L’assemblea della dirigenza approva all’unanimità la mozione contro i tagli che distruggono la certezza del diritto.
I ripetuti attacchi alla dirigenza pubblica e privata hanno mobilitato in 5 giorni tutte le rappresentanze manageriali e 1.000 dirigenti si sono riuniti, venerdì 14 dicembre in assemblea al Teatro Nuovo di Milano, per rappresentare le istanze di 850 mila dirigenti che sostengono il riconoscimento del merito e la certezza del diritto per assicurare lavoro e prospettive di sviluppo.
Teresa Lavanga
Direttore CIDA - segreteria@cida.it
La consapevolezza del ruolo e la crescente tensione sociale hanno unito in Assemblea le rappresentanze della dirigenza pubblica e privata del Paese; una mobilitazione senza precedenti organizzata dalla Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità CIDA con le 12 federazioni aderenti, insieme alla Confederazione dei sindacati dei funzionari direttivi, dirigenti e delle elevate professionalità della funzione pubblica CONFEDIR, dal Forum Nazionale Pensionati per l’Italia, dall’Associazione Nazionale Diplomatici ASSDIPLAR, dai diplomatici in pensione SNDMAE e dall’Associazione Nazionale Magistrati e Avvocati dello Stato In Pensione.
L’assemblea ha rappresentato il primo evento della strada intrapresa il 30 ottobre con la tavola rotonda “Non per equità ma per cassa”, titolo provocatorio che si rifà ad un noto documento Inps.
L’incertezza che caratterizza le proposte politiche e i 5 giorni disponibili per organizzare l’assemblea tenendo conto dell’iter parlamentare della manovra, non hanno consentito di approfondire oltre la difesa della certezza del diritto e il riconoscimento del merito altri temi come crescita, investimenti, infrastrutture, capitale umano, professionalità. Abbiamo dovuto focalizzare l’attenzione sui provvedimenti ipotizzati in materia di pensioni medio-alte, ma è chiaro che le preoccupazioni che ci hanno spinto alla mobilitazione riguardano la necessità di intraprendere politiche di sviluppo e sociali diverse, concrete, efficaci, capaci di generare ricchezza e vera equità, nel rispetto dei principi della Costituzione e in coerenza con le potenzialità del Paese. Cliccando il video seguente è possibile assistere a tutti gli interventi dell'assemblea.
Alla introduzione di Giuseppe Roma è seguito l'appello al senso di responsabilità del Presidente CIDA.
Giorgio Ambrogioni - Presidente CIDA
Per introdurre i lavori dell’assemblea, prendo in prestito un concetto espresso da Andrea Guerra, uno dei manager italiani di maggior successo: “Viviamo in un mondo percorso da tre rivoluzioni: 1) la globalizzazione, di cui cominciamo a capire solo ora i pro e i contro; 2) la tecnologia, che sta avendo un impatto sul mondo del lavoro che fatichiamo ancora a comprendere; 3) la responsabilità, che vuol dire essere credibili. Nel futuro, sempre più, per le aziende e i leader, la credibilità sarà la caratteristica più importante”. Il senso di responsabilità e credibilità che traspare dalle parole del manager di Luxottica e di Eataly, vale anche, forse soprattutto, per le associazioni rappresentative, per i ‘corpi intermedi’ che hanno la responsabilità di adempiere ad una primaria funzione democratica, quella di difendere e tutelare interessi e diritti di intere categorie sociali e di ‘rappresentarli’ nelle sedi istituzionali.
Noi abbiamo responsabilità, la rivendichiamo, ne siamo quotidianamente interpreti e testimoni. Per noi è un valore distintivo, come il merito, come la competenza, come la professionalità, come l’attenzione al risultato. Di conseguenza ci riteniamo credibili, in quello che facciamo e in quello che diciamo.
Responsabilità nel lavoro, nell’impegno che ognuno di noi mette ed ha messo nel ruolo che svolge e che ha svolto; nelle scelte che siamo chiamati a prendere ogni giorno, nelle decisioni spesso difficili da adottare, nelle soluzioni ai problemi che incontriamo. Quella responsabilità che, spesso, non fa dormire la notte, che provoca stress e che, ovviamente rientra a pieno titolo nel nostro DNA, nel nostro essere manager.
