Oltre la crisi, i manager ALDAI intravedono l’alba di una nuova era

“Yet another survey”, potrebbe commentare l’avvertito e informato lettore di questa rivista, che certo in queste settimane e mesi non ha smesso di compulsare analisi e dati dalle fonti più diverse per cercare di farsi un’idea delle cause e soprattutto delle conseguenze della pandemia per il sistema produttivo italiano

Luca Luchesini 

Presidente della Commissione Sindacale ALDAI-Federmanager
L’emergenza Covid-19 ha imposto un nuovo modo di pensare e di concepire il lavoro. Sebbene ancora prima della pandemia, imprese e manager fossero chiamate a muoversi in uno scenario in continua evoluzione e a dimostrare una grande capacità di adattamento, ora più che mai è stato fondamentale pensare a come ripartire.
 
All’interno di questa situazione particolarmente complessa e delicata, i manager sono stati, e sono tutt’ora, impegnati in prima linea a gestire l’oggi e a ripensare al domani.
 
Come Associazione ci siamo subito fatti parte attiva istituendo una task force che ha ideato e realizzato una survey rivolta ai dirigenti in servizio finalizzata a conoscere e a capire come stesse cambiando fin dai primi momenti il ruolo del manager e il modo di fare industria in un momento così delicato e difficile.
 
Con questo articolo, desidero condividere con tutti gli Associati e lettori di Dirigenti Industria risultati e riflessioni, confidando possano rappresentare occasioni di utili e proficui momenti di confronto per la realtà manageriale che rappresentiamo.
 
E’ doveroso da parte mia come membro della task force e Presidente della Commissione Sindacale esprimere un sincero apprezzamento e ringraziamento nei confronti di tutti i colleghi che hanno speso tempo, competenze e dedizione per mettersi al servizio dell’Associazione e dei suoi iscritti.
 
Grazie ai componenti della task force: 
  • Cristiana Bertolotti, Responsabile Servizio Sindacale 
  • Manuela Biti, Vice Presidente 
  • Franco Del Vecchio Coordinatore del Comitato di Redazione e Segretario CIDA Lombardia
  • Paolo Ferrario, Direttore 
  • Marino Mancini, Coordinatore  Gruppo “Mind the Gap”
  • Mino Schianchi, Vice Presidente, Presidente Coordinamento Nazionale Gruppi Pensionati Federmanager,
  • Paolo Vergani, Consigliere
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Questa indagine porta il contributo di oltre 500 manager in servizio iscritti ad ALDAI, quindi, come mostrano i grafici, i rappresentanti delle aziende (in genere medio-grandi) più internazionalizzate e nell’epicentro dell’epidemia.
  
Metà circa dei partecipanti ha età fra 51 e 60 anni, 20% di età inferiore, 14% le donne manager, 64% lavorano per aziende attive nell'import/export.

Il sondaggio, effettuato nella seconda metà di aprile, quindi verso la fine del lockdown, è stato volutamente impostato più sulle prospettive ed esigenze (aziendali e personali) del dopo-emergenza. Per quanto riguarda il periodo di chiusura forzata, si rileva come una parte rilevantissima (oltre il 60%) delle imprese abbia effettuato la transizione allo smart working con poca o nessuna difficoltà. Insomma, eravamo già pronti e quasi non lo sapevamo.
Pur se in misura minore rispetto ad analoghi sondaggi nazionali (cfr. link a Confindustria), anche i dirigenti e le aziende del milanese scontano duramente l’impatto della chiusura, il 31% riporta livelli di attività drasticamente ridotti rispetto alla normalità, con previsioni che rimangono comunque molto pessimistiche per il dopo-pandemia per il 14% degli intervistati.
Dall’analisi emerge inoltre che il fattore dominante nell’orientare i dirigenti a un maggiore o minore ottimismo rispetto al futuro non è tanto l’appartenenza a filiere cosiddette essenziali o il grado di internazionalizzazione quanto piuttosto le pure dimensioni aziendali, con il consueto allarme-liquidità tra le PMI, mentre risulta più bilanciato il rischio di perdere clienti e commesse.
 
E allora, come se ne esce, o almeno, come ci si prepara e che cosa si vorrebbe da tutti i tentativi di immaginare un New Deal post-pandemico?
I manager chiedono a gran voce di poter essere messi in condizione di lavorare efficacemente, pilotando i necessari investimenti in tecnologia e formazione senza essere bloccati da troppe pastoie burocratiche. Per quanto riguarda il finanziamento di questi ultimi, si auspica che i denari provengano da un sistema bancario più efficiente piuttosto che da un intervento pubblico diretto o indiretto, che mal si concilierebbe peraltro con la richiesta di semplificazione. E a giudicare da quanto si è visto in queste ultime settimane, dal contributo da 25mila euro all’approvvigionamento di mascherine, la P.A. italiana si è ancora una volta dimostrata non esattamente digitale ed efficiente.
Dal tentativo dei dirigenti di immaginare le linee di trasformazione delle aziende emergono poi due idee-guida nettamente dominanti: l’ampliamento e la sistematizzazione di tutto quanto riguarda lo “smart working”, in un’ottica di riduzione di rischi e costi, e la ricerca di maggiore resilienza e sostenibilità come fattore competitivo decisivo.
Resilienza e sostenibilità sono etichette molto ampie, persino ambigue e contraddittorie. Restando in una declinazione esclusivamente aziendale esse significano ad esempio maggiori dimensioni, organizzazioni a conoscenza diffusa, meccanismi di finanziamento sofisticati, insomma, un ambiente in cui le competenze manageriali diventano sempre più essenziali.
Certo, se a medio termine non mancano i segnali di ottimismo, tuttavia la trasformazione nell’immediato sarà difficile e dolorosa, come testimonia l’ampia percentuale di colleghi che temono di perdere il proprio posto di lavoro o in generale di subire un ridimensionamento retributivo.
Si nota però come questa preoccupazione sia più diffusa tra i “giovani” manager al di sotto dei 50 anni piuttosto che nelle fasce di età superiori. Volendo vedere la metà piena del bicchiere, possiamo senz’altro affermare che sono proprio i manager con più esperienza ad aver più voglia di rimboccarsi le maniche per ripartire.

Infine, in questo contesto, cosa si aspettano i dirigenti ALDAI dai loro rappresentanti? Anche in questo caso le risposte ricevute non si prestano a fumose interpretazioni.
I colleghi in servizio chiedono due semplici azioni, una vigorosa difesa presso associazioni e istituzioni per ribadire il valore dei manager in questa fase e la predisposizione di un intervento straordinario di tutela del reddito per tutti quelli che ne avranno bisogno nei difficili mesi a venire, complementariamente alle tutele contrattuali esistenti.

Detto in breve, un forte invito a essere un sindacato autorevole e ascoltato.

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