FISCO 4.0: un percorso per vincere l’evasione
Per combattere con successo l’evasione fiscale bisogna contrapporre all’astuzia diffusa dei milioni di evasori un innovativo piano operativo supportato dai big data e dai progressi dell’intelligenza artificiale, valutando anche la ricchezza.
Giorgio de Varda
Componente della Commissione Previdenza e Assistenza Sanitaria ALDAI, del Gruppo Progetto Innovazione e coordinatore del Gruppo CADD (Centro Analisi Dati Dirigenti)giorgio.devarda@gmail.com
Proprio in questi giorni abbiamo potuto accertare che nel nostro cassetto fiscale nel sito dell’Agenzìa delle Entrate sono presenti centinaia di dati (che complessivamente nel data-base dell'Agenzia diventano miliardi) che permettono di compilare quasi automaticamente la nostra dichiarazione fiscale on line. Questo è un passo avanti di grande portata ma ora sorge l'esigenza per la collettività che tale dichiarazione sia veritiera e completa, comprendendo anche il patrimonio totale del dichiarante, patrimonio in parte già noto al fisco, e di avviare un migliore rapporto tra fisco e cittadino. Non si propone di istituire una tassa patrimoniale, ma se non si calcola e verifica anche il patrimonio di ogni contribuente poco si può fare per contrastare i frutti cumulati dell’evasione, la quale ha dimensioni assi rilevanti come si vede nella figura seguente dalle stime ufficiali del 2016 contenute nella relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, stime ingenti pari a circa 104 miliardi all’anno, ma anche inferiori a molte valutazioni internazionali che collocano l’Italia tra i primi paesi per dimensione assoluta dell’evasione.
È necessario ora operare a livello Paese una scelta fondamentale, applicata solo in alcuni gravi casi, ossia l’affermazione esplicita e giuridicamente cogente per il futuro che la proprietà è effettiva solo se acquisita in modo lecito e trasparente, altrimenti non solo è tassabile ma è anche sanzionabile e persino confiscabile. È questa la proposta che molti riterranno “indecente” per vari motivi sia confessabili (come la privacy, la complessità, etc.) che inconfessabili (per molti va troppo bene così…). A questo punto sarebbe interesse di ognuno rendere tracciabile l’entrata in possesso di proprietà consistenti e poter così dimostrare il fatto di averle acquisite con metodi leciti e corretti.
Vediamo ora come procedere partendo proprio da quanto si fa ora per le aziende per le quali dal 2017 è in fase di avvio il sistema che, sostituendo gli studi di settore, calcola l’Indice Isa, ossia l'Indice di Affidabilità Fiscale, basandosi sull'analisi e la correlazione di migliaia o di milioni di dati. Si vogliono qui proporre per le persone fisiche metodologie in parte analoghe a quelle impiegate per le imprese, sempre basate sull'analisi di una moltitudine di dati, proprio per fare un salto di qualità nel contrasto all'evasione. Il modello proposto applicabile al singolo contribuente è molto più semplice di quello complesso applicato all'azienda, e quindi più efficiente, perché si tratterebbe di applicare ed estendere a milioni di casi in maniera automatica il più banale principio di contabilità in cui si valutano entrate, uscite e il patrimonio, il tutto basandosi su dati già in gran parte in possesso dell’amministrazione fiscale. Infatti già ora per il calcolo e il controllo dei notissimi ISE (Indicatore Sintetico Economico) riferito al singolo contribuente o ISEE (riferito al nucleo familiare in cui l’ultimo E significa Equivalente) e dei parametri relativi come l’ISP (Indice Sintetico di Patrimonio), il fisco dispone di miliardi di dati integrati che permetterebbero già di avviare per gran parte dei contribuenti il primo step del programma di accertamento. Infatti non è difficile costruire da subito un indice che chiameremo anche qui un Indicatore Strategico di Affidabilità (ISA del contribuente) derivato dalla correlazione ed elaborazione delle tre quantità (Entrate, Uscite e Patrimonio) in un semplice modello. Poi si determinerà la congruenza o meno dell’indicatore ISA; in questo ultimo caso il fisco, prima di prendere provvedimenti, chiederà spiegazioni al contribuente ma queste non dovranno avvenire attraverso colloqui diretti dei singoli contribuenti con un funzionario, ma attraverso un sistema mediato e informatizzato che permetta la registrazione di tale interlocuzione per evitare possibili casi di corruzione, in quanto meccanismi di corruzione nel sistema fiscale hanno purtroppo effetti devastanti.
