Il Rapporto Draghi sul futuro della competitività europea
Mario Draghi ha presentato - il 9 settembre scorso a Bruxelles - alla Presidente della Commissione Europea un corposo documento di 328 pagine e 199 grafici per delineare le priorità per lo sviluppo economico dell’Unione Europea. Di seguito la sintesi del rapporto condiviso nell'incontro del Gruppo Progetto Innovazione del 18 settembre 2024.
Franco Del Vecchio
Segretario CIDA Lombardia - lombardia@cida.it
La Cina è diventata la fabbrica del mondo e sta superando l’Europa con il 17% del PIL mondiale, gli Stati Uniti detengono ancora il primato con il 26% -una posizione sostenuta da significativi investimenti in innovazione -, mentre l’Europa, che aveva recuperato in 50 anni dal dopoguerra oltre il 70% della differenza di produttività rispetto agli USA, negli ultimi 30 anni ha perso il 15%.
Senza un ambizioso piano di sviluppo della competitività, della produttività e del PIL gli Stati europei non avranno le risorse e non saranno più in grado di sostenere il welfare e il livello di benessere conquistato nei secoli dai nostri Padri con tenacia e perseveranza.
Come dice Draghi “Dovremo ridimensionare alcune, se non tutte, le nostre ambizioni”.
Il recupero della competitività è quindi determinante per il futuro delle nuove generazioni europee.
Nel valutare il contesto in continuo cambiamento, Mario Draghi ritiene importante superare tre vincoli che condizionano le nostre prospettive:
- l’era del boom del commercio mondiale sostenuto dalle regole multilaterali sembra essere finita;
- l’energia russa a basso costo non è più un’opzione dopo l’invasione dell’Ucraina;
- la protezione americana non è più garantita e l’Unione non può più fare a meno della sua difesa.
Tali vincoli rappresentano una minaccia per le prospettive economiche e impongono consapevolezza, apertura mentale e un cambiamento di approccio rispetto al passato per unire le forze ed essere artefici del proprio futuro.
Il rapporto indica che “La stabilità geopolitica sta diminuendo e le nostre dipendenze si sono rivelate vulnerabili. Il cambiamento tecnologico sta accelerando rapidamente. L’Europa ha perso ampiamente la rivoluzione digitale guidata da Internet e gli aumenti di produttività che ha portato: infatti, il divario di produttività tra l’UE e gli Stati Uniti è in gran parte spiegato dal settore tecnologico. L’UE è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura. Solo quattro delle 50 aziende tecnologiche più importanti al mondo sono europee”.
Colmare il divario di innovazione
Draghi ritiene che l’Europa debba prioritariamente riorientare i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina, soprattutto nelle tecnologie avanzate.
“Con il mondo che si trova sull’orlo di una rivoluzione IA, l’Europa non può permettersi di rimanere bloccata nelle “tecnologie e industrie di mezzo” del secolo precedente. È necessario sbloccare il nostro potenziale innovativo. Questo sarà fondamentale non solo per essere leader nelle nuove tecnologie, ma anche per integrare l’IA nelle nostre industrie esistenti, in modo che possano rimanere all’avanguardia”.
Le innovazioni accelereranno i cambiamenti e creeranno grandi opportunità per coloro che vorranno emergere e avranno la cultura e le competenze per generare vantaggio competitivo. L’Europa ha la cultura e il genio creativo per utilizzare le nuove tecnologie creando benefici e reale percezione di valore.
