Strategia Italiana per la Banda UltraLarga

L'era digitale richiede infrastrutture di comunicazione necessarie a non perdere competitività. A che punto siamo in Italia con la Banda UltraLarga.

Giovanni Caraffini 

Consigliere ALDAI - Federmanager
La connettività Internet rappresenta un fattore abilitante per lo sviluppo economico e sociale e la Commissione Europea ha proposto nel 2016 che entro il 2025: le scuole, i centri di trasporto e i principali fornitori di servizi pubblici nonché le imprese ad alta intensità digitale debbano avere accesso alle connessioni Internet con velocità di download e upload di 1 Gigabit al secondo. Tutte le famiglie europee, rurali o urbane, dovrebbero avere accesso a reti che offrano una velocità di download di almeno 100 Mbps aumentabile a 1 Gbps Tutte le aree urbane e le principali strade e ferrovie dovrebbero disporre di banda larga wireless 5G a copertura continua.

Sebbene il Governo italiano abbia approvato nel 2015 una Strategia Italiana per la banda ultralarga (detta BUL) con gli obiettivi di: coprire entro il 2020 l’85% della popolazione con infrastrutture a velocità pari ad almeno 100Mbps e garantire al contempo al 100% dei cittadini l’accesso ad almeno 30Mbps, negli ultimi quattro anni l’Italia non ha significativamente recuperato il gap rilevato dal Digital Economy and Society Index (DESI). 
Il DESI è un indice europeo che sintetizza cinque aree digitali: 1. Connettività: Banda larga fissa, banda larga mobile, velocità e prezzi della banda larga. 2. Capitale umano:  Uso di internet, competenze digitali di base e avanzate. 3. Uso di internet: Utilizzo di contenuti, comunicazioni e transazioni online da parte dei cittadini. 4. Integrazione delle tecnologie digitali: Digitalizza-zione delle imprese e commercio elettronico (e-commerce) 5. Servizi pubblici digitali: Governo elettronico (e-governement).

Al momento del varo del piano BUL l’Italia era sotto la media europea di oltre 40 punti percentuali nell’accesso a più di 30 Mbps, inoltre nessun operatore aveva un piano ufficiale per una copertura estensiva a 100 Mbps. Per cercare di rimediare a questo gap infrastrutturale e di mercato il Piano BUL ha concentrato l’intervento pubblico sulle reti a 100 Mbps, modulandolo in funzione del diverso punto d’incontro tra domanda e offerta nelle diverse aree del Paese.

Le linee d’azione comprendono: l’adozione di un modello aperto ad una pluralità di soggetti e di servizi e neutrale dal punto di vista tecnologico; la priorità allo sviluppo di infrastrutture con fibra per la rilegatura degli edifici, ma anche per la connessione delle stazioni radio per servizi fissi e mobili cellulari; la valorizzazione delle tecnologie di accesso satellitari per la popolazione dislocata nelle zone meno favorevoli dal punto di vista del mercato.

La Strategia italiana per la banda ultralarga prevede l’impiego di 6 miliardi di euro provenienti da fondi comunitari. Ai fini della valutazione degli aiuti di Stato distingue tra reti a banda larga di base (che comprendono varie piattaforme tecnologiche comprese quelle ADSL e satellitari) e reti NGA (Next Generation Access, basate in tutto o in parte su elementi ottici). 
La Commissione europea ha infatti riconosciuto che gli obiettivi della strategia “Europa 2020” e dell’Agenzia digitale non potranno essere realizzati senza l’uso di fondi pubblici nelle aree dove gli operatori di mercato sono restii a fare investimenti. Per questo motivo distingue tra aree bianche, grigie e nere in base alla situazione dei mercati sia a lunga distanza che di accesso.

Nelle aree bianche di base le infrastrutture per la banda larga sono inesistenti ed è poco probabile che saranno sviluppate nel prossimo futuro. Fornendo sostegno finanziario, gli Stati perseguono pertanto obiettivi di coesione e di sviluppo economico. Le aree bianche NGA: sono sprovviste di reti NGA ed è improbabile che nei prossimi tre anni investitori privati provvederanno a svilupparle. Possono essere pertanto ammesse agli aiuti di Stato.

Nelle aree grigie di base è presente un unico operatore di rete ed è improbabile che sia installata un’altra rete. Si può ricorrere al sostegno statale qualora sia dimostrato che sono offerti servizi non adeguati o a prezzi non abbordabili e che gli stessi obiettivi non possono essere raggiunti con altre misure. Nelle aree grigie NGA è presente o sarà sviluppata nei tre anni successivi un’unica rete NGA e nessun altro operatore ha in progetto di farlo. Si rende necessaria un’analisi più dettagliata per verificare se gli aiuti di Stato siano necessari, perché l’intervento pubblico comporta un rischio elevato di spiazzare gli investitori esistenti e falsare la concorrenza.

Nelle aree nere di base vi operano oppure opereranno nel prossimo futuro almeno due diversi fornitori di servizi di rete a banda larga in condizioni di concorrenza. È di conseguenza molto improbabile che l’intervento pubblico apporti ulteriori benefici, mentre viceversa aiuti pubblici alla costruzione di un’altra rete falserebbero la concorrenza. Nelle aree nere NGA, zone in cui sono presenti o saranno sviluppate nei prossimi tre anni almeno due reti NGA di operatori diversi, il sostegno di Stato a una rete NGA supplementare, equivalente e finanziata con fondi pubblici rischia di provocare gravi distorsioni della concorrenza.

Il portale di mappatura della banda larga in Italia, creato dal MiSE, fornisce dettagli sui livelli di copertura fino a quello di numero civico, le tempistiche degli interventi pubblici, i parametri tecnici, i profili dei permessi burocratici e il tipo di lavori pubblici effettuati in ciascun lotto. Clicca qui per accedere alle informazioni sul monitoraggio del piano di sviluppo della Banda UltraLarga. 

Di seguito la presentazione sugli Stati Generali delle TLC e il documento sulla Strategia Italiana per la Banda UltraLarga.

Stati generali delle tlc

stati-generali-delle-tlc.pdf

Strategia italiana per la banda ultralarga

strategia-italiana-per-la-banda-ultralarga.pdf

Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.