Esplicitiamo una serie di azioni:
- come primo passo si dovrebbero obbligare gli amministratori delle proprietà mobiliari, a trasmettere annualmente all’Agenzia delle Entrate il contributo all'indicatore ISP (Indicatore Sintetico di Patrimonio) per ogni soggetto da loro amministrato, cosa che pare fattibilissima e in parte già in corso.
- Il secondo obbligo, attualmente presente solo nei casi più sospetti, sarebbe quello di imporre la trasmissione all’Agenzia delle Entrate da parte degli operatori finanziari dei movimenti rilevanti di ogni contribuente (persona fisica). Il punto è delicato anche per la privacy, ma facilmente fattibile. Infatti, non sembrerebbe gravoso chiedere agli enti che operano transazioni finanziarie la trasmissione al fisco di tutti i movimenti oltre una certa cifra, naturalmente legati al Codice Fiscale delle persone fisiche. Questi movimenti inoltre dovrebbero essere specificati, nel momento in cui vengono effettuati, nella loro natura, qualora non sia già tutto chiaro, un po' sul modello di quello adottato oggi per i bonifici delle ristrutturazioni edilizie.
- Sfruttando anche la conoscenza di elementi utili per determinare l’aggregazione familiare, in gran parte noti alla pubblica amministrazione, l'Agenzia delle Entrate potrebbe mettere nel Cassetto Fiscale anche un ISE (Indice Sintetico Economico) precompilato da certificare e accettare o modificare, come si fa per la dichiarazione dei redditi.
- Inoltre a livello di ogni singolo contribuente e di ogni nucleo familiare potrebbe essere costruito l'ISEE e anche un piccolo elementare bilancio tra entrate uscite rilevanti e possesso di beni.
- A questo punto si potrebbe facilmente rilevare la probabilità di incongruenza fiscale e quindi stabilire l’ISA prima visto a livello dei singoli e dei gruppi familiari.
Si avrebbero enormi vantaggi dal conoscere la ricchezza “ripartita” tra i 60 milioni di cittadini possessori di un codice fiscale.
Si vuole ora valutare l'impatto che un sistema del genere può avere sulla diminuzione dell'evasione fiscale. Se si esamina la figura seguente, relativa alla propensione al Gap nelle imposte, molto correlata all’incidenza dell’evasione, si nota che è elevata in molti campi, con un massimo di incidenza sull’Irpef dei lavoratori autonomi e dell’impresa.
Il nocciolo della proposta, che non sostituisce affatto quanto si sta facendo ora in sede nazionale e internazionale, è quello di voler incidere oltre che sul flusso annuale dei redditi e delle tasse relative, sul risultato di questi flussi sulla totalità delle persone fisiche, esaminando la variazione annuale della ricchezza.
Qualcuno potrà dire che l'ISEE è già compilato da milioni di contribuenti i quali non sembrano tutti (anche come compare dal convegno CIDA sull’Equità Eiscale del 27-6-2017) fiscalmente corretti, ma l'ISEE non ha il compito di contrastare l'evasione fiscale ma solo di determinare i costi di accesso ai servizi pubblici per il contribuente. Sappiamo inoltre come il passaggio da un sistema prevalente di autocerticazione dei dati ISEE, come era nei primi anni, ad un sistema come quello attuale certificato dall'Inps in base ai dati in suo possesso, ha comportato per le casse pubbliche un grande beneficio.
Penso che una parte consistente dell'evasione emergerà naturalmente e rientrerà nelle dichiarazione dei redditi proprio perché sarà interesse dei singoli prepararsi una capacità fiscale ad esempio atta all’acquisto trasparente al fisco di una seconda casa per i figli o azioni del genere. Una parte dell’evasione verrà probabilmente nascosta nei bilanci delle aziende secondo modalità già abbastanza note. Su questo punto la Dirigenza, sfruttando la sua esperienza e presenza in azienda, potrà portare dei contributi al contrasto dell’evasione fiscale.
Infine, il fisco deve diventare, almeno per i contribuenti onesti, non un incubo ma un supporto. Il sistema Fisco 4.0 deve avere un approccio meno ostile e più amichevole per cui ad esempio, dovrebbe provvedere automaticamente ad addebitare in un conto corrente, quando il contribuente lo desideri, tutte le tasse dopo che il contribuente stesso ha dato il suo assenso alla loro correttezza, oppure suggerire loro cosa fare quando hanno sbagliato qualcosa e non solo punirli con sanzioni.
Per concludere i risultati attesi da questa partita a scacchi fra la furbizia umana e l’intelligenza artificiale applicata ai big data, probabilmente permetterebbe quella riforma fiscale basata su principi di costituzionalità ed equità fiscale da tutti caldeggiata, ma resa finora impossibile da un'evasione così massiccia.