Combinare decarbonizzazione e competitività
La seconda area di azione è un piano congiunto e pragmatico per conciliare il rispetto dell’ambiente con la competitività, attraverso un programma sostenibile di decarbonizzazione. “Se gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Europa saranno accompagnati da un piano coerente per raggiungerli, la decarbonizzazione sarà un’opportunità per l’Europa. Ma se non riusciamo a coordinare le nostre politiche, c’è il rischio che la decarbonizzazione sia contraria alla competitività e alla crescita. Anche se i prezzi dell’energia sono diminuiti notevolmente rispetto ai loro picchi, le aziende dell’UE devono ancora affrontare prezzi dell’elettricità 2-3 volte quelli degli Stati Uniti. I prezzi del gas naturale sono 4-5 volte superiori”. Tali differenze incidono sui prodotti europei (e italiani in particolare) mettendoli fuori mercato e limitandone i volumi al solo target dei clienti interessati al prestigio e all’alta qualità a qualunque prezzo.
“La spinta globale alla decarbonizzazione è anche un’opportunità di crescita per l’industria europea. L’UE è leader mondiale nelle tecnologie pulite come le turbine eoliche, gli elettrolizzatori e i carburanti a basso contenuto di carbonio, e più di un quinto delle tecnologie pulite e sostenibili a livello mondiale sono sviluppate in Europa”. Piuttosto che acquistare prodotti a basso costo dall’estero, dobbiamo investire in tecnologie e processi industriali per produrre nel nostro continente.
Rafforzare la sicurezza e ridurre la dipendenza
“La terza area d’azione è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze. L’aumento dei rischi geopolitici può aumentare l’incertezza e frenare gli investimenti, mentre i grandi shock geopolitici o le interruzioni improvvise degli scambi commerciali possono essere estremamente dirompenti e l’Europa è particolarmente esposta. Ci affidiamo a una manciata di fornitori per le materie prime critiche, soprattutto la Cina, anche se la domanda globale di questi materiali sta esplodendo a causa della transizione energetica pulita. Inoltre, dipendiamo enormemente dalle importazioni di tecnologia digitale. Per la produzione di chip, il 75-90% della capacità globale di fabbricazione di wafer si trova in Asia. Se l’UE non agisce, rischiamo di essere vulnerabili alla coercizione. In questo contesto, avremo bisogno di una vera e propria «politica economica estera» dell’UE per mantenere la nostra libertà – il cosiddetto « statecraft». L’UE dovrà coordinare gli accordi commerciali preferenziali e gli investimenti diretti con le nazioni ricche di risorse, creare scorte in aree critiche selezionate e creare partnership industriali per garantire la catena di approvvigionamento di tecnologie chiave. Solo insieme possiamo creare la leva di mercato necessaria per fare tutto questo”.
Finanziamento degli investimenti
“Il fabbisogno finanziario necessario all’UE per raggiungere i suoi obiettivi è enorme e per massimizzare la crescita della produttività e per finanziare altri beni pubblici europei è necessario un finanziamento congiunto degli investimenti a livello comunitario. l’UE dovrebbe orientarsi verso l’emissione regolare di asset comuni sicuri per consentire progetti di investimento congiunti tra gli Stati membri e per contribuire all’integrazione dei mercati dei capitali”.
Rafforzare la governance
La relazione raccomanda di istituire un nuovo “Quadro di coordinamento della competitività” per promuovere un piano industriale a livello comunitario nelle aree prioritarie, accelerando il lavoro dell’UE e semplificando le norme.
Il rapporto stimola una maggiore integrazione dell’Europa per poter competere con gli USA, la Cina e le aggregazioni emergenti. Una razionalizzazione delle produzioni, dei sistemi di difesa, delle politiche commerciali perché nelle prospettive di difficoltà bisogna unire le forze e fare squadra.
Perché sostenere il rapporto sul futuro della competitività europea
Particolare importanza riveste il rapporto per l’industria e il manifatturiero italiano, secondo in Europa, e speriamo che l’autorevolezza e la leadership di Draghi conquistino l’ampio consenso per passare dalle proposte all’azione.
La sintesi in due pagine del Rapporto Draghi sulla competitività ha l’obiettivo di stimolare le riflessioni e approfondire le proposte scaricando e leggendo il documento completo in inglese cliccando qui, oppure la versione in italiano cliccando qui.
01 ottobre 2024