Responsabilità è anche quella che determina l’atteggiamento da tenere nei confronti della politica, degli atti di indirizzo del Governo, delle leggi del parlamento.
CIDA con le altre associazioni dei dirigenti e delle alte professionalità qui rappresentate, ha deciso di riunire tutti in questa ‘assemblea’ proprio per quel senso di responsabilità che ispira da sempre la nostra azione sindacale.
Di fronte ad un emendamento alla legge di bilancio che equivale ad uno ‘scippo’ sulle “retribuzioni differite” malamente camuffato da contributo di solidarietà sulle pensioni, non potevamo rimanere inerti, per la responsabilità verso i nostri associati e nei confronti di tutti i dirigenti, in servizio ed in pensione.
Commenti autorevoli rivelano le falle costituzionali di una legge che nasce male, frutto di speculazioni ideologiche, di rancori personali mai elaborati, di invidia sociale elevata a rango di metodo di Governo.
È la stessa responsabilità per le sorti del Paese che ci porta ad essere idealmente vicini al ‘ceto produttivo’ che ha manifestato a Torino, con una unione di sigle ed associazioni imprenditoriali mai vista prima. Del resto il rapporto con gli imprenditori, grandi e piccoli, è per noi una consuetudine, e lo dimostra il comune sentire nell’insistere con il Governo nel promuovere lo sviluppo, le opere infrastrutturali, l’occupazione, nel focalizzare risorse su scuola, ricerca ed ambiente.
Responsabilità è anche guardare con preoccupazione alle incomprensioni fra l’Esecutivo e la Comunità Europea, che non vuol dire inferiorità psicologica con Bruxelles ma, al contrario, trattativa anche dura, ma in un quadro di compatibilità e consapevolezza dei diritti/doveri che ci derivano dall’essere tra i fondatori dell’Europa.
Responsabilità, poi, è criticare nuove forme di assistenzialismo mascherate da incentivi allo sviluppo, o il riaprire i rubinetti della spesa pubblica con logiche che credevamo appartenere al passato.
Responsabilità è anche denunciare il fallimento sostanziale di uno Stato che si dimostra incapace di intaccare l’enorme massa di evasione fiscale e contributiva che zavorra i conti pubblici, uno Stato che non persegue e non mette all’indice gli evasori. Forse perché, dispiace dirlo, è più facile ‘scovare’ i pensionati, i cui redditi sono negli elenchi dell’anagrafe tributaria. E lo sono da sempre, visto che i dirigenti in servizio e quelli in quiescenza hanno fatto e fanno sempre il loro dovere di cittadini e di contribuenti.
In questa sala è rappresentata anche la dirigenza pubblica, che vuol dire pubblica amministrazione, sanità, scuola. Per questi dirigenti la responsabilità è ‘pane’ quotidiano, perché intrinseca con l’obiettivo di migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa, ottimizzare l’organizzazione della pubblica amministrazione e quindi migliorare la qualità della performance amministrativa. Un’azione costante, spesso lontana dai riflettori dell’opinione pubblica, ma non per questo meno significativa ed importante. Eppure, questi dirigenti, faticano a veder loro riconosciuto il merito, la competenza, il giusto livello di autonomia e sono spesso alla mercé delle velleità di una politica giocata sul giorno per giorno, priva di slancio, di visione. Ci troviamo in questa assemblea perché abbiamo la responsabilità di dover denunciare questa situazione, di dire basta, e di voltar pagina.
Lo facciamo per noi stessi e per il Paese che vediamo ancora fermo, bloccato da veti incrociati e dalla scarsa competenza che traspare in molti politici ed uomini di Governo.
Da questa assemblea deve uscire un messaggio forte e chiaro, un richiamo al senso di responsabilità che in passato ha consentito al nostro Paese di superare con successo periodi difficili dal punto di vista economico e sociale.
Compito e responsabilità della classe dirigente è offrire al Paese un contributo in grado di gestire questa complessa fase storica, senza sottrarsi a questa sfida.
