Un commento al Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSBMT)

Ridurre il debito pubblico e finalizzare le riforme del PNRR: questi gli obiettivi che costituiscono le fondamenta del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine

Pasquale Ceruzzi

Presidente Commissione Studi e Progetti ALDAI-Federmanager
Nel rispondere a una domanda su come si poteva caratterizzare l’Italia da un punto di vista 
economico-finanziario, un noto giornalista economico del nostro Paese rispondeva con i seguenti numeri estratti dal bilancio dello Stato:
  • 400 miliardi di euro per INPS 
  • 90 miliardi di euro di interessi sul Debito Pubblico
  • meno di 50 miliardi di euro per istruzione e formazione  
mettendo in rilievo, contemporaneamente, una spesa pensionistica (e assistenziale) elevata (diretta conseguenza di un tasso di occupazione tra i più bassi d’Europa, a braccetto con un’inesorabile decrescita demografica), un debito pubblico monstre (vicino ai 3.000 miliardi di euro) e una spesa “misera” per scuola, formazione e innovazione.

Su questa base economica il Ministero dell’Economia e delle Finanze dovrà coniugare 3 esigenze tra loro diverse (e a volte contrastanti): 

1) Ridurre il debito pubblico portandolo verso un sentiero di sostenibilità.
2) Finalizzare le riforme di accompagnamento del PNR
  • misure in materia di giustizia
  • attuazione della riforma fiscale, promozione della compliance volontaria a costi ridotti, contrasto all’evasione
  • miglioramento dell’ambiente imprenditoriale
  • riforma della Pubblica Amministrazione: merito e nuove competenze
  • miglioramento della programmazione e del governo della spesa pubblica;
  • famiglia, natalità e riduzione dei divari sociali e territoriali;
  • transizione verde, sicurezza energetica e protezione ambientale;
  • completamento e potenziamento della conversione digitale del Paese;
  • rafforzamento della capacità di difesa comune;

3) Mantenimento e proseguimento degli impegni governativi (lista non ancora definitiva):
  • taglio del cuneo fiscale;
  • sgravi IRPEF per redditi fino a 28.000 euro;
  • sgravi fiscali per le imprese che assumono;
  • rivalutazione delle pensioni; 
  • misure per favorire le mamme lavoratrici;
  • recupero dell’inflazione per i contratti pubblici (2%);
  • eventuali fondi per la sanità pubblica;
  • flat tax per i lavoratori autonomi con un livello di reddito fino a 100.000 euro.
    I primi 2 punti costituiscono la struttura del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine definito nei dettagli da un documento di 235 pagine a cura del MEF su obiettivi definiti dall’Unione Europea, ma negoziati con l’Italia. 
    Il primo punto, nello specifico, potrebbe essere definito come il Nuovo Piano di Governance Economica Europea che sostituisce il vecchio Patto di Stabilità. La “Nuova Governance” definisce la programmazione economica e di bilancio per un orizzonte di 4/5 anni – o in alternativa di 7 anni – attraverso una regola di spesa che fissa il tasso massimo di crescita nominale dell’aggregato di spesa primaria netta (semplificando, “spesa netta”). La “spesa netta” è la spesa totale delle amministrazioni pubbliche al netto della spesa per interessi, della componente ciclica della spesa per disoccupazione, della spesa per programmi dell’Unione finanziati da fondi europei, della spesa nazionale per il co-finanziamento di programmi europei, delle misure discrezionali sul lato delle entrate, e delle misure di bilancio solo temporanee (vedere figura 1). 

    Il punto 3 è semplicemente la lista dei provvedimenti enunciati dal Governo (classici provvedimenti di bilancio non ancora definitivamente stabiliti).
    Per rendere possibile l’attuazione dei 3 punti sopra in evidenza, il Governo dovrà trovare fondi ingenti che potranno concretizzarsi solo con un taglio alla spesa corrente delle Amministrazioni Pubbliche e dei Ministeri (le cosiddette “uscite di bilancio non prioritarie”) e con maggiori “entrate di bilancio”. Per intenderci e nel concreto, si parla di “rimodulazione delle accise sui prodotti energetici”, imposte sui profitti delle imprese e altro. 

    Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, al fine di responsabilizzare, richiama l’articolo 53 della Costituzione che stabilisce che tutti sono tenuti a contribuire alle spese della Repubblica in funzione della loro capacità contributiva. Lo fa per tenere a bada i partiti di Governo che non vorrebbero perdere provvedimenti bandiera molto annunciati in campagna elettorale.  Il Ministro dell’Economia e delle Finanze si trova quindi in una posizione isolata e scomoda, cammina in equilibrio su una corda posta molto in alto e rischia di cadere a ogni passo. Per fortuna lo aiuta un “tesoretto” di circa 12 miliardi di euro proveniente, prevalentemente, da un surplus di entrate tributarie determinate da un aumento del numero di occupati (soprattutto a tempo indeterminato) negli ultimi 12 mesi (dato questo doppiamente positivo e molto auspicato sulla nostra Rivista, vedi Può bastare la demografia a risolvere i problemi del nostro Paese?Dirigenti Industria luglio-agosto 2024). 
    Non va invece così bene la crescita del nostro PIL rispetto a un anno fa; infatti, nei primi 4 mesi del 2024 è cresciuto solo dello 0,4% e ben difficilmente arriverà al +1% ipotizzato dal Governo italiano nelle sue previsioni di crescita (vedere figura 2). 

    In conclusione, il Piano Strutturato di Bilancio di Medio Termine presenta elementi di sostenibilità soprattutto nei punti 1 e 2 perché esprimono intenzionalità che richiamano valori di efficienza, riduzione dei costi, maggiore competitività, maggiore produttività, liberalizzazione dei mercati, innovazione tecnologica, sicurezza informatica, difesa del Paese, de-risking energetico e climatico. Tutti temi, questi, cari ai dirigenti industria e per i quali ci battiamo per primi da anni. Manca invece una maggiore attenzione alla valorizzazione del Capitale Umano, alla sua scolarizzazione e formazione verso le nuove tecnologie (di cui l’Intelligenza Artificiale sarà un importate game changer). Il valore del Capitale Umano è uno dei fattori di crescita economica di lungo periodo di un Paese e di incremento della sua produttività.

    Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.