Un viaggio nel tempo
Il Castello di Masino racconta secoli di storia e di storie
A cura del FAI
Una giornata al Castello di Masino non è soltanto una gita fuori città, ideale all’inizio dell’estate, durante la quale godere del lussureggiante parco all’inglese, passeggiare tra il monumentale viale alberato, il labirinto tra i più grandi d’Italia, i giardini all’italiana dei Cipressi e delle Rose, il tempietto neogotico, il prato di Eufrasia e ristorarsi alla caffetteria panoramica.
Visitare il Bene del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano ETS a Caravino (TO) significa compiere un viaggio nel tempo, pieno di fascino e sorprese. Da oltre mille anni il castello domina la piana del Canavese da un’altura antistante la Serra morenica di Ivrea, paesaggio intatto e infinito. Questa posizione costò al maniero frequenti contese, ma il nobile casato dei Valperga – che tradizione vuole discendente da Arduino, leggendario primo re d’Italia – ne mantenne il possesso fin dalle origini, documentate già nel 1070.
Nei secoli l’illustre famiglia convertì il castello in residenza, poi in elegante dimora di villeggiatura. A raccontare questo passato sono i saloni affrescati e arredati con sfarzo, le camere per gli ambasciatori, gli appartamenti privati, i salotti, le terrazze, la preziosa biblioteca con più di 25mila volumi. È talmente ricca la storia custodita tra queste mura che ancora oggi riserva grandi “colpi di scena”. Il più recente e stupefacente riguarda il Salone dei Savoia dove, dopo un lungo restauro, è stato riportato alla luce un sorprendente ciclo di affreschi di fine Seicento, perfettamente conservato e finora nascosto da mani di pittura di un successivo allestimento.
Fino al 2019 il Salone dei Savoia era una quadreria ottocentesca dalle pareti dipinte di bianco; si intuiva a sprazzi una decorazione sottostante, ma era inimmaginabile una simile scoperta.
Rimossa la pittura su 480 m2 di superfici, il salone oggi si rivela del tutto diverso, nell’aspetto che aveva alla fine del Seicento: un salone di rappresentanza sontuosamente affrescato con architetture dipinte a trompe l’oeil che inquadrano vedute paesaggistiche di 22 città del Piemonte e della Savoia, con un fregio di 147 stemmi nobiliari, culminanti nel simbolo dell’unione matrimoniale di Vittorio Amedeo II e Anna d’Orléans, nipote di Luigi XIV, sposi nel 1684, rappresentata al centro della volta, e con un albero genealogico alto 3 metri sul camino. Si tratta di un ciclo di affreschi senza confronti che, attraverso l’araldica, celebra la dinastia sabauda, cui la famiglia Valperga – e in particolare il conte di Masino Carlo Francesco Giuseppe (1655-1715) – era strettamente legata e fedele. Il salone, il più grande del castello, è stato riarredato com’era, con poltrone alle pareti e grandi lanterne dorate al centro, ed è oggi il fulcro del percorso di visita, com’era del cerimoniale seicentesco, quando Carlo Francesco, il favorito della reggente, Maria Giovanna Battista di Savoia-Némours, e primo scudiero di suo figlio, il futuro re Vittorio Amedeo II, riceveva qui ambasciatori, membri di dinastie e casate straniere e gli stessi Savoia.
Inaspettate sono l’integrità della decorazione, la vivacità dei colori, ma soprattutto l’originalità e la ricchezza del programma decorativo, concepito dallo stesso Carlo Francesco combinando insieme diversi modelli a stampa, primo tra tutti il Theatrum Sabaudiae del 1682, già allora custodito nella biblioteca del Castello di Masino. Tuttavia, il valore di questi affreschi risiede nelle storie che raccontano e che arricchiscono il patrimonio di conoscenza del castello, aprendo la strada a ulteriori e promettenti ricerche. Studi e indagini, che siano negli archivi o sulle pareti dipinte, sono il fondamento e l’alimento della valorizzazione secondo il FAI, e il Castello di Masino ben rappresenta questo approccio: dal 1988, quando ha acquistato il Bene, ancora abitato dall’ultimo discendente, Luigi Valperga, la Fondazione non ha mai smesso di dedicarsi alla cura di questo patrimonio investendo complessivamente quasi 16 milioni di euro in manutenzione, conservazione e nuovi cantieri di restauro che sono sempre “cantieri di conoscenza”. Infine, per raccontare al pubblico il Salone dei Savoia appena restaurato, il FAI ha aggiunto al percorso di visita un nuovo spazio dedicato all’approfondimento con quattro video touch-screen e una copia del Theatrum Sabaudiae a disposizione del pubblico.
Il cantiere nel Salone dei Savoia rientra nel più ampio progetto di interventi di restauro e valorizzazione avviato nel 2019, dedicato alla decorazione pittorica degli ambienti più monumentali del castello – Salone degli Stemmi, Sala del Biliardo, Sala dei Gobelins e Salone da Ballo – e reso possibile grazie al fondamentale contributo di Deutsche Post Foundation.
Visitare Masino vale molto più di una bella gita d’estate; vuol dire ripercorrere secoli di storia e di storie e partecipare alle inesauribili ed entusiasmanti scoperte del FAI in questo Bene.