Mettiamo in gioco la nostra credibilità perché i dirigenti e le alte professionalità sono espressioni di percorsi professionali e personali affermatisi esclusivamente per valori, competenze e risultati.
Rispondiamo al vulnus rappresentato dallo ‘scippo’ sulle pensioni, non solo sul terreno rivendicativo, di difesa di interessi sacrosanti e diritti inviolabili ma, per responsabilità verso il Paese, vogliamo alzare il livello del confronto. Le associazioni di rappresentanza dei dirigenti sono pronte a prendere tutte le iniziative utili a contrastare, nelle sedi Istituzionali e nelle aule dei tribunali, compresa la Corte Costituzionale, un eventuale provvedimento legislativo che vedesse la luce sulla base delle anticipazioni giornalistiche.
Ma ora il nostro compito è far comprendere l’errore e proporre soluzioni valide e percorribili per superarlo e risolvere il problema possibilmente prima che si crei. Da questa assemblea scaturisce un percorso di lavoro, non solo una rivendicazione.
Lo strumento sarà una mozione nella quale chiediamo al Governo ed alle Istituzioni Parlamentari di accantonare l’ipotesi di contributo di solidarietà e di aprire subito un tavolo di discussione, non ideologico, un tavolo che partendo dal tema del welfare, della politica economica e fiscale, sgombri il terreno da iniziative legislative ingiuste e penalizzanti la nostra categoria. Da questo tavolo devono emergere proposte concrete per realizzare la vera solidarietà attraverso l’utilizzo della leva fiscale, per attuare celermente ed efficacemente una netta separazione tra previdenza ed assistenza.
Le categorie che si riconoscono in questa mozione, vogliono confermare la loro responsabilità e tutto il loro impegno ad essere parte attiva nell’elaborazione e costruzione di proposte di welfare e un mercato del lavoro, in grado di creare opportunità per i giovani e soluzioni che sfuggano a logiche assistenziali, che siano all’altezza delle loro aspettative e che offrano loro nuove capacità e competenze per essere attori primari in un rinnovato impegno europeo.
Siamo un grande paese e noi siamo tra quelli che hanno contribuito a renderlo tale. quindi responsabilità da parte nostra, ma anche rispetto, nei nostri confronti, da parte della Politica.
Alla prolusione del Presidente CIDA hanno fatto seguito gli interventi di:
- Michele Poerio, Presidente Confedir e Forum dei Pensionati;
- Guido Carella, Presidente Manageritalia;
- Giovanni Rossi, Presidente Associazione Nazionale Magistrati ed Avvocati dello Stato in pensione;
- Eros Andronaco, Vicepresidente Federmanager;
- Michele Tiraboschi, Professore ordinario del diritto del lavoro dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia;
- Giorgio Rembado, Presidente Funzione Pubblica CIDA;
- Sergio Barbieri, Vicepresidente vicario CIMO.
Eros Andronaco - Vicepresidente Federmanager
"Siamo in questa assemblea numerosi per ribadire che la spina dorsale del paese vuole dare un forte segnale di dissenso sul contenuto e le modalità con cui i nostri governanti stanno portando avanti azioni che non sono per il benessere del Paese, non offrono prospettive future di sviluppo, non pongono le basi per una cultura di crescita imprenditoriale e manageriale del Paese. Non sono quelle misure che consentiranno di recuperare il ritardo che il Paese mostra di avere, per raggiungere quella solidità economica e finanziaria, nonché quella visibilità internazionale che ci è dovuta come secondo Paese manifatturiero d’europa. Al contrario insidiano la certezza del diritto unitamente ai valori di professionalità, merito e responsabilità che hanno sempre caratterizzato e contraddistinto il percorso professionale di ciascuno di noi e nel contempo si crea disagio e tensione sociale. Come classe manageriale è nostro dovere, nostra responsabilità, farlo presente. Siamo stanchi di vedere Governi che si alternano da olre 20 anni con un obiettivo comune: metterci le mani in tasca! Equità non significa egualitarismo! Non siamo tutti uguali!
