Recovery: CIDA, da Parlamento e parti sociali idee e proposte per migliorare Pnrr
Come manager abbiamo sempre ribadito l’esigenza di inserire competenze manageriali all’interno di una cornice istituzionale, con professionalità specifiche destinate ad affiancare i ministri che hanno la responsabilità principale nella gestione dei progetti
Roma, 20 gennaio 2021. Superata questa prova parlamentare, il Governo deve affrontare con maggior energia e determinazione quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rafforzandolo, approfondendone l’articolazione, definendo gli obiettivi da raggiungere e dotandolo di una governance in grado di tradurlo in riforme strutturali e sviluppo economico: è l’appello lanciato da Mario Mantovani, presidente di CIDA, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità.
“La seconda versione del Piano appare più solida e strutturata rispetto alla prima – ha detto Mantovani - ma come ha avvertito il Commissario Ue, Paolo Gentiloni, il Recovery Plan dell’Italia ‘deve essere discusso e rafforzato dal punto di vista delle riforme, delle raccomandazioni Ue, dei dettagli sul calendario e degli obiettivi che vogliamo raggiungere’. Inoltre, aggiungiamo come CIDA, nell’elaborazione nella stesura del Piano, non si è adeguatamente coinvolta la società civile. I corpi intermedi, le parti sociali, sono state ascoltate in modo formale ma non sostanziale, lasciando cadere tutte le proposte finalizzate a dare ‘testa, gambe e braccia’ al Pnrr".
“Noi come manager – ha aggiunto il presidente di CIDA – non abbiamo certo voluto sostituirci alle istituzioni, ma nelle nostre interlocuzioni con il Governo, abbiamo sempre ribadito l’esigenza di inserire competenze manageriali all’interno di una cornice istituzionale, con professionalità specifiche destinate ad affiancare i ministri che hanno la responsabilità principale nella gestione dei progetti. A cominciare dal ministero dell’Economia e Finanza, dello Sviluppo economico, del Lavoro, delle Infrastrutture, dell’Ambiente, cioè i dicasteri probabilmente più investiti dai progetti".
“Ma non ci si può fermare soltanto al livello ministeriale, quando si affronta un passaggio di portata storica qual è l’esecuzione del Recovery Plan, sia in termini di risorse complessive, sia come capacità di dare concretezza ai progetti nei costi e nei tempi. L’esperienza ci ha mostrato quanti ‘colli di bottiglia’ frenano le migliori intenzioni: nel passaggio tra gli enti centrali e le Regioni, nel cosiddetto concerto tra i ministeri con difficoltà di quadratura dei tempi e delle priorità, nei Comuni, spesso sprovvisti delle necessarie competenze a livello operativo. Tutti questi nodi vanno sciolti per tempo, in modo da rendere concreta e fattibile la programmazione dei progetti contenuti nel Recovery Plan. In questo senso vanno le riforme necessarie a consentire la ‘messa a terra’ dei progetti contenuti nel Piano, quella della giustizia e della pubblica amministrazione, innanzi tutto. Ma su questo terreno il documento che deve essere inviato ed approvato da Bruxelles non sembra dare adeguate risposte".
“Purtroppo, i tempi sono stretti: abbiamo recentemente scritto al Presidente del Consiglio per sollecitare il varo di una governance efficace ed efficiente del Pnrr, anche per fronteggiare la crisi che il mondo delle imprese sta attraversando e che potrebbe aggravarsi quando cesserà il blocco dei licenziamenti. Ci sono indubbiamente moltissime aziende ferme, piccole aziende soprattutto nei settori che sono stati fortemente penalizzati, quelli del terziario: il commercio, la ristorazione, il turismo e, più in generale, l’entertainment. Settori in cui si è creata un’attesa per interventi esterni, che siano i ‘ristori’ o una cassa integrazione sempre prorogata. Fiumi di denaro giustamente concepiti per sostenere il reddito di tanti, e comprensibili in una fase emergenziale. Ma oggi questa fase emergenziale sta diventando davvero troppo lunga e l’incertezza impedisce alle aziende di programmare ristrutturazioni, accorpamenti, riposizionamenti in un mercato stravolto dalla pandemia".
“Il Recovery Plan deve ora passare al vaglio del Parlamento e ci auguriamo che venga migliorato e dotato di quella governance che ne garantisca l’effettiva realizzazione. Purtroppo un governo indebolito, dipendente dalle astensioni e dal voto di alcuni senatori a vita, rischia di non riuscire ad affrontare i nodi strutturali ancora irrisolti e soprattutto ad accelerare il passo nella progettazione e realizzazione delle iniziative. Ma siamo convinti che il doveroso confronto con le parti sociali possa fornire un fecondo contributo di idee e proposte in grado di dare spessore e qualità al Pnrr. Chiediamo al Governo uno sforzo su questo terreno: se nei mesi passati alla fase di ascolto non è seguito nessun intervento conseguenziale, ora è tempo che il Governo faccia tesoro degli incontri con le rappresentanze sindacali per migliorare il Pnrr”, ha concluso Mantovani.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob (dirigenza Consob), Sumai-Assoprof (medici ambulatoriali).