovazione, mentre in basso a sinistra si situano quelli le cui politiche ne frenano maggiormente lo sviluppo. Secondo questo studio l’Italia (IT) non rientra fra i Paesi in cui l’innovazione è ostacolata, ma nemmeno fra quelli in cui essa è particolarmente favorita: uno stimolo per tutti per cercare di avvicinarci ai modelli europei più aperti all’innovazione, fra cui si distinguono in modo particolare Germania, Regno Unito, Francia, Olanda, Belgio e Svezia. 
Segnaliamo infine che una sintesi di 20 pagine del documento “Opportunity now: Europe’s mission to innovate” è scaricabile dall'indirizzo http://ec.europa.eu/epsc/pdf/publications/strategic_note_issue_15.pdf
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