Dobbiamo rivendicare dignità e rispetto per noi, per la nostra storia, per il nostro ruolo nelle imprese e nella società, per quanto di importante abbiamo fatto e stiamo facendo per il nostro Paese, continuando a rappresentarne la spina dorsale. Le nostre imprese, soprattutto sostenendo l’export, stanno tenendo a galla l’Italia e la fanno apprezzare nel mondo. Le pensioni che percepiamo ce le siamo abbondantemente guadagnate, con sacrifici, responsabilità e versando altissimi contributi. Non abbiamo avuto alcun regalo.
Le nostre pensioni sono più elevate di altre perché noi ci siamo comportati onestamente versando fino all’ultimo euro dovuto e non possiamo dire lo stesso per tutti. Non si possono tartassare gli onesti per premiare i disonesti. Se il Governo ha bisogno di fare cassa dovrebbe rivolgersi innanzitutto ai disonesti, a coloro che ci costringono al triste primato dell’evasione fiscale, a chi opera nel sommerso o elude gli obblighi tributari e contributivi ! Questo vuol dire equità! Siamo in assemblea non solo per difendere i nostri sacrosanti diritti, ma per fermare una deriva economico e sociale che porterebbe il Paese alla rovina."
La Mozione della Dirigenza
- Al Prof. Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio
- Al Sen. Matteo Salvini, Vice Presidente del Consiglio
- All’On. Luigi Di Maio, Vice Presidente del Consiglio
- Alla Sen. Avv. Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato
- All’ On. Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati
- Ai Signori Parlamentari
Le sottoscritte Associazioni categoriali rappresentative di 850 mila dirigenti pubblici e privati, magistrati, avvocati dello stato, diplomatici, alti ufficiali delle forze armate, medici, dirigenti scolastici ed alte professionalità, riunitesi a Milano il 14 dicembre 2018 in un’Assemblea di oltre 1.000 delegati provenienti da tutta Italia hanno approvata all’unanimità una
MOZIONE
con la quale si chiede al Governo ed alle Istituzioni Parlamentari di:
- accantonare l’approvazione di provvedimenti iniqui, dai forti profili di incostituzionalità, che diminuiscono i consumi, aumentano il risparmio difensivo e sono privi di visione sul futuro;
- realizzare la solidarietà attraverso l’utilizzo della leva fiscale e la lotta all’evasione;
- attuare celermente ed efficacemente una netta separazione tra previdenza ed assistenza;
- aprire un tavolo di confronto, non ideologico sul tema delle pensioni.
TENUTO CONTO
- che il Paese vive un momento particolarmente delicato della sua storia;
- che è compito della classe dirigente offrire al Paese un contributo in grado di gestire il momento, senza sottrarsi a questa sfida;
- che i dirigenti e le alte professionalità sono espressione di percorsi professionali e personali affermatisi esclusivamente per valori, competenze e risultati.
CONSIDERATO
- che queste pensioni hanno già subito gli effetti negativi di ben otto blocchi totali o parziali del meccanismo di adeguamento al costo della vita, con una conseguente perdita di potere di acquisto del 20%, nonché di due contributi di solidarietà, senza che tutto ciò si risolvesse in maggiore equità sociale.
- che i dirigenti e le alte professionalità rappresentano il 12% dei contribuenti Irpef e versano il 58% del gettito complessivo, sostenendo il welfare di metà della popolazione italiana;
- che le pensioni retributive più alte scontano già gli effetti redistributivi e solidaristici di un sistema di calcolo a rendimenti decrescenti;
Le Categorie che si riconoscono in questa mozione confermano tutto il loro impegno ad essere parte attiva nell’elaborazione e costruzione di proposte di welfare e percorsi lavorativi, in grado di creare opportunità per i giovani che sfuggano a logiche assistenziali, che siano all’altezza delle loro aspettative e che offrano loro nuove capacità e competenze per essere attori primari in un rinnovato impegno europeo.
CIDA – CONFEDIR – FORUM NAZIONALE PENSIONATI PER L’ITALIA – ASSDIPLAR – DIPLOMATICI IN PENSIONE SNDMAE – ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI E AVVOCATI DELLO STATO IN PENSIONE