Uniti possiamo fare la differenza
È il leitmotiv di Mario Mantovani, nuovo Presidente di CIDA, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità. In occasione della sua prima assemblea da presidente della Confederazione, Mantovani ha indicato le linee programmatiche del mandato triennale, rivolgendosi non solo alle Federazioni aderenti e agli iscritti, ma inviando un messaggio politico alle istituzioni e alla società civile.
A cura della redazione
Intervento del Presidente CIDA all'Assemblea del 5 Luglio
Cida è un interlocutore aperto al dialogo con ogni forza politica e lo pratica concretamente. Non è però nelle nostre corde rinunciare a esprimere opinioni, né inseguire la notizia del giorno, finendo per dimenticare le priorità. Le nostre e quelle che riteniamo essere del nostro Paese. Con un occhio all’attualità abbiamo parlato perciò di Unione Europea, prendendo una chiara posizione verso la maggiore integrazione e il superamento delle visioni nazionali. Credo che sia, oltre che un’opinione politica, un interesse concreto dei nostri rappresentati.
L'incontro con il Presidente Mattarella
Abbiamo parlato di economia, esprimendo chiaramente il timore verso operazioni rischiose, velleitarie, orientate al consenso di breve termine. Nelle poche parole scambiate con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni del 2 giugno ho espresso la nostra domanda di stabilità, condizione fondamentale per lo sviluppo di organizzazioni sane, siano esse imprese, servizi pubblici o pubbliche amministrazioni. Ero accompagnato da mia figlia e gli ho espresso anche una grande fiducia nei nostri giovani. Ai quali però dobbiamo consegnare un paese non dico in piena salute, ma almeno capace di svolgere le sue funzioni vitali fondamentali. La grave crisi demografica, evidenziata anche dai dati del 2018, l’anno con meno nascite da un secolo e mezzo, ci pone sulla via stretta che obbliga a gestire con grande attenzione le risorse fiscali e le spese pubbliche. La grave arretratezza di molte zone del paese non consente di operare cambiamenti rapidi di direzione senza correre il rischio di abbandonare a loro stessi migliaia di concittadini.
Un occhio al futuro
I prossimi due decenni vanno affrontati con grande prudenza, non è tempo di cure shock e forse neppure di grandi riforme strutturali. Abbiamo purtroppo perso le migliori occasioni per cambiare passo, in particolare tra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo decennio. Anni di straordinaria crescita globale che per noi passeranno alla storia come anni di crisi. E ancora purtroppo se ne cercano i colpevoli. Tra questi siamo spesso inclusi anche noi. Il racconto strumentale – e poco corretto nei contenuti – di un’élite o classe dirigente/classe media contrapposta a un popolo sfruttato, penalizzato ingiustamente, vessato da burocrati, banchieri, assicuratori, baroni, ricchi in generale, ha necessità di bersagli concreti. I nostri pensionati sono considerati perfetti per il ruolo e anche molti nostri dirigenti.
La sfida di CIDA
Per sfuggire a queste trappole, anche lessicali, dobbiamo fare attenzione alle regole del gioco, provare a selezionare gli ambiti d’intervento, ignorarne altri. Facciamo meno notizia, ma siamo più apprezzati se riusciamo a promuovere casi positivi, contributi attivi, storie di successo costruite con merito e impegno. Possiamo farlo solo se lavoriamo insieme. Insieme possiamo fare la differenza, è il pay-off che ho iniziato a usare. Il network di Cida deve rafforzarsi, attraverso lo scambio continuo, il rilancio reciproco, sui media, nei convegni, nei contatti privati. Cida è la moltiplicazione delle nostre forze, siamo tutti Cida, non solo chi lo ha scritto sul biglietto da visita.
Senza annacquare le nostre differenze, senza logorarci in una continua ricerca di allineamento tra i vertici delle Federazioni, dobbiamo rafforzare il sentire comune. Linee d’azione distinte, ma convergenti verso gli stessi obiettivi.
Il primo punto del programma di Cida nei prossimi tre anni è l’avviamento delle Aree di lavoro. Il loro successo è basato sulle persone che metteranno a disposizione il loro impegno, il loro tempo e le competenze. Hanno l’obiettivo di generare collaborazioni proficue tra i diversi mondi che compongono Cida. Le aree rappresentano le nostre priorità e su quelle vogliamo mantenere alta l’attenzione, rafforzare la nostra credibilità, con un’attività costante nel tempo. Ciascuna area definirà azioni e obiettivi da raggiungere, che andranno a comporre gradualmente il programma operativo della Confederazione.
Il secondo punto programmatico riguarda le Cida regionali. Il ruolo attivo che Cida può svolgere nelle regioni è percepito come una reale opportunità, nonostante le risorse disponibili siano limitate. Non dobbiamo però perdere l’occasione per rafforzare la nostra azione: saremo presenti nei territori che mostrano progettualità, capacità d’azione, interlocuzione qualificata con gli stakeholder. Seguiremo con attenzione particolare il percorso delle regioni che hanno richiesto maggiore autonomia: un percorso che comporta notevoli rischi per molti di noi, ma anche alcune opportunità. Un obiettivo concreto di medio termine, in questo ambito, è che Cida si doti di una sede politica confederale, un centro di competenza anche a Milano. La forte presenza delle nostre organizzazioni in Lombardia, e nel nord Italia in generale, richiede un presidio rafforzato.
Nasce un laboratorio
Il terzo punto di programma affronta la necessità di avviare una reale capacità d’elaborazione politica in Cida, con la partecipazione di tutte le Federazioni. Per politica non intendo soltanto la discussione dell’agenda parlamentare, dei provvedimenti o delle dichiarazioni dei membri del governo. L’obiettivo, ambizioso, è che Cida diventi un vero laboratorio, di idee e di proposte originali. Nei prossimi mesi potremmo vivere un periodo difficile per il nostro paese: se dovessero esplodere le contraddizioni insite nel contratto di governo, se alcuni potenziali focolai globali di crisi dovessero deflagrare, correremmo rischi gravi, dovuti alle debolezze strutturali dell’Italia. Vi sono però forze che lavorano per la stabilità, per orientare e guidare i cambiamenti della società evitando i conflitti. Non sono forze misteriose e segrete: sono persone che hanno davvero a cuore il loro paese, che ogni giorno lavorano per obiettivi di pace, di ricchezza morale e materiale. Noi siamo tra queste. Cerchiamo i nostri alleati, uniamo le forze. Perché non è solo uno slogan: uniti, possiamo fare la differenza.
Vertici CIDA, delle Federazioni aderenti e segretari regionali.