I fondi europei tra oggi e domani
Carmine Pacente
Presidente della commissione politiche europee del Comune di Milano
Mentre il Governo italiano è alle prese con un difficile dialogo con la Commissione europea sulla manovra economica, sono in corso i negoziati per stabilire priorità e risorse del prossimo quadro finanziario pluriennale (MFF) 2021-2027 dell’Unione: la Commissione europea ha già presentato una proposta ufficiale al Consiglio ed al Parlamento europeo sulle modalità di impiego dei 1.136 miliardi di euro (a prezzi costanti del 2018) che gli Stati Membri avranno a disposizione nel prossimo settennato.
Il Comune di Milano già da due anni collabora con la Commissione, al fine di seguire sin dall’inizio l’iter del nuovo MFF; infatti, una volta che le priorità sono state definite è molto complicato andarle a modificare. La chiave di volta è quindi giocare d’anticipo.
In questo senso, in qualità di Presidente della commissione politiche europee del Comune di Milano, mi incontro e mi confronto regolarmente, dall'inizio del mio mandato, con alcuni eurodeputati che ricoprono ruoli chiave nei negoziati e con i gabinetti di alcuni commissari europei, “monitorando” che anche nei prossimi regolamenti si persegua con forza la politica a favore delle Città Europee. Un primo riconoscimento formale è avvenuto nel maggio 2016, quando ad Amsterdam è nata l’Agenda Urbana Europea, con cui i Governi hanno finalmente riconosciuto dignità alle città europee.
Ma facciamo un passo indietro: a cosa servono i fondi strutturali e di investimento europei? Qual è la prospettiva per l’Italia?
I fondi strutturali e di investimento dell’UE supportano lo sviluppo economico e sociale, in particolare quello dei territori in ritardo di sviluppo. Poiché l’MFF potrà risentire della diminuzione di risorse a causa della Brexit, dal momento che la Gran Bretagna è storicamente un contributore netto, e di altri fattori, a rischiare i maggiori tagli saranno proprio le due politiche più importanti: quella agricola (circa il 40% del budget) e quella di coesione, pari a circa il 33% del totale. La politica agricola e la politica di coesione coprono quindi circa due terzi del “Bilancio UE”; il resto serve a finanziare le tutte altre voci: Istruzione formazione e gioventù, Cultura creatività e media, Ricerca e innovazione, Ambiente ed energia, Occupazione, Affari sociali, PESC (Politica Estera di Sicurezza Comune), etc.
Nell’attuale proposta (e si tenga presente che questa situazione è migliorativa rispetto ad altre, più penalizzanti) la politica agricola perderà complessivamente circa il 4% rispetto al precedente MFF, mentre quella di coesione attorno al 7%.
La politica di coesione si realizza attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento europei, per il nostro Paese il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) ed il Fondo Sociale Europeo (FSE), e non invece il fondo di coesione.
Cosa succederà in Italia? Allo stato attuale, il nostro Paese vede aumentare la sua dotazione complessiva per il prossimo settennato: con un contributo netto di circa 38,6 miliardi di euro, pari ad un aumento del 6% rispetto al precedente MFF 2014-2020. Solo la Polonia riceverà un contributo netto maggiore. E per gli altri?
Prendiamo come esempio la Germania: nonostante l’opinione pubblica consideri i tedeschi come i privilegiati d’Europa, subirà al contrario un taglio del 20%, per uno stanziamento complessivo di 15,7 miliardi di euro.
A prima vista, questa apparirebbe come una buona notizia per noi italiani. Purtroppo però non lo è: l’aumento della dotazione per l’Italia dimostra senza appello e con i numeri che molte regioni italiane continuano a crescere poco.
Le dotazioni concesse agli Stati Membri vengono infatti stabilite in base a vari criteri, tra i quali decisivo è il PIL e, dal prossimo MFF, anche il tasso di disoccupazione, le politiche per gestire l’integrazione dei migranti, etc.
L’Italia dovrà quindi rimboccarsi le maniche ed attrezzarsi per tempo, condividendo su tutti i piani di governo alcuni assi d’azione prioritari sui quali concentrare il pieno sfruttamento delle opportunità europee.
In questo modo si potranno produrre risultati concreti e visibili ai cittadini, e (forse) si potrà cominciare, finalmente, a recuperare terreno rispetto alle altre aree d’Europa.
L'incontro si terrà in ALDAI
sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 – Milano
Mercoledì 20 febbraio 2019 alle ore 17.30