Hermann Buhl: in alto senza compromessi

La storia alpinistica di Hermann Buhl

Alberto Cantoni

Componente del Gruppo Cultura 
Non è sempre facile parlare di un personaggio, un alpinista austriaco (Innsbruck 1924 - Chogolisa 1957), che negli anni ’50 del XX secolo ha tracciato un modo di essere parte viva della magia delle montagne con tale singolarità da divenire, in quel mondo, un punto di riferimento indimenticabile. Le grandi imprese del primo Novecento sulle Alpi di personaggi come Comici, Cassin, Eckmair e altri maestri che avevano affrontato la verticalità della montagna alpina come una conquista, fatta di amore e di paura, della persona umana sulla natura senza utilizzare materiali avanzati a cui oggi siamo abituati e senza clamori mediatici, avevano aperto un nuovo paradigma dell’alpinismo internazionale.

Era giunto il momento, dopo la devastante esperienza della Seconda Guerra mondiale, di fare un passo in più con lo stesso amore e la stessa coscienza responsabile, un passo non solo verso l’ignoto, ma verso la ricerca del vero oltre la barriera, il muro della verticalità di tutte le montagne del mondo. Non per salire, ma per vivere l’avventura umana con una nuova coscienza di sé stessi, come umanità del secondo Novecento che ha voluto liberamente spaziare oltre i vincoli materiali verso un infinto fatto di sogni e di realtà mai raggiunte. Non a caso il 20 luglio del 1969 la spedizione Apollo 11 è giunta sulla Luna ed è diventata storia nuova, figlia di quella costante ricerca dell’essere che si stava sviluppando in ogni angolo nascosto della Terra perché la grandezza, per fortuna, non sempre genera clamore.

In alto senza compromessi è stata la storia alpinistica di Hermann Buhl e possiamo forse oggi dire che è stata differente dalla ricerca medica sulle malattie rare e dall’Apollo 11? Ogni persona traccia una propria strada e il tutto si ricongiunge non nell’oggetto della ricerca, ma nel valore che ne deriva. Dopo aver ripetuto, spesso in solitaria e con rinnovato impeto, le grandi vie aperte dagli alpinisti del passato, nel 1953 Buhl ebbe l’occasione di partecipare a una spedizione austro-tedesca sul Nanga Parbat (8.126 m.) nel Kashmir. Rimasto solo nel finale, e senza alcun mezzo tecnico, raggiunse la vetta per la prima volta nella storia umana a tali altezze percorrendo una via ignota in salita e in discesa per l’incrollabile volontà di vivere l’avventura dell’infinito spazio montano. Straordinario interprete dell’alpinismo tradizionale, ha trovato la morte nel 1957 durante una tempesta sul Chogolisa e dalle sue orme e con le sue orme hanno trovato storia, per citare alcuni dei più famosi, Bonatti, Mauri, Couzy, Desmaison e Messner. 

I fatti non avrebbero potuto accadere in modo differente, essendo Buhl al suo tempo forse il più grande e visionario alpinista del mondo, ma i fatti sono avvenuti non per caso e con successo. La vita e la ricerca dell’ignoto che appare oltre le barriere fisiche e spirituali che la natura e la vita umana ci pongono, oltre quello che di solito si chiama verticalità di un muro, non si possono e non si devono fermare. Senza lo spirito della ricerca, del nuovo che diventa conosciuto, non si può realizzare il destino dell’umanità tutta, come già Leopardi nell’Infinito ci aveva insegnato come oltre la barriera “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” esiste una vita reale che attende di essere compresa e partecipata. Su questa strada fatta di emozioni e di ragione l’umanità si è mossa in ambiti più svariati sempre stimolata da quello spirito di ricerca, di evoluzione continua, che fa dell’universo la nostra casa, del pensiero una ragione di essere, della scienza una missione e dell’avventura un modo esistenziale di realizzare la propria vita. 

Superare il muro che si interpone fra noi e l’ignoto non è quindi un atto di eccezionale coraggio possibile solo a persone eccelse, non è un fatto che diventa mito, ma è un fatto quotidiano che tutti noi siamo chiamati ad affrontare per la semplice ragione che vivi siamo e vivi dobbiamo procedere. Sembra strano a dirsi, ma anche la più monotona delle azioni che ci coinvolgono spesso senza darci gioia, se accettate e risolte con il dovuto spirito, sono un esempio della volontà umana di voler esistere nel reale e raggiungere qualcosa di vero oltre le barriere della costrizione fisica e mentale. Oltre il dramma del “muro invalicabile” che invalicabile potrebbe anche apparire, ma invalicabile di fatto non può essere.

SAVE THE DATE

L'incontro Hermann Buhl: in alto senza compromessi  si terrà 

mercoledì 3 aprile 2024 alle ore 17:30

in Sala Viscontea Sergio Zeme

Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it

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