L’Europa possibile negli anni 2000
La crisi economica che ha impegnato la UE a partire dal 2007 è superata, meglio da alcuni Stati, amaramente non ancora in modo sufficiente da altri. Si fanno i programmi per l’immediato futuro, visto che ancora una volta “il vento è di nuovo nelle nostre vele”.
Giovanni Sansò
Componente dei GdL Cultura e Dirigenti per l'Europa - Socio ALDAI-Federmanager
Il Gruppo Cultura ed il Gruppo Dirigenti per l’Europa, dopo gli incontri sull’inizio dell’idea di Europa e passando attraverso il pensiero di Spinelli e Rossi, hanno festeggiato i 60 anni dell’Unione Europea e discusso della Sua Costituzione.
Ora in seguito alle elezioni olandesi, francesi e tedesche, ed in previsione delle prossime elezioni italiane, senza dimenticare la richiesta di indipendenza della Catalogna, sembra il caso di riparlare dell’Europa che si vuole e di come fare a trasformarla tale. In particolare verranno presentati i risultati di un questionario che ALDAI ha fatto presso i soci e che forniranno proposte per il futuro.
Mario Garassino
Questo è quanto annunciato dal Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento Europeo riunito a Strasburgo il 13 settembre 2017. La crisi tuttavia ha messo in evidenza i punti deboli dell’Unione, non ancora unione tra nazioni, tra popoli, punti che dovranno essere risolti in modo che vengano preventivamente eliminate le cause che portano alle crisi. Il vero senso di una unione è questo. L’impegno categorico dell’immediato futuro è questo. La solidarietà deve fare da cemento tra i popoli e non solo il mero calcolo mercantile.
L’unione dei Paesi fondatori si è allargata fino a 28 Paesi, ora 27 per la Brexit. È sempre stata un'unione commerciale con regole generali non sempre seguite da tutti. Il parziale allargamento all’utilizzo di una moneta europea ne è il più chiaro esempio. Parlare solo ora in modo ristretto di forze armate europee, chiudersi da parte purtroppo di molti ai problemi delle migrazioni, ne sono altri esempi. E sono soprattutto l’esempio che non si è ancora giunti ad una vera politica europea nella quale tutti debbano essere coinvolti. E coinvolti nel modo ancora mancante: della presenza di una vera Europa Federale.
Oggi l’Unione Europea si estende da Vigo a Varna, dalla Spagna alla Bulgaria. È stato realizzato solo in piccola parte il programma del Movimento Federale Europeo (MFE) tenacemente e con fede indomita, sostenuto da Altiero Spinelli, con il suo Manifesto di Ventotene e poi con la sua azione nel Parlamento Europeo. Oggi Jean-Claude Juncker afferma e Macron ribadisce (discorso del 27 settembre 2017 alla Sorbona): “Per me l’Europa è ben più di un semplice mercato unico. È ben più del denaro, più dell’euro. È da sempre una questione di valori”. Parole in armonia con quelle scritte dal Sansò e da Spinelli e tante volte udite dai loro epigoni nei loro discorsi. Ora è necessaria l’azione concreta.
Sono passati 70 anni e quei valori sono ancora oggi il punto fondamentale di quanto prima detto. È necessario uno spirito di solidarietà tra i popoli, perché è compito dei più forti aiutare i più deboli ad eliminare le cause del loro mancato sviluppo economico e così renderlo loro possibile, come è doveroso chiedere ai più deboli di non minacciare lo sviluppo globale con programmi restrittivi. Nel rispetto delle peculiarità e della dignità di ciascun popolo, secondo i diritti fondamentali degli uomini e dei popoli.
Gli obiettivi, le azioni concrete, le pietre miliari da consolidare, sono: una politica comune economica e bancaria che superi l’assurdo di una moneta comune senza tale politica; una politica fiscale, salariale ed una autorità del lavoro unitaria. Un’azione concreta contro il terrorismo ed una che gestisca o, al limite, riduca fortemente la fuga disperata, imposta per ben diversi scopi, di milioni di diseredati: azione possibile se l’Europa si presenta come unione di stati compatta politicamente. Sono necessari interventi economici non “a pioggia”, ma programmati su investimenti e politiche industriali in modo che diano risultati reali. Non sono più procrastinabili interventi massicci per creare posti di lavoro e combattere la disoccupazione e si produca ricchezza per colmare il disavanzo pubblico, che affanna gli Stati mediterranei in particolare. È necessario amalgamare ed armonizzare lo sviluppo economico tra le nazioni dell’unione, e per questo motivo bisogna dare uno stop alle nuove adesioni per non creare ulteriori tensioni tra le nazioni. Non può più essere ignorata una difesa comune, che agisca da deterrente alle minacce, anche terroristiche, che incombono sulla UE.
A questo punto evidentemente è necessaria una politica estera comune per difendere anche il livello economico raggiunto e dare sicurezza alle frontiere europee. Tutto questo sarà possibile se si saprà derogare dal principio “uno Stato, un voto” che rende uguale lo Stato di maggior popolazione allo Stato che ne ha meno. Principio legato all’origine della Comunità, ma che si è spesso rivelato un freno nelle proposizioni più innovative.
Tutto questo può essere costruito attraverso votazioni in tutte le nazioni dell’Unione che portino a maggioranze qualificate nel Parlamento europeo. In particolare, come già detto sia da Enrico Letta sia da Emmanuel Macron (e già auspicato dal Governo italiano nel 2016), si dovrà affermare la necessità che alle prossime elezioni europee vengano presentate liste transazionali sulla base dei 73 seggi, che verranno lasciati liberi dalla Gran Bretagna.
La realizzazione di quanto detto in cosa differisce da una federazione europea, non è forse già una forma di governo federale? Molte nazioni dell’Africa e del Medio Oriente guardano all’Europa come luogo dove vivere e lavorare in pace.
Questo nostro modello mondiale di civiltà è dovuto alle sue profonde radici umanistiche, che garantiscono il progresso civile dell’Europa e le hanno permesso sempre di risollevarsi dalle ceneri delle infinite guerre, che finora ne hanno segnato la storia. A quei popoli l’Europa, veramente unita in uno Stato unico e solido, finalmente libera dai fantasmi colonialistici del passato, si deve volgere in modo che il Mediterraneo torni ad essere mare di civiltà e culla del genio umano.
L'Europa Unita dalle stelle, con le stelle, quale ora la vedono Altiero Spinelli e Luigi Sansò.
PROGRAMMA DELLA SERATA
- Introduzione e presentazione
(Mario Garassino) - Prospettive attuali
(Giovanni Sansò) - Analisi del futuro
(Paolo Lorenzetti, MFE) - Tavola rotonda
L'INCONTRO SI TERRÀ IN ALDAI
sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milano
martedì 21 novembre 2017 alle ore 17.00